Seguendo le orme della destra “postfascista” italiana, anche la MAGA e i “broligarchi Usa” stanno cercando di appropriarsi del capolavoro di Tolkien. Musk invece sostiene che la “guerra civile” inglese è inevitabile e butta olio sul fuoco.
di Leonardo Bianchi (*)
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Gli uomini duri di Gondor
Nel poco tempo libero che gli rimane tra la gestione delle sue aziende e lo shitposting su X, Elon Musk riesce comunque a portare avanti le sue due più grandi passioni: millantare di essere fortissimo ai videogiochi; e ficcare il naso nella politica europea, con una particolare predilezione per quella del Regno Unito.
Il proprietario di Tesla è fermamente convinto che il paese sia prossimo alla guerra civile e sta facendo di tutto per alimentare le tensioni.
Nell’estate del 2024 aveva gettato benzina sul fuoco delle rivolte razziste che hanno scosso il paese, trasformando X nel principale snodo globale di teorie del complotto e bufale sul tema.
Qualche mese dopo aveva pubblicato centinaia di post sulle cosiddette “grooming gangs” – un caso di abusi sessuali sistematici avvenuto oltre dieci anni fa, rispolverato dall’estrema destra britannica in chiave xenofoba e anti-laburista.
Musk aveva pure falsamente accusato il primo ministro Keir Starmer, che all’epoca era il procuratore generale del Crown Prosecution Service (CPS), di aver insabbiato gli stupri e dunque coperto la rete criminale.

Secondo il Financial Times, l’uomo più ricco del mondo non si limita ad alimentare il caos disinformativo: vuole proprio buttare giù il governo e metterci qualcuno di suo gradimento.
Anzitutto, lo vuole fare per motivazioni affaristiche. Nel 2023 è stato approvato l’Online Safety Act, una legge che obbliga le piattaforme a un maggior controllo sui contenuti problematici o che possono promuovere autolesionismo e disturbi alimentari, specialmente presso i minori.
Chi non si adegua rischia una multa pari al 10 per cento del fatturato globale. E per Musk è chiaramente meglio avere un esecutivo amico, che ignora la totale assenza di moderazione su X.
Poi ci sono le motivazioni ideologiche: il magnate vorrebbe rimpiazzare Starmer con qualche figura di estrema destra a lui fedele. Fino a qualche tempo sembrava essersi orientato su Nigel Farage, il leader di Reform UK; ma a un certo punto ha cambiato idea, bollando come un politico “inadeguato”.
Da quel momento l’imprenditore ha scelto l’agitatore e influencer estremista Tommy Robinson, pseudonimo di Stephen Yaxley-Lennon, che è stato a capo del gruppo islamofobo e neofascista English Defense League.
Musk ha ripristinato il suo account su X, ha ripubblicato più volte i suoi post, gli ha garantito una spinta algoritmica e – stando allo stesso Robinson – gli sta persino pagando le spese legali in un procedimento in cui è indagato per violazione delle leggi antiterrorismo.
Nel settembre del 2025 Musk ha partecipato in videocollegamento alla manifestazione “Unite the Kingdom”, organizzata da Robinson e altre figure dell’estrema destra britannica. In quell’occasione ha pronunciato parole davvero incendiarie, chiedendo lo “scioglimento del parlamento” e incitando la folla di centomila persone a “combattere o morire”.
Qualche giorno fa è tornato a battere sul tasto della “guerra civile” con un post apposito su X, in cui compare un bizzarro paragone con Il Signore degli Anelli.
Per Musk, se gli inglesi vogliono salvare l’Inghilterra (cioè la Contea abitata dagli Hobbit) allora devono assolutamente allearsi con “gli uomini duri di Gondor [il regno degli Uomini della Terra di mezzo]”, ossia gli estremisti di destra come Tommy Robinson.
Campi Hobbit
Tralasciando le forzature e le imprecisioni – nella trilogia Gondor è un regno caduto in disgrazia, mentre i suoi “uomini duri” sono descritti come dei codardi e dei traditori – è significativo che Musk abbia tirato in ballo l’opera di J. R. R. Tolkien.
La destra MAGA e i broligarchi stanno infatti cercando di appropriarsene in modo sfacciato, piegandolo alla propria ideologia.
È un’operazione che in Italia conosciamo molto bene, visto che la destra postfascista ha cominciato a farlo già negli anni Settanta.
Come hanno ricostruito Lucio Del Corso e Paolo Pecere nel saggio L’anello che non tiene, tutto nasce nel 1970 con la lunga prefazione alla prima edizione italiana scritta dall’intellettuale Elémire Zolla: secondo lui, il romanzo andava intenso come un inno alla tradizione, alla cristianità e alla purezza.
In quegli stessi anni la destra giovanile attraversava una profonda crisi d’identità.
I militanti del Fronte della Gioventù si sentivano sempre più distanti dal Movimento Sociale Italiano, sia politicamente che a livello culturale.
Mentre a sinistra c’erano stati il Sessantotto, l’esplosione dei movimenti, la controcultura, le radio libere e un grande fermento in tutti i campi, a destra vigeva ancora un’atmosfera funerea legata alla tradizionale iconografia del fascismo storico.
Per svecchiare quell’immaginario, la gioventù postfascista si mise alla ricerca di spunti al di fuori dell’area missina.

