L’International Rescue Committee ha diffuso l’elenco delle 20 nazioni che nell’imminente anno nuovo sono maggiormente esposte agli effetti delle crisi umanitarie. Il report per il 2026 è il più allarmante nella storia della rilevazione elaborata a cura dell’ente erede dell’International Relief Association fondata nel 1933 per iniziativa di Albert Einstein.

Il “Nuovo Disordine Mondiale” e il crollo degli aiuti globali spingono le crisi umanitarie a livelli mai visti

  • Sudan, Territori Palestinese Occupati e Sud Sudan in cima alla previsione annuale delle crisi umanitarie dell’IRC per il 2026
  • Libano, Haiti paesi da osservare nel 2026, mentre i rischi aumentano in paesi come la Colombia
  • La Watchlist di quest’anno diffonde l’avvertimento più forte di sempre: i civili nei paesi elencati sono in prima linea in un ordine internazionale in disfacimento ed è necessaria un’azione globale per invertire la rotta.

New York, NY-USA / 16 dicembre 2025 – L’International Rescue Committee (IRC) ha pubblicato oggi la propria Emergency Watchlist annuale, identificando i 20 paesi a maggior rischio di peggioramento delle crisi umanitarie nel 2026. I principali paesi nella lista di quest’anno – Sudan, Territori Palestinesi Occupati e Sud Sudan – offrono esempi chiari dell’impatto devastante di ciò che l’IRC chiama Nuovo Disordine Mondiale.

La Watchlist di quest’anno individua una pericolosa divergenza: mentre le crisi sono in aumento, il supporto diminuisce.

Ospitando solo il 12% della popolazione globale, i paesi monitorati nella Watchlist rappresentano l’89% di coloro che hanno bisogno di assistenza umanitaria e si prevede che entro il 2029 ospiteranno più della metà dei poveri estremi del mondo.

117 milioni di persone sono sfollate forzatamente; quasi 40 milioni affrontano una fame così grave che è necessaria un’azione urgente per salvare vite.

Mentre le crisi crescono, i finanziamenti umanitari globali sono diminuiti del 50%. Ciò che rimane è un sistema umanitario sotto-finanziato, indebolito e impreparato ad affrontare crisi umanitarie senza precedenti nel 2026.

Tale Nuovo Disordine Mondiale sta sostituendo il sistema internazionale post-seconda guerra mondiale fondato su regole e diritti. Definito da rivalità geopolitiche in intensificazione, alleanze mutevoli e accordi transazionali, questo disordine sta provocando un’ondata di crisi e indebolendo il supporto globale per i più vulnerabili del mondo.

La cooperazione globale si sta sgretolando; insieme ai tagli massicci agli aiuti, il Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite ha visto un aumento dei veti, rallentando le risposte alle atrocità in Sudan, Siria e Territorio Palestinese Occupato.

Il conflitto è sempre più usato come strumento di potere e profitto. In Sudan, le parti in guerra e i loro sostenitori traggono profitto dal commercio dell’oro, intensificando la violenza e devastando i civili.

Nel frattempo, l’impunità è consentita su larga scala. Il 2025 è destinato a essere l’anno più mortale per gli operatori umanitari. Gli attacchi alle scuole sono aumentati di quasi il 50% e a Gaza ospedali, rifugi e infrastrutture essenziali sono stati bombardati o tagliati fuori dagli aiuti.

Questo disordine emergente non sta solo destabilizzando, sta anche incentivando e rafforzando le tendenze che devastano i paesi monitorati nella Watchlist.

E la Watchlist IRC di quest’anno è un monito: ciò che è iniziato a svilupparsi in queste nazioni maggiormente colpite da tale crisi umanitaria non resterà confinato in queste aree…

Il presidente e CEO dell’IRC, David Miliband ha dichiarato:

Ciò che l’IRC vede sul campo non è un tragico incidente. Il mondo non sta semplicemente fallendo nel rispondere alle crisi; azioni e parole le producono, le prolungano e le premiano.

La portata della crisi in Sudan, al primo posto nella Watchlist di quest’anno per il terzo anno consecutivo e ora la più grande crisi umanitaria mai registrata, è una ‘cifra’ di questo disordine.

