A cura di Ahmed Alnaouq Pam Bailey
Prefazione di Cecilia Strada,
Pubblicato da Nutrimenti
Maggio 2025

Diteglielo,
siamo più che numeri
più che echi silenziosi
in un registro dei morti,
siamo famiglie
intrecciate nell’amore,
amici,
viviamo all’ombra
delle nostre speranze
legati dai sogni.

Huda Skaik

“Questo libro va letto. Racconti brevi o brevissimi con un potere straordinario: squarciare il velo di bugie, ignoranza e preconcetti per farci vedere che cosa c’è davvero dietro i titoli di giornale quando recitano venti, trenta, centocinquanta morti.

“Centocinquanta morti” raccontata così non è una strage, è solo una cifra… invece sono persone: e questa è la prima cosa che fa questo libro, ci mette davanti le persone.

Questo libro ci apre la porta di giovani donne e uomini che vivono una brutale occupazione, un regime di apartheid, un passato e un presente di guerra.

Quattro autori di questo libro erano già stati ammazzati nel momento in cui si rivedeva il testo. Uno ha perso ventun membri della sua famiglia in un solo attacco.

In un racconto compare un ospedale che non esiste più, dopo le bombe dell’ultimo anno: è un libro che cambia tra le mani mentre lo leggi, perché il massacro della Palestina continua” (dalla prefazione di Cecilia Strada).

Il progetto WANN, We are not numbers , è nato nel 2015 dalla collaborazione e amicizia tra Ahmed Alnaouq e Pam Bailey.

Pam Bailey è una giornalista e attivista statunitense. Per tre anni, dal 2009 al 2012, quando è stata espulsa da Israele, ha vissuto a Gaza, dove ha incontrato il giovane Ahmed.

Ahmed Alnaouq è cresciuto a Deir Al-Balah. Era profondamente legato alla sua famiglia e soprattutto al fratello maggiore Ayman, ucciso con altri amici da un missile israeliano nel 2014. Grazie all’amicizia con Pam e alla sua capacità di ascolto, Ahmed ha  riversato  il suo dolore in un racconto dedicato al fratello. In seguito ha potuto lasciare la sua terra, nella quale non può far ritorno e dove ha perso molti altri famigliari.

Il progetto di scrittura  per lenire e cercare di superare i propri traumi è stato esteso a tanti altri giovani  palestinesi. Così è nata l’idea di We are not numbers, coinvolgendo lo stesso Ahmed, che ne è diventato direttore, e grazie anche alla collaborazione con Ramy Abdu, palestinese difensore dei diritti umani, fondatore dell’Euro-Mediterranean Human Rights Monitor.

Tra i primi collaboratori c’era Refaat Alareer, amato professore di inglese, nel ruolo di consulente e mentore dei giovani che hanno risposto all’appello di WANN. Alareer era uno dei leader di una giovane generazione di scrittori di Gaza che hanno scelto di scrivere in inglese per raccontare le loro storie. È stato deliberatamente ucciso con la sua famiglia da un raid israeliano nel dicembre 2023.

Se io devo morire,
tu devi vivere
per raccontare la mia storia…
Che porti speranza
che diventi un racconto

 Refaat Alareer

Molti altri mentori, autori, insegnanti, giornalisti  hanno aiutato i ragazzi, instaurando con loro  un rapporto di affetto e  amicizia.

Gli autori delle narrazioni pubblicate in questo libro sono solo alcuni delle migliaia di ragazzi e ragazze di Gaza tra i diciotto e i ventinove anni che hanno riversato nella scrittura le esperienze vissute, la paura, la rabbia, la tristezza e la disperazione, ma anche speranze e sogni.

Colpiscono in queste pagine l’amore per lo studio e la lettura , le amicizie e gli affetti familiari, pur colpiti da continui lutti, l’amore per la propria terra, la resilienza alle limitazioni, alle distruzioni e alla mancanza di opportunità, la solidarietà e l’aiuto reciproco, le passioni per la musica, l’arte e lo sport.

Gli autori scrivono di tutto, dalla morte, alla perdita della casa e alla mancanza di elettricità, fino ai piaceri grandi e piccoli come i raduni in riva al mare, il volo degli aquiloni, la nascita di un  bambino… 

I capitoli del libro sono suddivisi in dieci anni, dal 2015 alla fine del 2024, in cui si sono susseguiti molti tragici eventi. Nell’operazione Protective Edge, tra luglio e agosto del 2014  la Striscia di Gaza subì pesanti bombardamenti in cui furono uccisi più di 2.100 palestinesi, tra i quali 500 bambini. La Grande marcia del ritorno nel 2018,  storica protesta nonviolenta per reclamare il diritto dei rifugiati a tornare nella propria terra,  costò la perdita di molte vite umane a causa della violenta repressione israeliana.

