Ravenna, 21 giugno 2025 – Nemmeno il tempo di depositare l’esposto riguardante le prove di trazione svoltesi il 18 giugno, senza Ordinanza esposta, senza transenne, senza avvisi entro le 48 ore, ed eseguite senza le benché minime misure di sicurezza individuali e verso cose e persone; prove dalle quali scaturiranno presumibilmente nuovi abbattimenti di pini in via Maggiore, e subito si attiva la macchina della propaganda politica più stomachevole.

Nonostante quasi duemila firme raccolte, a spregio della partecipazione e del volere di tanti cittadini, a spregio della storia e di un viale di centro storico il cui assetto risale ad oltre 70 anni e dunque sottoposto a tutela, una delle ultime azioni di propaganda del precedente assessore al Verde pentastellato Gallonetto fu quella di piantare alcuni lecci al posto dei 60 pini abbattuti negli ultimi anni.

Un assessorato creato appositamente, come accaduto in altre città in cui i 5 Stelle, dopo averlo attaccato ferocemente, sono andati in appoggio al Partito Democratico. Senza ascoltare esperti di fama internazionale, quali il dottore forestale Gian Pietro Cantiani, che evidenziavano le molteplici criticità di una simile scelta, la prova di forza contro i cittadini e contro la storia di Ravenna fu attuata, ma i poveri lecci, come prevedibile, sono in grande sofferenza e alcuni dei quali si sono seccati in pochi mesi. Nulla di diverso da quanto capita in tutte le cementificazioni e le “riforestazioni” che pullulano a Ravenna, dove gran parte dei giovani alberelli piazzati qua e là a compensare i danni, passano a miglior vita in tempi veloci.

Non appena la cosa è stata fatta notare, subito la propaganda si attiva, e al posto dei lecci secchi, vengono piantati… nuovi lecci! L’incredibile messa in scena si svolge a fine giugno, con temperature oltre i 30 gradi. Non può mancare la passerella sotto il sole torrido del neo assessore Schiano, sempre 5 Stelle, riuscito a scalzare il collega, che plaude in maglietta alla piantagione. Lo stesso che, non si capisce per quale motivo, prima di essere nominato assessore, dichiarava: “Bisogna scegliere soluzioni alternative all’abbattimento dei pini”.

Quale rispetto per la storia, per la via d’accesso principale a Ravenna, per il simbolo di Ravenna e dell’Italia intera (il pino “domestico”, cioè “di casa nostra”, detto anche “italico”), per le casse comunali, e per il bene comune “acqua”, da usare – sempre che venga usata – con parsimonia e nei tempi idonei?

Amministratori evidentemente manchevoli persino delle nozioni minime, persino delle leggi, quale la n. 113 del 29 gennaio 1992, che parla espressamente di “periodo migliore per la piantumazione”, che può essere derogato solo “in caso di avversità stagionali o per gravi ragioni di ordine tecnico”, ma che possono disporre tranquillamente dei beni pubblici, di un lauto stipendio e dei proventi delle nostre tasse.

Il gruppo di cittadini “Salviamo i pini di Lido di Savio e Ravenna”