Dopo gli attacchi terroristici degli integralisti israeliani a Taybeh, dove nelle settimane precedenti hanno tentato di bruciare siti archeologici e religiosi, i coloni che vivono negli insediamenti illegali costruiti in Cisgiordania questa volta hanno individuato come obiettivo un altro storico villaggio palestinese, Ein Arik.
Ieri, domenica, gli abitanti di questo villaggio sono stati svegliati al rumore dei mezzi pesanti e bulldozer dei coloni che hanno circondato alcune zone del paese e hanno iniziato a sradicare gli olivi secolari che rappresentano un mezzo di sostenimento per la popolazione, oltre al valore culturale e politico che rappresenta l’albero di olivo per i palestinesi e per tutti gli abitanti dei Paesi mediterranei.
Ein Arik dista circa 10 chilometri ad ovest da Ramallah e ha 2.000 abitanti, cristiani e musulmani; a poca distanza dalla moschea c’è una chiesa. È una città molto particolare non solo per la sua storia, ma anche per il modello che rappresenta di convivenza pacifica tra cristiani e musulmani.
Inoltre in questa città Giuseppe Dossetti, monaco e padre costituente della nostra Repubblica aveva stabilito la sua dimora e ha costruito una bellissima comunità , la Piccola Famiglia dell’Annunziata.
Giunta sul luogo, la forza di occupazione ha subito protetto i coloni che stavano per aprire una strada in mezzo alle abitazioni, sradicando oltre 200 olivi. La mobilitazione degli abitanti non ha impedito ai coloni protetti dall’esercito di compiere questa ennesimo crimine.
Il paese è già circondato da insediamenti dei coloni.
Questa offensiva israeliana in Cisgiordania da parte dei coloni protetti dall’esercito è finalizzata alla deportazione della popolazione autoctona per sostituirla con coloni arrivati da ogni parte del mondo.
Quello che sta accadendo sotto gli occhi di tutti è identico a quanto avvenne nel 1948 nella Nakba, è una azione coordinata e progettata tra coloni e esercito e si concretizza sul terreno a diversi livelli.
Fonti palestinesi parlano di 39 irruzioni dell’esercito, ieri, in città e villaggi con distruzioni e arresti. 13 invece le aggressioni dei coloni ebrei ‘messianici’ contro contadini e pastori palestinesi in vari località.
Le devastazioni hanno preso di mira gli olivi, e va ricordato che siamo alla vigilia della stagione per il raccolto. Con queste azioni i coloni intendono distruggere l’economia palestinese costringendo la popolazione ad andare via; questa pratica intimidatoria oramai è quasi quotidiana; poco tempo fa Taybeh era stata oggetto di attacchi.
Il mio auspicio e appello è rivolto alla comunità internazionale, alle personalità religiose, diplomatiche e istituzionali, siano esse locali e internazionali, per mettere fine a questa tragedia ed evitare una nuova Nakba, perché nessuno può dire ed affermare di non sapere.
Stare in silenzio in questo momento drammatico rappresenta senza alcun dubbio una complicità. Le guerre non hanno mai risolto nulla; dobbiamo operare tutti ciascuno nel suo ruolo e posizione per una pace giusta e durevole .
Milad Jubran Basir, giornalista italo-palestinese e attivista per i diritti umani.










