Il 2 ottobre oltre 50mila operatori sanitari di 230 ospedali italiani hanno partecipato al flash mob nazionale per commemorare i colleghi palestinesi caduti. In Lombardia, Toscana, Sardegna e Puglia le adesioni più alte. Aodi (Amsi, Umem, Uniti per Unire, Aisc News): “Un grido di coscienza civile e professionale che attraversa l’Italia. Ora pace, corridoi umanitari e rispetto delle convenzioni internazionali”

Una catena di luci davanti agli ospedali

Alle 21 di ieri sera, 2 ottobre, davanti a 230 ospedali italiani si è accesa una catena di luci, torce e lampade. Oltre 50mila operatori sanitari – tra medici, infermieri, ostetriche, farmacisti, Oss e professionisti della salute, senza dimenticare gli studenti e i parenti dei professionisti – hanno preso parte al flash mob nazionale “Luci sulla Palestina”, organizzato dalle reti #DigiunoGaza e Sanitari per Gaza, in ricordo dei 1.677 colleghi palestinesi uccisi a Gaza negli ultimi due anni e dei 361 tuttora detenuti senza processo nelle carceri israeliane.

In ogni Regione, la lettura “a staffetta” dei nomi ha dato voce a chi è stato ucciso mentre curava e soccorreva. Un momento di forte impatto emotivo che ha trasformato l’Italia sanitaria in un’unica piazza di solidarietà.

I numeri della mobilitazione

La partecipazione ha superato ogni aspettativa, con punte significative in diverse Regioni:

• Lombardia: quasi 5mila adesioni e 36 ospedali coinvolti, di cui oltre 2.200 professionisti solo nell’area metropolitana di Milano.

• Toscana: 2.267 operatori davanti a 23 ospedali, con 642 adesioni nella sola provincia di Firenze.

• Sardegna: 1.955 partecipanti in 15 ospedali, quasi 800 a Sassari.

• Puglia: 1.905 adesioni in 10 ospedali, con oltre 1.300 professionisti presenti a Bari.

• Lazio: 1.658 adesioni in 13 ospedali, oltre 1.100 a Roma e provincia.

• Piemonte: 1.656 partecipanti davanti a 26 ospedali, in prevalenza a Torino e Cuneo.

• Emilia-Romagna: 1.620 adesioni in 16 ospedali, 304 delle quali a Bologna.

• Veneto: 1.193 adesioni in 14 ospedali, con picchi a Treviso e Padova.

• 5mila circa nelle altre città

• 10mila professionisti della sanità di origine straniera

• 10mila studenti di medicina

• 5mila familiari dei sanitari

Numeri che testimoniano come la sanità italiana abbia risposto in modo compatto, trasformando la commemorazione in una mobilitazione nazionale.

Aodi: “La neutralità non è possibile davanti al genocidio”

“Ieri sera l’Italia sanitaria ha acceso una luce per la Palestina – dichiara il Prof. Foad Aodi, medico, giornalista internazionale ed esperto in salute globale, Presidente dell’Associazione Medici di Origine Straniera in Italia (AMSI), dell’Unione Medica Euromediterranea (UMEM), del movimento internazionale Uniti per Unire, Direttore dell’AISC News – Agenzia Internazionale Senza Confini, quattro volte consigliere dell’Ordine dei Medici di Roma e docente all’Università di Tor Vergata, membro della FNSI e dell’Associazione Stampa Romana –.

È stata una presa di coscienza collettiva, un grido che attraversa ospedali, università e associazioni. Non una semplice commemorazione, ma un atto di responsabilità: difendere la salute significa difendere l’umanità, e non possiamo restare neutrali davanti alla distruzione deliberata di ospedali, ambulanze e vite.

Ricordare i 1.677 colleghi uccisi non è solo un gesto simbolico: è ribadire che la sanità mondiale non può tollerare la cancellazione di chi, anche sotto le bombe, sceglie di curare. Oggi più che mai, come medici e come professionisti della salute, dobbiamo alzare la voce contro il genocidio, per chiedere corridoi umanitari, protezione dei civili e rispetto delle convenzioni internazionali.

Ringraziamo la Federazione Nazionale degli Ordini dei Medici Chirurghi e Odontoiatri (FNOMCeO) nella persona del Presidente Filippo Anelli, che ancora una volta ha dimostrato di essere in prima linea nella difesa dei valori umanitari e professionali, e tutti i colleghi italiani che hanno partecipato con coraggio. Le luci accese in Lombardia, Toscana, Sardegna, Puglia, Lazio e in tutto il Paese sono la prova che la comunità sanitaria italiana è viva, consapevole e solidale. Questa mobilitazione resterà come un faro di coscienza e di umanità per l’Italia e per il mondo”.

Un segnale che resta

Il flash mob “Luci sulla Palestina” ha unito oltre 20mila professionisti della salute italiani, dando vita a una mobilitazione che ha ricordato i caduti e rilanciato un messaggio politico e umanitario forte: difendere la salute significa difendere la vita.

Un gesto collettivo che resterà come un segnale destinato a durare, e che testimonia la volontà della comunità sanitaria italiana di farsi voce dei diritti umani, al di là dei confini e delle appartenenze.