Dopo aver proposto “a caldo” l’articolo di Gianmarco Pisa sull’ultimo Premio Nobel per la Pace (Un Premio Nobel senza pace), proponiamo qui una riflessione sui commenti quantomeno strani che lo hanno accolto nella sinistra istituzionale

Ora che il pericolo è scampato ed al pacificatore The Donald non è toccato l’ambíto riconoscimento che prima di lui avevano ricevuto persone come Mandela, Rigoberta Menchú e Martin Luther King, l’internazionale della destra grida al complotto; ci sono invece alcuni esponenti della sinistra liberal, pochi per la verità, e più a titolo personale che a nome dei propri partiti, che hanno plaudito senza riserve all’attribuzione del Nobel per la Pace a Maria Corina Machado, conferitole per il suo instancabile lavoro nella promozione dei diritti democratici per il popolo venezuelano e per la sua lotta per raggiungere una transizione giusta e pacifica dalla dittatura alla democrazia.

Ma chi è anzitutto Maria Corina Machado? La leader venezuelana dell’opposizione a Maduro vanta un curriculum che, al di là di come la si pensi sui governi di ispirazione bolivarista dell’America Latina, non è certo riconducibile alla storia delle lotte per i diritti umani, civili e sociali che la sinistra ha condotto e conduce in ambito internazionale, né consente di iscriverla fra coloro che possono definirsi pacifisti. 

Infatti, solo per citare qualche passaggio del suo excursus, ha firmato assieme a Bolsonaro, Milei, Giorgia Meloni e altri esponenti governativi di diversi paesi, la Carta di Madrid lanciata nel 2020 dal partito di estrema destra spagnolo Vox per riunire la destra spagnola e sud-americana contro il narco-comunismo, la sinistra e la criminalità organizzata; è una sostenitrice di Trump al punto da chiedere proprio a lui un intervento (militare?) per liberare il suo Paese da Maduro e dal suo Governo e proprio a lui ha dedicato il premio Nobel per la Pace che le è stato appena conferito; inoltre, sostiene Netanyahu ed il Likud nell’azione genocidiaria condotta contro il popolo palestinese.

Tuttavia, questo non impedisce a Fiorella Zabatta, AVS, co-portavoce nazionale di Europa Verde, di affermare che l’attribuzione del Nobel alla Machado è una scelta che premia il coraggio e la tenacia di una donna che da anni si batte pacificamente per la libertà e la democrazia in Venezuela. Salvo poi essere corretta da Bonelli e Fratoianni, leader nazionali di AVS, i quali in una nota ufficiale chiariscono che si tratta di una scelta che risponde più all’egemonia politica che la destra conservatrice e i suoi adepti nel mondo stanno cercando di rendere predominante

Neanche Davide Faraone, ex DS, poi PD ed ora fra i leader di IV di Renzi, si sottrae al coro di plaudenti affermando che con questo Nobel, Oslo restituisce al mondo un segnale politico e morale: la pace non si firma nei palazzi, si semina tra le persone. E chi la difende, come María Corina Machado, la merita davvero.

Poi c’è Roberta Mori, PD, portavoce nazionale della Conferenza delle Donne Democratiche,  a rimarcare il fatto che questo Nobel rappresenta un segnale forte e universale per tutte le persone che ogni giorno combattono con tenacia e resilienza per i propri diritti e per la libertà. […] Questo riconoscimento internazionale amplifica la forza del suo messaggio e della sua storia, parlando non solo ai venezuelani, ma a chiunque creda nella democrazia e nei diritti umani come pilastri della convivenza civile”.

Le fa eco sui social Mila Spicola, già PD ora indipendente, docente e consulente del MIUR, la quale, dopo aver rievocato la propria vita personale fatta di lotte nel movimento studentesco, in quello per la Pace, per i diritti civili, per il diritto all’istruzione e via discorrendo, al grido di El Pueblo unido jamás será vencido, conclude con un Viva il Nobel per la Pace a Maria Corina Machado che simboleggia tutto questo: la forza  delle donne e delle persone unite che alzano la voce in piazza per le cause giuste.

Forse andrebbe fatto un minimo di riflessione da parte di chi a sinistra pensa che basta che il Nobel non lo diano a Trump, soprattutto quando esprimendo determinati apprezzamenti a chi difficilmente li merita si ha la responsabilità di consegnare al mondo della sinistra un’idea compiuta e coerente di cosa voglia proprio dire oggi essere di sinistra

Perché se vuol dire acritico riconoscimento della funzione svolta dalle democrazie liberali e dai valori che esse propugnano per dimenticare che l’obiettivo originario era e rimane quello di costruire una società diversa dove pace, giustizia sociale e libertà siano concrete alternative a sfruttamento, neocolonialismo e capitalismo, allora sarà il caso di trovare un’altra definizione da parte di queste persone per sé stesse che non sia più di sinistra.

In definitiva, questo è il mio pensiero: anche se i sostenitori di Trump gridano al complotto, chi ha avuto il Nobel al posto suo trova proprio in The Donald fonte di ispirazione, ma qualcuno ancora non lo ha capito.