La Watchlist di quest’anno è una testimonianza di miseria ma anche un avvertimento: senza un’azione urgente da parte di chi ha il potere di fare la differenza, il 2026 rischia di diventare l’anno più pericoloso di sempre.

I civili dei paesi monitorati nella Watchlist 2026 oggi ne stanno pagando il prezzo. L’IRC è al loro fianco per fornire soluzioni pratiche che salvano vite e restituiscono speranza. Ma il Nuovo Disordine Mondiale è qui e i suoi venti si stanno propagando ovunque. Il disordine genera disordine. La questione adesso è se rispondere con lungimiranza, e reagire nella prospettiva di rinnovare gli impegni, oppure arrendersi.

Nonostante queste tendenze devastanti, l’IRC insiste che le soluzioni esistono e stanno già dimostrando la loro efficacia. In Sudan, Etiopia e Sud Sudan, l’IRC fornisce servizi di immunizzazione salvavita in aree altrimenti inaccessibili a causa del conflitto. In Somalia e Nigeria, l’IRC e i suoi partner anticipano i bisogni legati a minacce climatiche prevedibili e crescenti.

La Watchlist IRC delinea un’agenda chiara per rispondere alle crisi odierne e creare un sistema globale più giusto.

Le sue raccomandazioni includono:

  •  Rivitalizzare la diplomazia. Per risolvere conflitti alimentati da economie di guerra, tutte le iniziative diplomatiche devono includere un’analisi di chi trae profitto dalla violenza e interrompere queste reti illecite con sanzioni mirate, anti-riciclaggio e altri canali. Gli stati membri dell’ONU devono autorizzare l’ONU ad affrontare collettivamente le sfide globali, come primo passo sostenendo la sospensione del potere di veto del Consiglio di Sicurezza nei casi di atrocità di massa.
  • Proteggere i civili e combattere l’impunità. Gli stati devono adottare misure pratiche, individualmente e collettivamente, per promuovere il diritto internazionale, anche sospendendo la vendita di armi quando si verificano violazioni o c’è rischio che avvengano. Tutti gli stati dovrebbero supportare i meccanismi di responsabilità dell’ONU, come le Commissioni d’Inchiesta, raccogliendo prove da condividere in sedi come il Consiglio di Sicurezza. L’accesso umanitario dovrebbe essere trattato come priorità non negoziabile nelle negoziazioni di conflitto, impedendo che venga usato come merce di scambio. I governi devono rinnovare il loro impegno alla Convenzione sui Rifugiati del 1951, difendendo il diritto di asilo ed espandendo percorsi sicuri e legali, soprattutto considerando che il 70% degli sfollati da crisi è già ospitato da paesi a basso e medio reddito.
  • Rivolgersi a chi ha più bisogno, e farlo meglio. Poiché la riduzione del sostegno smantella la cooperazione su obiettivi condivisi, il sistema di aiuti deve adattarsi. Ciò significa passare da un modello di risorse limitate e scarsamente distribuite a un approccio più sostenibile, basato su una base di donatori più ampia e su un’attenzione mirata agli interventi più incisivi e alle maggiori esigenze. Almeno il 60% dell’Assistenza Pubblica allo Sviluppo (Official Development Assistance – ODA) dovrebbe andare a stati fragili e colpiti da conflitto, con il 30% dedicato specificamente ai paesi della Watchlist. Gli aiuti in denaro, i percorsi semplificati per il trattamento della malnutrizione, le vaccinazioni e le misure di anticipazione dei rischi climatici sono strumenti efficaci, a basso costo e in grado di produrre cambiamenti profondi. I finanziamenti per l’adattamento climatico dovrebbero seguire i bisogni, concentrandosi sempre più sugli stati fragili e colpiti da conflitto. La base dei donatori per gli aiuti globali deve espandersi: BRICS e paesi del Golfo dovrebbero rafforzare il loro ruolo sempre più importante. E istituzioni come la Banca Mondiale devono finanziare direttamente attori locali e della società civile, meglio equipaggiati per fornire servizi in condizioni di conflitto.

Emergency Watchlist 2026 

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