Da un lato presero così spunto dalla Nouvelle Droite francese del filosofo Alain de Benoist, adottando la sua postura antimodernista, nazionalista e differenzialista. Dall’altro, per l’appunto, videro nel mondo immaginato da Tolkien l’esaltazione della tradizione e l’apologia di una sorta di fascismo primigenio.
Nel 1977 venne dunque organizzato il primo “Campo Hobbit”, che era la risposta di destra al festival del proletariato giovanile che si era tenuto a Parco Lambro a Milano nel 1976.
Da lì in poi nacquero band musicali – su tutte La Compagnia dell’Anello – mentre Tolkien venne glorificato in riviste come La voce della fogna ed entrò in pianta stabile nel pantheon simbolico dell’estrema destra italiana.
Intere generazioni di militanti postfascisti crebbero col mito del Signore degli Anelli come testo fascisteggiante – tra cui, ovviamente, Giorgia Meloni.
L’attuale Presidente del Consiglio è sempre stata un’appassionata di fantasy: alla fine degli anni Novanta usava come nickname su Internet “Draghetta Khy-Ry”, e anche quando è maturata politicamente non ha mai abbandonato i riferimenti a Tolkien.
In un’intervista del 2002, ad esempio, aveva dichiarato che “la nostra bibbia è Il Signore degli Anelli.” Nel 2008, quando era ministra della gioventù, si era fatta fotografare di fianco alla statua di Gandalf. E la notte del 25 settembre 2022, a vittoria ormai certa, la sorella Arianna le aveva dedicato un post infarcito di citazioni tolkeniane.
Make Tolkien Great Again
Il grande paradosso è che Tolkien non sarebbe stato contento di queste attenzioni politiche da parte della destra, poiché non era certo tacciabile di simpatie per i regimi totalitari e i loro eredi.
Pur essendo un cristiano conservatore, si era schierato a più riprese contro l’apartheid e il nazifascismo. In più ripudiava il militarismo, avendo visto in prima persona gli orrori della Prima Guerra Mondiale.
Tra l’altro, lo scrittore britannico non ha mai voluto imprimere un esplicito significato politico al Signore degli Anelli; e anzi, ha sempre rifiutato la lettura del romanzo come allegoria della Seconda guerra mondiale o di altri eventi storici.
Nonostante ciò, hanno sottolineato Pecere e Dal Corso, in Italia si è cercato di “conciliare la destra – o meglio il neofascismo – con l’opera di uno scrittore che le bombe nazifasciste le aveva viste cadere sulla propria testa”.
Ora, per l’appunto, il tentativo sta avvenendo su scala ben più ampia.

Musk non è infatti l’unico broligarca in fissa con Il Signore degli Anelli, né tanto meno quello più accanito.
Peter Thiel, il magnate della corrente reazionaria della Silicon Valley, ha detto di aver letto “almeno dieci volte” la trilogia e ha ribattezzato le sue aziende con i nomi di alcuni oggetti magici – come Palantir, una pietra veggente elfica, o Anduril, la spada usata da Aragorn durante la Guerra dell’Anello.
Entrambe le aziende fanno parte del complesso tecnologico-militare, visto che hanno contratti miliardari con il governo federale. Inutile dire che, anche in questo caso, Tolkien rimarrebbe a dir poco interdetto da questo accostamento.
In un pezzo di qualche mese apparso sul New York Times, la critica Michiko Kakutani ha ricordato che lo scrittore britannico
provava tutt’altro che entusiasmo per il culto della tecnologia. Diffidava dei “fedeli delle macchine”, come li chiamava, e ne era quasi disgustato. [La Prima guerra mondiale] gli aveva lasciato un orrore profondo per la guerra industriale, impersonale, meccanizzata. Tornato in Inghilterra, si trovò di fronte a un paesaggio che non riconosceva più: fabbriche, ciminiere, strade asfaltate che divoravano i campi. Così, nella sua saga, Mordor diventa l’incubo industriale per eccellenza – un deserto annerito e avvelenato dalla guerra – in netto contrasto con la Contea, verde, semplice, quasi edenica.
Passando all’amministrazione Trump, il Signore degli Anelli può vantare un altro grande estimatore: JD Vance.
In un podcast del 2021, l’attuale vicepresidente disse che Tolkien era il suo autore preferito e che buona parte della sua visione conservatrice del mondo affonda le radici nella lettura della trilogia. Anche lui, come il suo finanziatore Thiel, ha chiamato la sua società di investimenti Narya Capital – come l’Anello di Fuoco indossato da Gandalf.
Secondo il giornalista Adam Wren è probabile che l’opera di Tolkien abbia spinto Vance ad adottare quella che lui definisce una “mentalità apocalittica”, ossia la convinzione che la politica sia una battaglia tra il bene e il male.
Questo approccio manicheo, del resto, contraddistingue l’intera destra MAGA.
E non a caso, negli ultimi tempi il Signore degli Anelli ha fatto capolino nella propaganda memetica del Dipartimento della sicurezza interna, che ormai assomiglia sempre di più a una sezione distaccata di 4chan.
In un post su X del 29 ottobre campeggiano due citazioni: una nella didascalia, tratta da Il ritorno del Re (“La scacchiera è pronta, le pedine si muovono. Infine ci siamo, la grande battaglia del nostro tempo”); e un’altra da Le due Torri (“non ci sarà più una Contea, Pipino”) su un fermo immagine del personaggio Merry, interpretato dall’attore Dominic Monaghan nei film di Peter Jackson.
Sotto di queste c’è poi l’invito ad arruolarsi nell’ICE, l’agenzia per il controllo delle frontiere e dell’immigrazione.
Ecco: mi sa che Tolkien non sarebbe entusiasta di veder usata la sua opera come strumento di reclutamento per un corpo di polizia noto per rapire le persone per strada e per essere la Gestapo personale di Donald Trump.
(*) ripreso dalla puntata #134 di «COMPLOTTI!», l’eccellente sito – iscrivetevi alla newsletter – di Leonardo Bianchi «che ti porta dentro la tana del Bianconiglio». Come immagine abbiamo scelto la copertina del suo libro uscito da Minimum Fax; presto ne riparleremo.










