Una manifestazione e tante iniziative, dal 27 settembre al 2 ottobre, per dire No alla mostra militare navale (Seafuture, dal 29 settembre al 2 ottobre nell’Arsenale Militare Marittimo di La Spezia) e la petizione – La Scuola ripudi Seafuture – promossa dal forum sociale partecipato che aggrega associazioni e singol* cittadin* che si battono per uno sviluppo alternativo e possibile alla guerra e alla militarizzazione della società.

Contemporaneamente, le associazioni laicali cattoliche e chiese riformate spezzine hanno chiesto a Regione Liguria e Comuni di La Spezia, Lerici, Sarzana e Portovenere di revocare il patrocinio delle istituzioni locali alla mostra Seafuture in svolgimento a La Spezia dal 29 settembre al 2 ottobre, in realtà non una rassegna bensì una vera e propria fiera commerciale che promuove il traffico internazionale di armamenti e alla cui edizione di quest’anno è invitato Israele e partecipano delegazioni di Stati esteri belligeranti e governati da regimi autoritari e autocratici.

No alla mostra militare navale

La Spezia / 27 settembre – 2 ottobre 2025

Mentre continua – nel silenzio complice delle istituzioni europee – lo sterminio genocida da parte di Israele nella Striscia di Gaza e la pulizia etnica in Cisgiordania, l’Unione Europea ha delineato un piano di riarmo da 800 miliardi di euro e la Nato ha imposto agli Stati membri di aumentare la spesa militare, portandola al 5% del prodotto interno lordo, sottraendo risorse al welfare: sanità, istruzione, ambiente e infrastrutture.

L’Europa cuoce nell’ennesima ondata di calore, le foreste bruciano, interi territori collassano tra alluvioni e fenomeni climatici estremi. La fortezza europa, sotto la spinta della Nato e degli Usa, affina i denti e la propaganda (a partire dal conflitto in Ucraina) per i tempi a venire preparandosi a intervenire in ipotetiche guerre interimperialiste. Intanto, lo stesso Stato italiano schiera militarmente in 39 missioni estere per difendere gli interessi nazionali nel mondo.

No alla fiera delle guerre

I nuovi fascismi si prendono la scena, eletti dal mercato a traghettatori nell’ecatombe del presente. Le democrazie assomigliano sempre più a oligarchie e l’intero sistema che per decenni ha quantomeno limitato la risoluzione delle controversie internazionali attraverso la guerra, appare oggi inerme e inutile, se non direttamente complice: un modello sociale che tramonta, portandosi dietro le vite e i sogni delle persone povere, sfruttate, marginalizzate.

In questo scenario l’Italia, dopo decenni di preparazione, ha esplicitamente scelto la guerra e, coerentemente, organizza a La Spezia il salone “SeaFuture 2025′′: un’esibizione militare-navale per promuovere gli affari delle aziende del settore “difesa e sicurezza”, ammantata di sostenibilità ambientale e innovazione tecnologica.

Italian Blue Growth S.r.l. in collaborazione con la Marina Militare organizza la nona edizione di Seafuture, in programma dal 29 settembre al 2 ottobre prossimi, nell’Arsenale Militare Marittimo della Spezia. La conferma del radicale mutamento della manifestazione in atto in questi anni.

Da evento ideato nel 2009 come “la prima fiera internazionale dell’area mediterranea dedicata a innovazione, ricerca, sviluppo e tecnologie civili inerenti al mare“, a prevalentemente militare.

Una delle poche in Italia, dove gli operatori principali sono le aziende del settore bellico, insieme alle Marine Militari degli Stati invitati.

No all’economia del genocidio

L’evento ha così rimpiazzato la Mostra navale italiana, di fatto la “Mostra navale bellica”, che si è tenuta a Genova negli anni ottanta: non a caso i principali sponsor di “SeaFuture 2025′′ sono proprio le maggiori aziende del comparto militare come Fincantieri, MBDA, ELT Group, Leonardo, Intermarine.

