Si è conclusa ieri 5 ottobre la manifestazione “Villaggio Esercito”, organizzata dal Ministero della Difesa e allestita a Palermo nelle piazze Ruggero Settimo (Politeama) e Castelnuovo a partire dal giorno 2 con il benestare del Comune di Palermo e della Regione Siciliana. L’iniziativa, che non è certo la prima e che probabilmente non sarà l’ultima, è stata al centro di vivaci polemiche alimentate dal clima di guerra che ormai si respira in tutto il mondo, soprattutto per la particolare attenzione che si è accresciuta sulla vicenda del popolo palestinese.
I promotori e i sostenitori dell’evento ne hanno esaltato il valore comunicativo sottolineando che l’Esercito, in base ai principi della nostra Costituzione, svolge un ruolo determinante in missioni di pace nel mondo, nella difesa dei nostri confini, nella collaborazione con le forze di polizia a tutela dell’ordine pubblico e della legalità: c’è stato chi, persino a sinistra, ha ricordato l’operazione Vespri siciliani, quando i militari furono chiamati a presidiare i punti caldi della città di Palermo al tempo delle stragi mafiose.
Di contro, chi non ha visto di buon occhio la manifestazione, ha osservato che non è certo questo il momento di schierare nelle piazze mezzi da combattimento per scenari di guerra anche solo a scopo conoscitivo e comunicativo, bensì è il tempo di agire concretamente per la pace e contro la logica guerrafondaia che sta prendendo sempre più campo.
Fra le prime voci a levarsi contro l’iniziativa c’è stata quella di fra’ Mauro Billetta, religioso di frontiera che opera nel quartiere Danisinni, a cui si sono aggiunte quelle di altri sacerdoti insieme ad associazioni e movimenti: tutti hanno chiesto al sindaco del capoluogo siciliano di revocare la manifestazione, ricevendo una risposta di diniego da parte di Lagalla. E non sono serviti alcuni sit in e manifestazioni di protesta a fermare lo svolgimento dell’evento che, anzi, secondo quanto fa sapere l’Esercito in un comunicato ufficiale, ha registrato una significativa partecipazione di pubblico con circa 60.000 presenze.
Anche Mariangela Di Gangi, consigliera comunale, ha dichiarato che in una città con una storia di legami profondi con la Palestina, dall’accoglienza al gemellaggio con Khan Younis e Betlemme, ospitare oggi un’iniziativa di carattere militare appare quanto mai inopportuno, e dello stesso tenore è stata l’affermazione della docente Caterina Altamore che, in una lettera scritta al Ministro Valditara, ha scritto che non si può chiedere alla scuola di restare in silenzio. Il silenzio non è neutralità ma complicità. In questo momento l’unico messaggio da dare è: stop alle armi e alla guerra. Ma per il vicesindaco Giampiero Cannella, coordinatore di FdI, queste sono critiche incomprensibili e immotivate, dettate da pregiudizi ideologici, attestandosi così anch’egli sulla falsariga delle dichiarazioni rilasciate a ciclo continuo dagli esponenti del centrodestra e dalla leader Meloni.
Bisogna che sia chiaro a tutti come questi eventi, come quello di Palermo, non possano in alcun modo essere assimilati alla storia dei tragici eventi calamitosi o del contrasto alla criminalità organizzata in cui le forze armate sono state chiamate a svolgere il loro ruolo nell’ambito della vita civile del nostro Paese.
Oggi il clima è radicalmente mutato e viviamo in una condizione in cui il richiamo costante da parte dei principali governanti europei e non solo, alla non remota eventualità di un conflitto su scala internazionale, per non dire mondiale, fa capire che carri armati ed elicotteri da combattimento non sono più semplici attrazioni per bambini curiosi e adulti che amano i giochi di ruolo.
Ursula von der Leyen, nel suo recente discorso sullo stato dell’Unione Europea pronunciato all’Europarlamento, ha detto che l’Europa è in guerra, aggiungendo per assicurare un continente integro che viva in pace, quasi a voler parafrasare il motto latino si vis pacem para bellum. E chi ha dimenticato le terrificanti parole di Mario Monti pronunciate in una intervista al Corriere di un anno e mezzo fa con le quali evocava il bagno di sangue come necessario corollario per l’affermazione europea nello scenario globale?
La corsa ad aumentare gli investimenti per armamenti, spinta dal nuovo asse USA-UE e giustificata dal conflitto russo-ucraino che rischia di espandersi velocemente sul continente europeo, le continue affermazioni dei leader europei a prepararsi ad eventi bellici, persino la mutata politica di Trump il quale sembrava prima proteso a riaffermare la grandezza americana in uno splendido isolamento dal resto del mondo mentre ora sembra pienamente animato da un pressante interventismo (con i soldi e le armi degli altri, però!), sono tutti segnali di una tendenza a non considerare più come irripetibile ciò che è avvenuto ben due volte nel secolo scorso, bensì come un’eventualità che va tenuta in considerazione.
In questo nuovo quadro geo-politico, ogni iniziativa che tenda a far risaltare il ruolo degli eserciti e delle armi, come quella di Palermo, non può più essere vista come una semplice manifestazione per famiglie atta a tenere vivi i valori di Patria e di difesa dei confini; queste si inscrivono, invece, nella strategia comunicativa che serve agli Stati occidentali per cominciare a rendere familiare alle persone ogni giorno che passa il grigio-verde delle divise da far indossare ai propri figli.
Non dimentichiamoci, per chiudere, che a marzo di quest’anno il ministro inglese Pat McFadden, pur non prendendo ancora in considerazione il ripristino della leva obbligatoria, non ha escluso che vi si possa fare ricorso in un futuro prossimo, che sembra sempre più avvicinarsi; e che, in Italia, la leva obbligatoria è stata solo sospesa e mai abolita.
Nota a margine: ieri pomeriggio in una manciata di attivisti nonviolenti, tutti vestiti di bianco, ci siamo riuniti per una meditazione camminata (sulle orme di Thich Nhat Hanh) tutto attorno al perimetro del “villaggio” militare; non è stato facile fare il vuoto nella mente in mezzo a cannoni e carri armati, ma si è creata tra noi una meravigliosa energia che indirizzavamo anche ai visitatori: lo Spirito soffia dove vuole… abbiamo visto però i soldati adescare bimbi piccolissimi proponendo loro di sedere alla guida di un camion o di un elicottero, e non credo che loro si siano accorti di noi… (d.m.)










