Secondo un’indagine realizzata da 41 giornalisti e scienziati di diversi paesi europei la velocità del consumo di suolo e aree verdi nell’UE è attualmente sottostimata. Grazie ad una metodologia più precisa rispetto a quella usata fino ad ora, lo studio ha accertato che, ogni anno, l’Europa perde 1.500 km² per edifici e infrastrutture.

Tra gennaio 2018 e dicembre 2023 abbiamo perso circa 9.000 km², un’area grande quanto Cipro. Ad un ritmo di 30 km² alla settimana, l’equivalente di 600 campi da calcio al giorno. L’Italia è al 6° posto, con 479 km² di terre naturali distrutte nei cinque anni considerati.

In Grecia, una foresta sulla costa è diventata un hotel a cinque stelle. Nel Regno Unito, fertili terreni agricoli sono diventati un centro Amazon. In Germania, una rigogliosa pineta è diventata una fabbrica Tesla.

41 giornalisti e scienziati provenienti da 11 paesi si sono riuniti per il progetto Green to Greyavviato da Arena for Journalism in Europe e dalla Norwegian Broadcasting Corporation (NRK), con la collaborazione del Norwegian Institute for Nature Research (NINA), al fine di rilevare l’entità della perdita di suolo e aree verdi nell’Europa continentale a causa dello sviluppo edilizio dal 2018 al 2023.

Ogni anno, l’Europa perde 1.500 km² per edifici e infrastruttureTra gennaio 2018 e dicembre 2023, abbiamo perso circa 9.000 km², un’area grande quanto Cipro. Si tratta di quasi 30 km² distrutti ogni settimana, l’equivalente di 600 campi da calcio ogni singolo giorno.

Ogni anno vengono distrutti 900 km² di aree naturali (circa all’anno) e 600 km² di terreni agricoli, con gravi conseguenze per la sicurezza alimentare e la salute nel continente.

Per il progetto è stato perfezionata una nuova metodologia di misurazione della perdita di natura. L’utilizzo di immagini satellitari, intelligenza artificiale e reportage sul campo ha permesso di rilevare anche costruzioni molto piccole, strade strette e ferrovie. Mentre fino ad ora, le migliori stime si basavano sui dati ufficiali forniti dall’Agenzia Europea dell’Ambiente (AEA), la cui metodologia rileva solo trasformazioni su larga scala grazie alle immagini satellitari.

L’indagine Green to Gray consente quindi di conoscere la reale entità della perdita di natura e terreni coltivabili in Europa, evidenziando che i terreni non edificati in Europa stanno scomparendo a un ritmo fino a una volta e mezzo superiore rispetto alle stime precedenti.

Si costruiscono soprattutto alloggi e strade, ma sono innumerevoli gli interventi per realizzare attività commercialistrutture di lusso e per il turismo.

Un pezzetto alla volta la natura in Europa viene distrutta. “Se permettiamo a queste perdite su piccola scala di accadere continuamente, rischiamo di portare il sistema a un collasso completo”, ha commentato Guy Pe’er, biologo della conservazione del German Centre for Integrative Biodiversity Research. Le perdite su piccola scala sommate nel tempo hanno conseguenze enormi per l’ambiente.

 “Il motore principale di tutto questo è la ricchezza, afferma Peter Lacoere, docente e ricercatore di architettura all’University College di Gand. Anche se la crescita demografica potrebbe sembrare una ragione più ovvia per il consumo di suolo, la correlazione più diretta in Europa è con la ricchezza, poiché i paesi ricchi sviluppano non solo cose essenziali, ma anche cose non necessarie, dai campi da golf alle piste da sci artificiali. “Queste immagini illustrano chiaramente quanto sia difficile contenere il consumismo occidentale”, afferma.

Sebbene le perdite siano diffuse in tutta Europa, sono evidenti alcune tendenze nei dati. In Scandinavia sono particolarmente colpite le foreste, nell’Europa meridionale le zone costiere stanno scomparendo, nell’Europa centrale è diffusa la perdita di terreni coltivabili.

Tutti i paesi stanno perdendo le loro aree naturali e agricole, ma alcuni più di altri. In termini assoluti, la Turchia è in cima alla lista con 1860 km² di natura e terreni coltivabili persi tra il 2018 e il 2023, un’area più grande di Londra. Segue la Polonia con oltre 1000 km² persi, seguita dalla Francia e poi dalla Germania. L’Italia è al sesto posto con 479 chilometri quadrati di terre naturali distrutte nei cinque anni considerati, dal 2018 al 2023.

Ad essere aggredite sempre più spesso sono anche le aree strettamente tutelate dalla normativa. Tra il 2018 e il 2023 ci sono stati più di 150.000 casi di costruzione in aree protette, più di 70 al giorno.

Lo studio descrive alcuni casi emblematici.