Tra i co-organizzatori figura l’AIAD, la Federazione delle Aziende Italiane per l’Aerospazio, la Difesa e la Sicurezza.

Come per le recenti edizioni, anche quest’anno lo “sviluppo di opportunità di business” per le imprese nazionali, gli Enti e le Agenzie statali del “comparto difesa” attribuisce “I’importanza strategica” dell’evento.

La rilevanza internazionale dell’evento è promossa attraverso l’invito alle Marine Militari e alle “National Delegation” (NAD) di oltre 140 Paesi, tra i quali figurano molti regimi repressivi o coinvolti nelle quasi 60 guerre attualmente in corso, come ad esempio, Israele, Libia, Arabia Saudita, Stati Uniti e molti altri.

Come mostrato magistralmente da Francesca Albanese nel report ONU “Dall’economia dell’occupazione all’economia del genocidio”, la devastazione della Palestina, e più in generale quella causata da tutte le guerre, sono sostenute e rese possibili dal coinvolgimento diretto e profittevole di centinaia di aziende private che, in piena luce, lucrano sulla vita e la morte di milioni di persone innocenti.

Demilitarizziamo il mondo

Non possiamo rimanere inerti di fronte a tutto questo. Non possiamo accettare che la volontà popolare che chiede un mondo di pace e giustizia, sia ignorata e sopraffatta da un nuovo regime di guerra globale e di militarizzazione della società come quello che si sta preparando. Abbiamo il dovere morale e politico di fare tutto ciò che è possibile per evitarlo.

La guerra inizia a casa nostra: qui dobbiamo impegnarci per impedirla a fianco di tutte le persone, i bambini, le vittime innocenti, gli obiettori al servizio militare, i disertori dialogando con tutte, a cominciare dai lavoratori, che dai quattro angoli del globo ci chiedono di agire adesso.

  • Ci opponiamo al piano dell’Unione Europea di spendere 800 miliardi di euro per nuovi armamenti e chiediamo al governo italiano di stabilire sanzioni nei confronti di Israele per le reiterate violazioni del diritto internazionale umanitario e di cancellare subito l’accordo di cooperazione militare con lo Stato di Israele.
  • Ci mobilitiamo perché SeaFuture sia riconvertito alla sua mission originaria: una fiera internazionale dell’area mediterranea dedicata a innovazione, ricerca, sviluppo delle tecnologie civili inerenti al mare, per promuovere la sostenibilità ambientale e sociale.
  • Ci attiviamo per de-militarizzare La Spezia, vogliamo la riconversione delle industrie belliche cittadine e che gli spazi ad uso militare tornino a essere luoghi di socialità e non di preparazione delle guerre.

Per questo, noi, organizzazioni e persone che si oppongono alla logica della guerra, della violenza, del razzismo, del nemico e promuovendo e praticando percorsi di Pace e solidarietà internazionale, dal 27 settembre al 2 ottobre costruiremo, insieme a chi condivide questo appello, una settimana di mobilitazioni, iniziative e azioni nonviolente volte a contrastare il regime di guerra plasticamente rappresentato da Seafuture.

 

La Scuola ripudi Seafuture

petizione online

Anche quest’anno studentesse, studenti e docenti delle scuole spezzine sono destinatari degli inviti ai cosiddetti Seafuture Awards, nell’ambito di progetti didattici ideati per la piattaforma Seafuture.

Il conferimento dei premi è l’unico evento pubblico della manifestazione che, per la sua parte più rilevante, si svolge rigorosamente a porte chiuse all’interno dell’Arsenale militare, dove gli organizzatori hanno invitato le marine militari di molti paesi, compresi quelli in guerra, alcuni responsabili di gravi violazioni dei diritti umani ( tra gli altri Libia, Egitto, Arabia Saudita ) e persino di genocidio, come nel caso di Israele, alla cui delegazione politico-militare è stato addirittura offerto, in modo stupefacente, il ruolo di ospite d’onore dell’ evento.

