Mercoledì 10 dicembre, nella giornata in cui ricorreva il settantasettesimo anniversario della Dichiarazione Universale dei Diritti Umani, anche a Varese è stata organizzata una fiaccolata per celebrare questa ricorrenza grazie alla sinergia tra varie associazioni. In molte hanno partecipato al corteo silenzioso partito da Piazza XX Settembre, patrocinato dai Comuni di Varese, Malnate e Lozza; il sindaco di quest’ultimo, Matteo Acchini, è intervenuto portando un saluto ai partecipanti. Erano presenti molte associazioni, tra cui Wake Up Varese, Actionaid, Filmstudio 90, il movimento RAV, Nepal nel cuore, Le donne in nero e altre ancora.



Nella piazza del ritrovo è stato creato un grande cartellone con tante caselle quanti sono gli articoli della Dichiarazione dei diritti umani e si è invitata la gente a riflettere: su ogni casella si potevano applicare dei biglietti con frasi che facessero pensare alla possibilità di godere dei diritti, oppure qualche testimonianza nel vederseli negare. C’è la consapevolezza di vivere in una parte di mondo dove ognuno di noi può beneficiare di diritti basilari, ma in altre zone, soprattutto in quelle di guerra, i diritti umani sono violati costantemente.

Un grande striscione con i colori dell’arcobaleno e la scritta “tutti i DIRITTI UMANI per tutti” era alla testa del corteo che ha attraversato le strade del centro illuminate per l’arrivo del Natale. In molti per strada si sono fermati a osservare la gente che passava con le fiaccole accese e in tanti fotografavano e filmavano sorridenti.

Dopo il primo tratto lungo Corso Aldo Moro, e parte di Corso Matteotti, ci si è fermati in Piazza del Garibaldino (Piazza del Podestà), dove un cantante di strada ha omaggiato il corteo con le note di Bella Ciao, che è stata cantata da tutti.

Si sono poi susseguiti gli interventi di alcuni rappresentanti delle associazioni partecipanti. Ha aperto la carrellata, Marilina Lucia Castiglioni di Sharazade, ricordando che ogni individuo dovrebbe godere dei diritti umani; nel mondo ci sono però tantissimi conflitti, come in Palestina, Congo e Sudan. A seguire Ester De Tomasi dell’ANPI provinciale di Varese ha ricordato l’importanza dell’articolo 3 della nostra Costituzione, secondo il quale tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono eguali davanti alla legge. Questo dovrebbe farci pensare soprattutto ai bambini e alla differenza che esiste tra i nostri, ben curati e con una vita privilegiata e i bambini disperati che vivono in territori di guerra.
Ghassan Skaini, attivista libanese di Sharazade, si è augurato che ognuno di noi possa essere migliore sempre e non solo in vista del Natale e ha esortato tutti a rimanere umani, adottando stili di vita consapevoli e non discriminatori.
Mauro Sarasso dell’associazione Italia Birmania ha ricordato la situazione del Myanmar (Birmania), troppo spesso dimenticata, che dal colpo di stato del 2021 vive una guerra civile sanguinaria e violenta.
Marco Zangirolami di Mediterranea Varese è intervenuto ricordando che nel nostro Mar Mediterraneo muoiono ogni anno migliaia di persone in cerca di una vita migliore. I loro diritti umani vengono violati consapevolmente da governi che decidono di adottare politiche di respingimenti, sapendo che le persone subiscono ricatti, torture e maltrattamenti nei centri di detenzione in Libia. Le ONG vengono denunciate o indagate perché aiutano chi tenta il viaggio disperato in mare. Marco ha rammentato che la fiaccolata simboleggia il desiderio di protestare contro tutto questo, continuando a lottare e a salvare vite.
È intervenuto anche Thierry Dieng del Movimento Ubuntu, citando l’articolo 1 della Dichiarazione dei Diritti Umani: tutti gli esseri umani nascono liberi ed eguali in dignità e diritti. Essi sono dotati di ragione e di coscienza e devono agire gli uni verso gli altri in spirito di fratellanza. Ha voluto sottolineare come sia proprio della mente delle persone che si debba eliminare il concetto di guerra e costruire invece un concetto di pace.
Un altro importante articolo della Dichiarazione dei Diritti umani citato è l’articolo 25, che sancisce il diritto di ogni individuo a un tenore di vita sufficiente a garantire salute e benessere per sé e la propria famiglia, includendo cibo, vestiario, alloggio, cure mediche e servizi sociali, oltre alla sicurezza in caso di disoccupazione, malattia, invalidità o vecchiaia.
Francesca del Collettivo Da Varese a Gaza ha sottolineato come questo diritto sia violato costantemente in Palestina e anche in Libano; nonostante la cosiddetta tregua, il governo israeliano sta conducendo una politica di colonizzazione della Cisgiordania con esproprio illegale delle abitazioni e delle terre dei palestinesi e con ruspe e bulldozer rade al suolo quel poco che è rimasto delle abitazioni nella Striscia di Gaza per impedire il rientro degli sfollati.
Inoltre il diritto alla casa non viene violato solo nei territori di guerra, ma anche nelle nostre città occidentali; dietro a un senza tetto c’è una storia di dolore e disperazione, alla quale dovremmo prestare attenzione
Vittorio La Rocca di Emergency Varese, ricordando che da 30 anni Emergency si occupa di salvare vite umane e di promuovere pace e rispetto dei diritti nelle zone di guerra del mondo, ha voluto portare una riflessione citando “Giotto da Bondone”, un celebre monologo di Giorgio Gaber del 1974, con il messaggio che l’uomo capisce tutto, tranne le cose più semplici. Così noi oggi: davanti a tutto quello che succede nel mondo, cosa c’è da capire? Si deve solo agire per cercare di portare un contributo a sostegno dei più deboli, ognuno con quello che può.
Infine Michela Mazzucchi del Collettivo Da Varese a Gaza e di Operazione Colomba ha chiesto ai manifestanti di pensare a un diritto umano per loro irrinunciabile. Qualcuno ha risposto la salute, qualcun altro la libertà di espressione, l’istruzione, l’uguaglianza, l’alimentazione, la possibilità di muoversi liberamente. Tutti questi diritti per noi irrinunciabili sono del tutto inesistenti in teatri di guerra sparsi nel mondo. E poiché siamo fortunati a poter godere di questi diritti, non dobbiamo darli per scontati ed essere coscienti del fatto che siamo una piccola parte di popolazione privilegiata. Proprio per questo motivo dobbiamo scegliere da che parte stare e mettere le nostre possibilità al servizio di coloro che questi diritti non li hanno. Ha invitato quindi a partecipare alle prossime iniziative e a continuare a resistere.
Il saluto di chiusura è stato offerto dal cantante che si trovava in Piazza del Garibaldino con le parole di una canzone dei Nomadi intitolata I ragazzi dell’Olivo, dedicata ai ragazzi palestinesi.
Foto di Federica Guglielmi










