La “Coalizione ambientale TESS”, il Comitato “No eolico Industriale Firenzuola”, il “Comitato Tutela Crinale Mugellano Crinali Liberi” intendono fare corretta informazione su quanto apparso sulla Nazione Cronaca il 4 maggio scorso riguardo a possibili impropri confronti tra impianti eolici del Mugello che potrebbero ingenerare sovrapposizione e confusione. E’ necessario invece fare chiarezza.
Nell’articolo del 4 maggio apparso sulla Nazione si paragonano due impianti industriali eolici, uno realizzato parecchi anni fa e l’altro in fase di attuazione e oggetto oggi di ricorsi, appelli, segnalazioni, esposti, iniziative e assemblee pubbliche.
In comune i due impianti hanno soltanto il nome della ditta proponente. Il primo impianto denominato Carpinaccio è situato a 700 metri slm ed è nato nel 2012; l’altro, ancora non realizzato, è il contestato impianto del Monte Giogo di Villore, progettato a oltre 1.000 metri slm, nell’areale dell’Aquila reale sui confini del Parco Nazionale delle Foreste Casentinesi e sui confini dell’area Rete Natura 2000 ZSC Muraglione – Cascata dell’Acquacheta.
Vediamo le differenze.
L’impianto industriale del Carpinaccio è entrato in funzione quasi 13 anni fa, alla fine del 2012, è nato con modalità di realizzazione meno impattanti e secondo norme allora esistenti e oggi modificate. Il Carpinaccio è costituito da turbine alte 60 metri, invece l’impianto di Monte Giogo di Villore prevede 7 turbine alte 170 metri, ora modificate a 160 metri (quindi circa tre volte tanto), con il conseguente bisogno di deforestare, sbancare e allargare sentieri naturalistici per permettere il passaggio dei componenti di pale molto più grandi e alte, su un territorio estremamente fragile, franoso e instabile come recentemente evidenzia la frana causata dai lavori per l’eolico sotto il gasdotto SNAM sul Sentiero 00.
Un ambiente naturale ricco di biodiversità e di acque che sarà di conseguenza irreversibilmente devastato rispetto a quello del Carpinaccio, perché richiede di fare piste dentro faggete, sbancamenti severi in altezza e larghezza di versanti per raddrizzare le curve, tombamenti di torrenti (da cui derivano alluvioni a valle per occlusione del corso naturale), e riempimenti di impluvi di corsi d’acqua. Senza contare i 14 km di Sentieristica Nazionale ed Europea interrotta e industrializzata per sempre e quindi privata del fascino che attira oggi turisti, escursionisti e camminatori.
Inoltre, l’impianto del Carpinaccio è assoggettato al regime delle royalties (i contributi che la ditta costruttrice deve al Comune). Con le royalties un Comune incassava dei soldi e con quelli poteva pagare la spesa corrente, anche l’illuminazione pubblica, come afferma il sindaco di Firenzuola. Oggi questa possibilità è decaduta. Al suo posto sono previste solo “eventuali” opere di compensazione per i danni paesaggistici e turistici subiti. Quindi niente soldi utilizzabili per le spese comunali di illuminazione o altro, e nessun obbligo: le compensazioni possono essere eluse. Dal 2016 infatti (Sentenza della Corte Costituzionale numero 46/2021 su tre Comuni ricorrenti), ci sono casi in cui la ditta costruttrice dell’impianto ha smesso di versare al Comune le pattuite compensazioni, in quanto non dovute ma solo, appunto, “eventuali”.
Mettere accanto due impianti tanto differenti è del tutto inappropriato e non fa corretta informazione nei confronti di una popolazione che invece ha bisogno di conoscere ciò che succede davvero sul proprio territorio per essere partecipe e consapevole di quello che vi accade e delle conseguenze effettive sull’economia locale.
Infine va segnalata una curiosità che rasenterebbe il ridicolo se non fosse invece triste e seria per chi investe seriamente nel turismo. Si racconta che all’interno del Carpinaccio la ditta abbia realizzato una zona pic-nic frequentata da turisti.
A riprova della narrazione mistificatoria sull’impianto del Carpinaccio, si arriva ad affermare che in una fantomatica area pic-nic allestita dalla ditta costruttrice sotto le turbine eoliche vi sia affollamento di turisti entusiasti. Chiunque può constatare, recandosi sul posto, l’assoluta infondatezza della notizia: del resto, quale turista sceglierebbe mai di trascorrere il proprio tempo libero in un ambiente industrializzato, artificiale e inquinato dal punto di vista acustico e paesaggistico, come è tristemente diventata l’area del Carpinaccio con l’installazione delle turbine?
Una narrazione che ricorda la falsa narrativa circolata intorno alle bollette gratuite o ridotte per tutti i residenti dei Comuni dove hanno sede gli impianti industriali eolici.
Con l’occasione la Coalizione ambientale TESS e i Comitati dell’Appennino Mugellano hanno invitato tutti Domenica 11 maggio a Corella, Dicomano, FI, presso Universal Harmony, ore 10.00 ad una giornata di scienza, informazione e benessere sul tema degli impianti industriali eolici sui crinali dell’Appennino per una vera informazione che non sia propaganda di coloro che perseguono la colonizzazione industriale degli ecosistemi naturali rimasti meglio conservati. Le alternative alla devastazione ambientale sono realizzabili e perseguibili secondo i documenti delle stesse Agenzie ISPRA, ENEA e secondo le stesse indicazioni del PNIEC, che invitano ad occupare superfici già industrializzate e cementificate, senza consumo di suolo, e nel caso specifico, senza mettere a rischio l’evidente fragilità e franosità dell’Appennino.
Coalizione ambientale TESS Transizione Energetica Senza Speculazione
Comitato No eolico industriale Firenzuola
Comitato Tutela Crinali Mugellani Crinali Liberi










