La scorsa settimana la mobilitazione per Gaza ha proseguito con una importante iniziativa della Cgil che ha proclamato una serie di scioperi e mobilitazioni in tutta Italia nella giornata del 19 settembre scorso, indicendo manifestazioni, sit in, presidi e flashmob in oltre 80 piazze in tutta Italia per chiedere che si fermi il massacro nella Striscia di Gaza. Per la Cgil, il mondo del lavoro fa sentire la sua voce contro il genocidio, per la libertà del popolo palestinese e per un’economia di pace e non di guerra. 

Maurizio Landini, dalla piazza di Catania dove a partire dalle 15:30 si è svolta una partecipata manifestazione, ha detto che « bisogna fermare la corsa al riarmo, generata dalla logica del profitto, per costruire la pace, condizione essenziale perché ci sia democrazia: non abbiamo bisogno di armi, ma di asili, ospedali, infrastrutture e politiche di sviluppo per i giovani ».

ll segretario della Cgil ha proseguito incalzando la logica del sistema dominante: « Quando si mette al centro solo il profitto e il mercato, le persone non esistono più. Questa logica folle che sta portando di nuovo il mondo alla guerra e al riarmo, noi non siamo disponibili ad accettarla. Vogliamo dare voce, e daremo voce e rappresentanza, a quello che riteniamo sia il pensiero della maggioranza delle persone ». 

Landini si è scagliato anche contro i governi che decidono di non decidere e per questo si rendono complici di Netanyahu, avanzando così la richiesta al governo italiano di prendere una posizione netta nei confronti di Israele: «Se non dici al governo israeliano che si deve fermare e le armi non gliele mandi più, ma invece gliele continuano a mandare, e non sospendi qualsiasi rapporto commerciale, in realtà diventi complice di quello che sta avvenendo». Questo è stato il monito del leader sindacale, che in serata ha partecipato ad una analoga manifestazione svoltasi a Messina.

A proposito della mobilitazione indetta dalla Cgil, il direttore di Collettiva.it, il blog di informazione del sindacato, Stefano Milani, ha posto l’accento sul fatto che si tratta del primo grande sciopero proclamato contro l’aggressione di Israele nei confronti del popolo palestinese, “non uno sciopero per salari o contratti, ma contro lo sterminio in corso a Gaza. Il primo sindacato al mondo a dichiarare che nessuna ora del nostro tempo sarà complice di chi massacra e deporta civili”, ha scritto nel suo editoriale.

A Palermo, sempre nel pomeriggio del 19, si sono invece dati appuntamento movimenti, associazioni e sindacati di base per dare vita ad un’altra significativa e partecipata manifestazione al grido di free free Palestine.

Al corteo hanno partecipato circa duemila persone, in gran parte giovani, sfilando da piazza Sant’Antonino, nei pressi della stazione centrale, lungo via Roma fino a giungere all’altezza della prefettura in via Cavour. 

Tante bandiere della Palestina e della pace insieme a striscioni contro la barbarie e il genocidio e a uno particolarmente significativo in cui era scritto definiamo bambino: essere umano che ha diritto alla vita, una casa sicura, cibo, salute, gioco, famiglia, scuola, chiaro riferimento alle atroci parole pronunciate in un dibattito televisivo da un esponente israeliano contro cui si è scagliato con grande passione Enzo Iacchetti.

Una Palermo multietnica rappresentata da giovani esponenti dei movimenti provenienti da diversi Paesi che si sono alternati durante il corteo nello scandire gli slogan della lotta in difesa del popolo palestinese, dando voce a chi oggi non ha più voce a causa della barbarie distruttiva.

Al grido di “blocchiamo tutto” è stato anche fatto riferimento alle ulteriori iniziative anche di boicottaggio che saranno attuate nei prossimi giorni, tra cui spicca la proclamazione da parte dei sindacati di base di uno sciopero generale per lunedì 22 settembre. Ed è con questo appuntamento che il corteo si è sciolto intorno alle 20:00 per affermare con determinazione che la mobilitazione continua in tutte le piazze e in tutti i luoghi per fermare questo massacro.