La giornata con più partecipanti. Si parlava di 60, saremo stati il doppio.
Una tappa piena di bambini, di gente nuova che si è unita alla marcia, di soste lungo i paesi: Magnano, Zimone, ricetto di Viverone, Roppolo. Ad ogni sosta l’accoglienza, la lettura della petizione, i saluti del sindaco, del parroco, delle proploco e dei cittadini, un rinfresco e un momento di confronto.

Punto di partenza della giornata: Torrazzo, attraversiamo i boschi della Serra morenica di Ivrea in direzione del paese di Roppolo, vicino al lago di Viverone, dove dormiremo la sera.

Magnano ci accoglie con moltissime persone ad attenderci, venute apposta per passare un momento insieme e firmare la petizione. Tutti ringraziano, fanno un pezzo di strada con noi, la processione laica si allunga e si colora di altre bandiere della pace e della Palestina, regalandoci momenti di intensa emozione. Due signore di Alessandria, mamma e figlia, venute per protestare insieme a noi contro il genocidio. La mamma è ultra ottantenne, ci hanno seguito tappa dopo tappa in automobile, per affermare la vicinanza al popolo palestinese e l’importanza di incontrarsi, di fare qualche passo insieme, di partecipare. Una famiglia di palestinesi esprime la sua gratitudine, la sindaca Anna Grisoglio ci parla dell’importanza di prendere posizione. Magnano è stato tra i primi comuni ad aderire alla petizione della Local March for Gaza. Guido Dotti del monastero di Bose ci trasmette parole profonde di denuncia: “Proseguite il cammino di questa marcia, continuate, continuiamo in ciò che è giusto, nonostante la lacerante sofferenza del misurare la nostra incapacità di prevenire e poi fermare il male assoluto che sta avvenendo sotto gli occhi del mondo e sotto i nostri occhi a Gaza. Se è importante definire “genocidio” questi crimini contro l’umanità, è assolutamente prioritario e decisivo far sì che cessino, ora, subito. Ci invita poco dopo a Bose, per un caffè insieme alla comunità del Monastero.

A Zimone altra accoglienza, altre parole di vicinanza, altri abitanti che ci raggiungono. Nazarena Lanza ricorda come non si tratti di un problema di convivenza tra religioni, perché fin dall’inizio del secolo scorso palestinesi ebrei, cristiani e musulmani vivevano in pace. Contrariamente all’ebraismo, il sionismo non è una religione, ma un’ideologia, il cui obiettivo dichiarato è quello di costruire una nazione per soli ebrei, per lo più stranieri, nella Palestina storica. Israele è uno stato confessionale, senza costituzione nè confini stabiliti, in cui i palestinesi – chiamati arabi –  vivono in una condizione di apartheid. La ragazza palestinese si avvicina per ringraziare e abbracciare.

Arrivati al ricetto di Viverone ci accoglie il sindaco Massimo Pastoris salutando uno per uno tutti i partecipanti alla marcia e una moltitudine di ragazzi e ragazze che offrono un rinfresco e un saluto.
Mentre leggiamo la petizione la gente continua ad arrivare, per firmarla e percorrere con noi l’ultimo tratto della tappa. Siamo stati invitati a sederci in un giardino del ricetto, davanti a noi un piccolo pianoforte. Due donne, una delle quali con vestiti iraniani, hanno letto poesie, trasformando parole e musica in una denuncia alla guerra, esprimendo desiderio di libertà, unità e solidarietà per il popolo palestinese.

Gli ultimi chilometri con vista sul lago di Viverone ci hanno portato alla Casa del Movimento Lento, che ci ha accolto con quell’energia che solo il viaggio lento sa dare. E così abbiamo consumato insieme piatti diversi portati dai volontari del paese, chiacchierato e ripercorso insieme le emozioni di questa giornata.
Domani l’ultimo giorno in cammino ci attende. Milano si avvicina e noi siamo pronti.

Sara Massarotto e Nazarena Lanza