Seafuture si terrà alla Spezia dal 29 settembre al 2 ottobre e il suo fulcro consisterà nella presentazione e compravendita di mezzi militari e sistemi d’arma, di fatto una mostra bellica, una vetrina inaccettabile in un contesto come quello attuale, che vede in corso 56 guerre nonché lo sterminio pianificato del popolo palestinese da parte dell’esercito israeliano a Gaza e l’allargarsi dell’occupazione illegale in Cisgiordania.

Seafuture altro non fa che promuovere gli affari delle aziende del settore “difesa e sicurezza”, salvo presentarsi come evento ambientalmente sostenibile e finalizzato all’innovazione tecnologica.

Non possiamo accettare un inganno così sfacciato, che attribuisce alle scuole il ruolo di foglia di fico di interessi industriali e militari, eleva i mercanti d’armi alla dignità di formatori e permette loro di presentarsi a braccetto con chi quotidianamente ha il compito di educare alla pace e alla convivenza tra i popoli. Siamo convinti che istituzioni della scuola e docenti debbano mantenersi fedeli alla loro missione fondativa, quella di formare giovani pensanti, critici, solidali, capaci di perseguire ostinatamente pace e giustizia, di opporsi a spinte e derive belliciste, coloniali e razziste e di resistere a chi li vuole ridotti al rango di consumatori obbedienti, stagisti servizievoli, lavoratori disponibili a qualunque condizione.

Chiediamo pertanto a dirigenti, docenti, studentesse e studenti, personale scolastico, Collegi docenti e Consigli d’Istituto, cittadine e cittadini di boicottare, ciascuno con le modalità che gli sono proprie, la mostra bellica denominata Seafuture e di respingere questo tentativo di intrusione nelle attività didattiche con strumenti, logica e fini tipici del sistema militare-economico-politico locale e nazionale, un apparato che fa sembrare normale la collaborazione degli istituti scolastici con una mostra bellica che subordina al profitto il diritto internazionale, inganna e umilia le scuole, per loro natura e missione fedeli al ripudio della guerra previsto dalla Costituzione Repubblicana.

Alle e ai docenti chiediamo di aiutare ragazze e ragazzi a riflettere sulla produzione e il commercio di sistemi d’arma promossi e sostenuti con il denaro pubblico, utilizzati per politiche di riarmo che sottraggono risorse ai veri bisogni delle comunità: tra gli altri, uno studio di qualità accessibile a tutti, salari dignitosi e regolari, cure gratuite, rapide ed efficaci. Chiediamo loro di aiutare ragazze e ragazzi a coltivare il sogno di un Mediterraneo diverso rispetto al mare oggi pattugliato da navi militari e sorvegliato con sofisticati sistemi di controllo digitale allo scopo di respingere i profughi, un mare diventato fossa comune di donne, uomini e bambini in fuga anche dai quei paesi presenti a Seafuture.

Chiediamo altresì alle Istituzioni scolastiche locali nella persona della direttrice dell’Ufficio Scolastico Provinciale di interrompere ogni collaborazione con la mostra bellica di Seafuture e le sue varie articolazioni.

Chiediamo al mondo della scuola e dell’università, alle famiglie, alla società civile di sottoscrivere questo appello, di boicottare pubblicamente la mostra bellica Seafuture, di non offrire la propria collaborazione e di unirsi a noi per promuovere una campagna di eventi, contestazioni e approfondimenti, perché Seafuture sia riconvertito all’ambito
civile e della ricerca.

PETIZIONE : https://www.change.org/p/la-scuola-ripudi-seafuture

No alla mostra militare navale (La Spezia, 27 settembre – 2 ottobre 2025) / TUTTO SARÀ NIENTE