I titoli dei racconti sono eloquenti:

– Ayman, per il mondo un numero, per me mio fratello e il mio migliore amico

– Ode al mio tetto, la linea sottile tra la vita e la morte

– Un fiore cresce tra le macerie

– Un’esplosione di tipo diverso: Gaza a colori

– Il sogno semplice di un amante dei libri

– Amici per sempre…o così credevamo

– Incubo

– L’amore in mezzo al caos

– Laurea interrotta

– Il massacro della farina…

Alla fine di ogni racconto il libro riporta gli aggiornamenti sulla situazione attuale dei giovani autori.

Di seguito alcuni incipit.

Salsabeel Zeineddin, seguita da Mimi Kirk -2016

“Di notte, quando manca la corrente nella mia casa di Gaza, io e la mia famiglia ci sediamo in salotto alla luce delle candele e delle lampade a gas… per passare il tempo parliamo fino all’ora di andare a letto.

Sebbene sia fastidioso non avere l’elettricità, mi piacciono quei momenti in cui mia madre e mio padre ci raccontano storie del passato.

In quelle occasioni, tuttavia, mio padre non parla mai delle sofferenze che ha patito in una prigione israeliana, e io so che l’hanno torturato. Ci narra invece dei libri che leggeva e ci mostra le poesie che scriveva…”

Zahra Shaikhah, seguita da Mari Simkins -2018

In quello che è diventato come il Venerdì degli pneumatici in fiamme, avevo programmato di andare a correre in spiaggia per ridurre un po’ lo stress.

Non immaginavo che il destino avesse in serbo qualcos’altro per me: tentare di schivare i proiettili israeliani durante la Grande marcia del ritorno di Gaza…”

Rahel Shakshak , seguito da Palm Bailey -2019

“Jehad Shedada è colui che ha ricevuto più voti a Gazavision, il concorso canoro organizzato da Wann.  Sta per laurearsi in ingegneria biomedica ed è uno dei migliori studenti del suo corso, ma Jehad ama anche la musica . Ha sempre saputo di avere una bella voce…”

Eman Ashraf, seguita da Kevin Haddock 2, 2022

“Che cos’è casa? Un luogo dove un muro può esplodere, un tavolo volare e roteare, il vetro frantumarsi più velocemente di un battito di ciglia?

Le ore in cui i rinfreschi e le conversazioni scorrono come spot pubblicitari in una serie televisiva intitolata Guerra?…”

L’ultimo capitolo si ferma al 2024, con alcune testimonianze del precipitare della situazione. I workshop di formazione, gli incontri e i corsi di inglese non sono più possibili, molti giovani palestinesi sono riusciti a fuggire e si sono rifugiati all’estero, altri resistono e continuano a testimoniare come possono.

WANN promuove le storie pubblicate attraverso la sua piattaforma basata sul web, i social media e una newsletter, con l’obiettivo di collegare le parole degli scrittori con il più ampio pubblico globale possibile.

“Da quando viviamo sotto attacco pubblichiamo tre volte più storie di prima”, afferma  Alnaouq. “Gran parte degli autori e delle autrici del progetto hanno perso la casa, non hanno più un portatile, né elettricità o Internet, ma continuano a scrivere le loro storie sui telefoni, aspettano che torni la connessione e poi ce le inviano. Ogni mese pubblichiamo una quarantina di storie”.

Non è possibile purtroppo  prevedere il futuro prossimo di Gaza e di un’intera generazione che ha subito traumi, lutti  e sofferenze insieme alla perdita del diritto all’istruzione.

I nostri martiri giacciono sottoterra
Con le loro storie non raccontate
Con le loro vite interrotte
I loro spiriti che illuminano il nostro cammino
Spingendoci ad andare avanti
…Li vendicheremo
Con la nostra voce
Con inchiostro e penna
Con le nostre preghiere. 

Huda Skaik 

Dal sito web

https://wearenotnumbers.org

/Home – We Are Not Numbers

“Non esistono davvero i ‘senza voce’. Ci sono solo quelli deliberatamente messi a tacere, o quelli che non vengono ascoltati”.

Arundhati Roy