Riceviamo e pubblichiamo dalla agenzia stampa Interris.it questo articolo di Rosario Trefiletti
La situazione economica delle famiglie italiane, in particolare sul versante dei consumi, è tutt’altro che rassicurante.
I dati più recenti evidenziano una contrazione significativa, soprattutto nel comparto agroalimentare, da sempre termometro attendibile delle condizioni di vita dei nuclei familiari.
Il potere d’acquisto resta debole, incapace di tenere il passo con un’inflazione persistente che continua a erodere il valore reale delle retribuzioni, rimaste sostanzialmente invariate negli ultimi anni.
A questa dinamica si aggiunge un fenomeno sempre più preoccupante: l’incremento dei cosiddetti “lavoratori poveri”.
Pur in presenza di un aumento dell’occupazione a livello nazionale, la qualità del lavoro disponibile lascia spesso a desiderare.
Si moltiplicano, infatti, impieghi caratterizzati da bassi salari, instabilità contrattuale e assenza di reali tutele.
Non è un caso che molti giovani, spesso con alti livelli di istruzione, scelgano di lasciare l’Italia, attratti da stipendi più adeguati, maggiori opportunità professionali e da una qualità della vita che altrove appare più sostenibile.
Un’altra categoria particolarmente esposta è quella dei pensionati, tra i più penalizzati dall’impennata dei prezzi.
Il loro potere d’acquisto si è notevolmente ridotto, minacciato da un’inflazione che colpisce soprattutto i beni e i servizi essenziali, rendendo difficoltosa la copertura dei bisogni primari.
Il quadro che ne emerge è quello di un Paese che si sta lentamente impoverendo.
Un processo aggravato da fenomeni strutturali ormai consolidati: la deindustrializzazione, il calo demografico e la stagnazione della produttività.
Le conseguenze non sono solo di natura economica, ma investono l’intero tessuto sociale.
A risentirne è anche la tenuta del sistema di welfare, sempre più fragile a causa della riduzione della base contributiva, fondamentale per il finanziamento di servizi pubblici cruciali come la sanità, l’istruzione e la previdenza.
Oggi, in Italia, oltre sei milioni di persone vivono in condizione di povertà assoluta.
Un dato che, in un Paese avanzato, dovrebbe sollevare un’allerta generalizzata, non solo tra le istituzioni, ma in tutta la società civile.
Non si tratta di un’emergenza temporanea, ma di una crisi sistemica che richiede un intervento profondo, mirato e strutturato.
Servono politiche pubbliche coraggiose e investimenti strategici, a partire dalle risorse del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza, per rilanciare l’occupazione, sostenere l’innovazione tecnologica e incrementare la qualità della produzione.
Solo investendo in competenze, sostenibilità e crescita inclusiva si potrà restituire slancio all’economia italiana e costruire un futuro più equo, più stabile e più dignitoso per tutti.