Sulle famose dune di sabbia di Galé, in Portogallo sorge un nuovo e scintillante campo da golf. Le gru affollano l’orizzonte, affrettandosi a completare ville di lusso del valore di 7,5 milioni di dollari. Il resort occupa quasi 300 ettari di quella che un tempo era una natura selvaggia e incontaminata, ricca di pini e arbusti di ginepro. La costruzione è possibile nei siti Natura 2000 purché non abbia un impatto negativo sull’habitat; ma sono ammesse eccezioni per progetti di interesse pubblico prevalente, se il promotore è in grado di dimostrare che non esistono soluzioni alternative. Oltre al danno della perdita di terreni, la manutenzione del campo da golf richiede almeno 800.000 litri di acqua al giorno in una regione regolarmente colpita dalla siccità e la  sua manutenzione avviene attraverso un massiccio utilizzo di fertilizzanti.

In Turchia tra le devastazioni la zona umida di Çaltılıdere, habitat di pesci in fase di riproduzione e di diverse specie di uccelli nidificanti, è ora sepolta sotto più di un chilometro quadrato di cemento: le fondamenta di una struttura che riparerà e costruirà yacht di lusso, con autorizzazioni concesse anche grazie a pareri favorevoli delle Università.

Sapanca, un tempo tranquilla cittadina lacustre vicino a Istanbul, è diventata il centro del turismo delle tiny house in Turchia

Le zone umide agiscono come spugne naturali, trattenendo l’acqua in eccesso durante i periodi piovosi e rilasciandola gradualmente durante i periodi di siccità, mitigando gli effetti sia delle inondazioni che della siccità”, ha affermato Burçin Yaraşlı, specialista in zone umide presso la Doğa Derneği, un’associazione ambientalista di Izmir. “Quando queste aree vengono distrutte, le persone che vivono nelle vicinanze si trovano direttamente ad affrontare rischi maggiori”.

La cima delle montagne Vermio, nel nord della Grecia, sta per essere trasformata da due “aree senza strade” di natura incontaminata in un grande parco eolico di Amazon. Negli ultimi tre anni, sono stati costruiti circa 60 km di nuove strade nelle aree senza strade della Grecia per servire i parchi eolici e almeno 1,48 km² di natura incontaminata sono stati occupati da strade e turbine eoliche.

In Italia, sul Lago di Garda la costa viene distrutta dal turismo sportivo e i tentativi di proteggere l’area non funzionano. “La protezione viene spesso applicata solo alle aree marginali o poco frequentate, mentre le zone di maggiore interesse turistico rimangono senza protezione, esponendo l’ecosistema lacustre a un rapido degrado”, afferma Osvaldo Negra, zoologo del Museo delle Scienze di Trento.

La perdita di natura a causa del turismo non riguarda solo i paesi del sud. Dall’interno degli igloo con tetto in vetro dell’Utsjoki Arctic Resort in Finlandia, i visitatori ammirano la natura incontaminata, l’Artico, l’aurora boreale. Ma è una natura non più incontaminata. Sei anni fa, dove ora sorge il resort, c’era una foresta. In tutta la Lapponia finlandese il 15% di tutti i progetti di costruzione che hanno sostituito la natura dal 2018 sono stati guidati dal turismo, per la realizzazione di cottage, hotel e baite. La scorsa primavera, il consiglio comunale di Inari ha approvato 227 lotti per la costruzione di cottage lungo la riva del lago Inari in Lapponia, in uno degli angoli più remoti d’Europa .

Hotel di recente costruzione con igloo di vetro per osservare
l’aurora boreale a Utsjoki, Lapponia, Finlandia

Per anni l’UE ha promesso di essere all’avanguardia nella protezione del clima e della natura, ma questa indagine dimostra che stiamo letteralmente cementificando il nostro futuro”, afferma. In un momento in cui l’Europa, insieme all’Artico, si sta riscaldando più rapidamente di qualsiasi altro continente.

Il regolamento UE sul ripristino della natura approvato nel 2024 è una legge pionieristica che mira a ripristinare il 90% degli habitat degradati in tutta l’UE entro il 2050. Per la prima volta, i governi nazionali sono obbligati a fissare scadenze e a raggiungere obiettivi in materia di conservazione della natura. Ma restano dubbi su come queste misure saranno finanziate e applicate, dato che l’UE ha promesso di ridurre la burocrazia per le imprese e ha ridimensionato una serie di suoi ambiziosi obiettivi ambientali nell’ultimo anno.

Le leggi esistenti a tutela della natura potrebbero essere le prossime ad essere tagliate, avvertono le ONG ambientaliste responsabili di una petizione, firmata da 200.000 cittadini dell’UE, che chiede il mantenimento delle misure attuali. Nel frattempo, la futura legislazione dell’UE in materia di suolo non prevede alcun impegno a favore del “no al consumo netto di suolo entro il 2050”. A settembre, l’Agenzia europea dell’ambiente ha ammesso nella sua relazione sullo stato dell’ambiente che l’obiettivo dell’UE di azzerare il consumo netto di suolo entro il 2050 difficilmente potrà essere raggiunto.

Leggi qui il reportage Green to Gray completo.

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