Una delle peculiarità, se così possiamo definire, del campo Aerospaziale, è l’imprevedibilità della riuscita di una missione.

Ora, a distanza di 60 anni dal primo volo orbitale, la tecnologia ha fatto passi da gigante e il numero degli insuccessi si è ridotto di molto, pur rimanendo una eventualità legata a diversi fattori sempre meno legati alla ingegnerizzazione del sistema di volo, quanto alla bontà della componentistica utilizzata o a difetti strutturali.

Agli albori della scienza Spaziale, tali eventualità erano più frequenti, tanto che, le orbite intorno alla nostra Pallina Blu in viaggio nell’Universo, sono pieni di detriti di ogni genere.

Fa notizia, in questi giorni, un oggetto particolare ormai in viaggio da 53 anni: sto parlando della sonda Sovietica Cosmos 482.
Lanciata verso Venere nel 1972, venne costruita nell’ambito di un programma legato alla esplorazione di Venere e con il compito di atterrare sul secondo pianeta del Sistema Solare.

Subito dopo la partenza da Terra, il vettore di trasporto ebbe un guasto tale da provocare la divisione della sonda in due parti.
Entrambe entrarono in orbite particolari attorno al nostro Pianeta e, mentre la sezione principale decadde precipitando circa 10 anni dopo il lancio, nel 1981, la seconda rimase “intrappolata” su un’orbita più ampia fino ai giorni nostri.
Dopo più di cinquant’anni, ora potrebbe rientrare sulla superficie Terrestre anche questa seconda parte della sonda contenente il Lander.

L’arrivo, intorno al 10 Maggio, non risparmia alcune sorprese…

Oltre alla alta possibilità che il relitto rientri intero nella atmosfera, questo perché il suo design era tale da dover resistere alle forti temperature e pressioni che avrebbe incontrato su Venere, pare sia seguito da un oggetto più piccolo.

Le osservazioni satellitari del sistema in rientro, infatti, pare abbiamo catturato immagini relative a quello che a tutti gli effetti potrebbe essere il paracadute del Lander.

Quest’ultimo era il sistema frenante della sonda e che avrebbe dovuto fare atterrare “dolcemente “ l’oggetto sulla superficie di Venere.
Essendo ora estratto, dovrebbe teoricamente bruciare al rientro nella atmosfera, nonostante ciò andrebbe anche, nel tragitto di rientro, a modificare sostanzialmente l’angolo di rientro della sonda e questo porta delle grosse incertezze sul luogo in cui il sistema dovrà toccare la superficie Terrestre.

Vista la sua inclinazione, i possibili punti di atterraggio seguono una rotta che passa tra Londra, a nord, e le Isole Falkland a sud (al largo della costa orientale dell’Argentina, nell’Oceano Atlantico meridionale).

Le dimensioni dell’oggetto, sono abbastanza rilevanti: pesa circa mezza tonnellata ed è grande quanto un pianoforte a coda da concerto, giusto per dare una idea e si annuncia che sarà osservabile, da diverse zone, come un bolide di fuoco che attraverserà il cielo.