Alina, Beatrice e Serena al settimo giorno di sciopero della fame per denunciare l’ipocrisia del governo
Questa mattina alle ore 9.20 Alina, Beatrice e Serena, al settimo giorno di sciopero della fame, assieme ad altre 7 persone di Ultima Generazione, si sono recate di fronte alla Camera dei Deputati per chiedere al governo Meloni di riconoscere il genocidio in corso a Gaza e di garantire protezione e sicurezza per le persone salpate con le Flotille. Hanno esposto dei cartelli con scritto “settimo giorno di sciopero della fame”, la bandiera palestinese e lo striscione con scritto “Ultima Generazione”. A differenza dei turisti che venivano tranquillamente lasciati attraversare la piazza, le persone di Ultima Generazione sono state subito ‘placcate’ dalle forze dell’ordine e poste in stato di fermo, ancora una volta senza alcun giustificato motivo. Quello che sta accadendo in questi giorni dimostra sempre di più come i palazzi del potere siano diventati delle fortezze protette e senza alcun contatto con la vita delle persone, al servizio dell’economia del riarmo, della guerra e del genocidio, anzichè essere case di vetro della democrazia al servizio dei cittadini.
Di fronte alle minacce di Israele alla Flotilla, Crosetto, non ne garantirà la sicurezza. Dopo aver inviato una fregata mercoledi, ed averne inviata una seconda successivamente, che però sostituirà la prima, alla fine il Ministro della Difesa cede al rancore e all’ipocrisia della Meloni, che ritiene la Flotilla e il milione di persone che sono scese in piazza lunedì 22, il vero pericolo al suo sistema di potere.
Beatrice, 32 anni, veterinaria, ha dichiarato: “Siamo qui, al settimo giorno di sciopero della fame, qui a piazza di Montecitorio le transenne stanno diventando sempre più numerose, stanno chiudendo sempre più parti della piazza, i turisti sono passati, quindi si impedisce solo l’accesso a persone che manifestano pacificamente. Sono sette giorni che non mangiamo, mercoledì notte è stata attaccata la Flotilla, la situazione sta diventando sempre più grave, ci sono sempre più persone che vengono trucidate in Palestina, e noi vogliamo che sia posto un termine a tutto questo. Noi vogliamo che l’Italia interrompa la complicità che ha con il governo israeliano, perché siamo il terzo Paese che vende e compra armi da Israele.”
Indecenti le parole della Meloni sulla Flottilla e ipocrita il discorso all’ONU
“Se la sono andata a cercare”. E’ questo in fondo il succo della Meloni riguardo l’attacco alle navi della Flotilla. All’Onu non solo conferma l’ipocrita posizione del governo italiano riguardo il riconoscimento dello Stato di Palestina, ma cita, in maniera offensiva anche per chi non è religioso, le parole di Papa Francesco e di San Francesco. La Presidente Meloni, pur richiamandosi a San Francesco e al “coraggio esemplare”, continua a delegittimare la Flotilla riducendola a un atto “ideologico” e rifugiandosi nelle proposte degli Stati Uniti, che non hanno prodotto alcun cambiamento concreto per la popolazione palestinese. Non è un atto ideologico, ma un atto politico di coscienza: oggi il vero coraggio non consiste nel citare i santi, ma nel riconoscere le responsabilità dirette di Israele e nel prendere decisioni reali, non mozioni prive di efficacia. E’ vero, l’Italia è protagonista della “terza guerra mondiale a pezzi” in quanto fornisce ancora armi allo Stato di Israele per compiere il genocidio di Gaza.
Basta separare il business dalla politica: boicottiamo
Siamo già 55.000 ad aver scelto questa forma di resistenza attiva, unendoci in una mobilitazione che va oltre gli aiuti umanitari – pur necessari – e mira a compiere un atto politico concreto contro il genocidio in corso. Il boicottaggio colpisce direttamente le aziende italiane che continuano a esportare in Israele, scegliendo il profitto invece di assumersi la responsabilità di non essere complici. Continuare a commerciare significa sostenere, anche indirettamente, un sistema di violenza e oppressione: ecco perché la complicità economica non può più essere tollerata.
L’obiettivo è duplice: incidere sugli interessi economici che alimentano l’occupazione e tentare di forzare il blocco navale imposto da Israele – dove a bordo delle barche ci sono anche persone di Ultima Generazione. Gli Stati europei restano legati a interessi militari ed energetici e non intervengono: spetta a noi cittadini agire, anche da casa propria, attraverso il boicottaggio. Come ricorda Francesca Albanese in Quando il mondo dorme: “Il sistema che reprime i Palestinesi è lo stesso a cui apparteniamo noi.” Questo passa attraverso i supermercati, che vendono prodotti coltivati su terre sottratte ai palestinesi, mentre in Italia comprimono i piccoli agricoltori, trasformando la spesa quotidiana in un lusso.
Siamo già in 55.000. Unisciti anche tu: https://vai.ug/boicottaggio?f=cs










