Intervista di Antonella Musella all’Assessora alla Scuola, alle Politiche Sociali e alle Politiche Giovanili della Regione Campania
L’incontro con l’assessora Lucia Fortini nasce dalla volontà di dare voce a un sentire comune: il desiderio di ritrovare l’aspetto umano nelle pratiche sociali e politiche.
L’intervista si inserisce in una ricerca più ampia sul modo in cui l’azione umana agisce all’interno delle comunità e delle relazioni tra gli individui, una riflessione sullo stato dell’arte dei sentimenti affettivi e del legame sociale.
Vorrei riflettere con lei sui ragazzi nati e cresciuti nei quartieri più difficili e problematici di Napoli. In molti si chiedono se sia davvero possibile un riscatto educativo e sociale, e se oggi si possa ancora guardare al mondo con uno sguardo umano. In particolare, quale forma può assumere il legame tra la comunità educante e l’azione politica, intesa come arte del governare con lo scopo di costruire una comunità viva, aperta e solidale?
Quando penso ai ragazzi che crescono in quartieri difficili, penso prima di tutto al coraggio: il coraggio di credere in sé stessi anche quando tutto intorno sembra dire il contrario.
Il riscatto educativo e sociale è possibile, ma non è mai un processo individuale: è un cammino che si costruisce insieme, grazie a una comunità che non si arrende, a istituzioni che non si limitano a osservare ma osservare, a educatori che restano punti fermi anche nelle situazioni più complesse.
È in questo spirito che abbiamo costruito percorsi come Scuola Viva , un programma che ha riaperto le scuole al territorio anche nel pomeriggio, restituendo spazi di vita e di apprendimento a migliaia di ragazzi, anche nei contesti più fragili.
L’obiettivo è dare concretezza alla speranza, combattere la dispersione scolastica con attività educative, laboratori, sport, arte e inclusione.
La politica, quando è autentica, è servizio: è la capacità di unire, di ascoltare, di dare forma a possibilità nuove. È lì che la comunità educante e l’azione politica si incontrano, nel costruire futuro. Governare, per me, significa custodire questa speranza e tradurla in scelte concrete che rendono la vita dei giovani più giusta e piena di opportunità.
In una sua recente riflessione, lei ha definito la scuola “presidio di libertà” e “luogo di protesta”. Questa idea restituisce fiducia nella possibilità che la scuola sia ancora un luogo di cultura. In che modo, secondo lei, la scuola può favorire un pensiero critico sulla realtà? E come può rinascere oggi un pensiero collettivo in una società così frammentata?
La parola “collettivo” ha perso un po’ del suo significato, come se fosse un’eco di tempi lontani. Ma oggi più che mai dobbiamo recuperarla.
Quando dico che la scuola è “presidio di libertà” e “luogo di protesta”, intendo dire che è lo spazio in cui si impara a pensare, a discutere, a scegliere. È un luogo dove si esercita la libertà ogni giorno, nella curiosità e nel rispetto reciproco.
Un pensiero critico nasce solo dove c’è fiducia e libertà di parola. La scuola deve aiutare i ragazzi a leggere la realtà con occhi propri, a costruire opinioni, a cercare il senso profondo delle cose.
Per questo la Regione Campania ha voluto sostenere con forza il diritto allo studio in tutte le sue forme: dal trasporto gratuito per gli studenti, che consente a tanti di raggiungere la scuola senza pesare sulle famiglie, al programma Io Studio , che sostiene economicamente chi rischia di restare indietro.
Il pensiero collettivo, oggi, è la capacità di tenere insieme le differenze e di condividere una direzione comune: quella del bene di tutti.
Credo ancora che si possano costruire relazioni eque, sane e democratiche, perché lo vedo ogni giorno nei docenti che non smettono di credere nei loro studenti e nei ragazzi che scelgono di mettersi in gioco, anche quando è più difficile.
Un argomento molto delicato è quello del diritto allo studio per studenti che vivono situazioni di vulnerabilità o condizioni di neurodivergenza e disabilità. Un processo inclusivo presuppone una profonda accoglienza da parte dell’ambiente circostante. Se gli adulti non sono pronti a incontrare la fragilità, quali strumenti o atteggiamenti possono essere utili per affrontarla?
Il diritto allo studio non è solo una norma: è un principio morale.
Ogni bambino e ogni ragazzo deve poter trovare nella scuola un luogo che lo accolga per ciò che è, non per ciò che si pretende da lui. Questo vale ancora di più per chi vive una condizione di debolezza o di neurodivergenza, per chi ha bisogno di un’attenzione speciale.
L’inclusione non è un progetto, ma un modo di essere. Gli adulti devono essere preparati e competenti, ma anche capaci di empatia.
La formazione e gli strumenti sono fondamentali, ma è lo sguardo che cambia tutto: vedere la persona, non la difficoltà.
Io credo che nella mente e nel cuore della comunità ci sia spazio per accogliere, se impariamo a non aver paura della diversità.
L’inclusione è una scelta di civiltà, non un gesto di bontà. È il modo in cui una comunità dimostra di essere viva e giusta.
E la scuola, ancora una volta, resta il luogo dove questa umanità può nascere e rinnovarsi ogni giorno.
Le politiche messe in campo dalla Regione Campania, ricorda Fortini, nascono da un’idea semplice ma profonda: nessun ragazzo deve sentirsi solo.
Scuola Viva , Io Studio , il trasporto gratuito, i progetti per l’inclusione e per l’educazione civica sono tasselli di una stessa visione: una scuola aperta, equa, accogliente.
«Credo che la vera rivoluzione passi da qui – concludono – da una scuola che non si limita a trasmettere conoscenze, ma che insegna a vivere insieme, a riconoscersi, a rispettarsi.
Perché un Paese che investe nei suoi ragazzi è un Paese che sceglie il futuro.»










