Ogni femminicidio lascia un vuoto. Non solo negli affetti, ma nello spazio pubblico, nella coscienza collettiva, nella società che osserva, commenta, si indigna, ma poi spesso dimentica.
Per provare a contrastare questa rimozione, la sezione ANPI collinare Aedo Violante porta avanti da tempo l’iniziativa Il Posto Occupato: una sedia lasciata vuota, presente in ogni assemblea, manifestazione o incontro pubblico. È il posto che sarebbe spettato a una donna che non può più sedere accanto a noi, perché uccisa da un uomo, spesso il marito, il fidanzato, un familiare o un conoscente. Quel posto vuoto non è un semplice simbolo, ma un atto di responsabilità. Ricorda che ogni donna aveva una vita, dei progetti, dei sogni, e che la sua assenza pesa.
Secondo i dati più recenti del Ministero dell’Interno, nel 2024 in Italia sono state uccise oltre cento donne. Nella grande maggioranza dei casi l’autore è un uomo conosciuto. La violenza non è destino e non è fatalità. È un sistema che continua a trovare spazio, linguaggi, giustificazioni e silenzi.
Quest’anno, nell’ambito della rassegna Memoria Attiva, l’ANPI insieme all’associazione IoCiSto ha scelto di accompagnare il gesto del Posto Occupato con un momento di approfondimento e testimonianza, presentando il libro di Lella Palladino Non è un destino. L’autrice, da anni impegnata nella costruzione e nel rafforzamento dei Centri Antiviolenza in Campania, ha condiviso storie che attraversano paura, dolore, ma anche ricostruzione e libertà. Racconti che dimostrano quanto sia urgente garantire alle donne strumenti, luoghi sicuri e reti territoriali capaci di sostenerle.
Dalle parole dell’autrice emerge un punto essenziale: la protezione delle donne non può essere affidata solo al coraggio individuale, ma deve diventare un diritto garantito. La violenza si combatte anche prima che accada, riconoscendone i segnali, contrastando gli stereotipi, educando al rispetto, al limite e al consenso.
L’impegno quindi non può esaurirsi in una giornata. La lotta alla violenza sulle donne è un percorso quotidiano, che parte dal contrasto a ogni forma di patriarcato, anche quelle più sottili e normalizzate. È un lavoro di educazione, responsabilità sociale, vicinanza alle realtà che operano sul territorio, costruzione di una cultura libera dalla prevaricazione e dalla paura.
Come nella Resistenza, è una questione di libertà, dignità e responsabilità collettiva.
Alle donne che non ci sono più.
A quelle che resistono, denunciano e ricominciano.
A chi ogni giorno le accompagna.
Il posto vuoto continuerà a ricordarcelo.










