Il 18 novembre 2025 una delle più importanti Ong europee per la difesa dei diritti umani, l’ECCHR / European Center for Constitutional and Human Rights, ha presentato in Francia una denuncia penale contro TotalEnergies per complicità in crimini di guerra, tortura e sparizioni forzate.
ReCommon chiede: «Se SACE sapeva… adesso rischia un’incriminazione?».
La multinazionale del petrolio e del gas è accusata di aver finanziato direttamente e sostenuto materialmente la Joint Task Force, composta dalle forze armate mozambicane, che tra luglio e settembre 2021 avrebbe arrestato, torturato e ucciso decine di civili nel sito di estrazione del gas di TotalEnergies denominato Mozambique LNG.
Il progetto vede un considerevole coinvolgimento italiano, dal momento che l’agenzia di credito all’esportazione SACE dovrebbe rilasciare una garanzia di 950 milioni di euro, con cui coprire i prestiti per le operazioni di Saipem, tra cui quello di Cassa Depositi e Prestiti (CDP) del valore di 650 milioni di euro.
Il supporto finanziario di SACE e CDP in Mozambique LNG era stato confermato dal governo nella risposta all’interpellanza urgente sulla questione presentata dall’onorevole Angelo Bonelli lo scorso 24 gennaio.
Sulla base della risposta del governo, già a gennaio 2024 SACE aveva giudicato favorevolmente l’emissione di una garanzia sui prestiti, senza aver svolto ulteriori valutazioni di natura ambientale e, soprattutto, sociale, dopo quelle di giugno 2017.
SACE ha già supportato finanziariamente un altro progetto in Mozambico, con una garanzia di 700 milioni di euro: si tratta di Coral South FLNG, progetto offshore di ENI, la multinazionale energetica occidentale più attiva in Mozambico insieme proprio a TotalEnergies.
Sul sito di Mozambique LNG dovrebbe sorgere anche l’impianto Rovuma LNG di ExxonMobil ed ENI.
La denuncia nei confronti della multinazionale transalpina è stata presentata al Procuratore nazionale antiterrorismo francese (PNAT), che ha anche il mandato di indagare sui crimini internazionali.
La denuncia arriva proprio mentre TotalEnergies ha appena annunciato la revoca della forza maggiore dichiarata nell’aprile 2021 per Mozambique LNG, nonostante il persistere del conflitto, l’intensificarsi degli attacchi e una grave crisi umanitaria.
Il riavvio definitivo del progetto dipende tuttavia dall’accordo con il governo mozambicano sulla copertura dei costi aggiuntivi del progetto, pari a 4,5 miliardi di dollari.
La denuncia verte sul cosiddetto massacro dei container, avvenuto nel 2021 sul perimetro del sito che ospiterebbe l’infrastruttura. Queste accuse sono state riportate per la prima volta dal quotidiano Politico nel settembre 2024. Come segnalato anche nell’inchiesta curata dal giornalista indipendente Alex Perry e, successivamente, da Le Monde e Source Material, proprio grazie a una richiesta di accesso agli atti inoltrata da ReCommon a CDP, si è appreso che TotalEnergies avesse tutti gli elementi a disposizione per essere a conoscenza degli abusi commessi dai militari mozambicani già prima dell’estate del 2021.
A seguito di un attacco alla città di Palma da parte del gruppo armato Ahl al-Sunnah wa al Jamma’ah che era avvenuto tra marzo e aprile 2021, da luglio a settembre dello stesso anno l’esercito mozambicano – compresi i membri della Joint Task Force sostenuta da TotalEnergies – avrebbe arbitrariamente detenuto decine di civili in container metallici situati all’ingresso dello stabilimento di Mozambique LNG.
I civili in fuga dai propri villaggi sono stati intercettati dall’esercito. Secondo le accuse riportate, sono stati catturati, imprigionati, torturati, sottoposti a sparizioni forzate e alcuni giustiziati. Nel settembre 2021, gli ultimi 26 di loro sono stati rilasciati.
La Joint Task Force era stata formata – con un memorandum del 2020 tra la filiale mozambicana di TotalEnergies e il governo mozambicano – come unità di sicurezza dedicata alla protezione delle operazioni del progetto Mozambique LNG.
«TotalEnergies sapeva che le forze armate mozambicane erano state accusate di sistematiche violazioni dei diritti umani, ma ha continuato a sostenerle con l’unico obiettivo di proteggere i propri impianti», ha dichiarato Clara Gonzales dell’ECCHR.
«I documenti che abbiamo ottenuto riguardanti questa vicenda ci portano a pensare che SACE e CDP sapessero della criticità della situazione, ma hanno preferito rimanere tra gli sponsor finaziari del progetto, aggravando così la loro posizione – ha affermato Simone Ogno di ReCommon – Riteniamo che, qualora TotalEnergies dovesse essere perseguita penalmente, anche le due istituzioni finanziarie pubbliche rischino concretamente un’incriminazione, e chiediamo che le forze politiche si attivino per fare luce sulla vicenda e che il supporto finanziario venga sospeso».










