La militarizzazione non è solo la presenza di Forze dell’Ordine e Forze Armate all’interno delle scuole in veste di formatori e formatrici e conseguentemente di un approccio di questo tipo nei contenuti veicolati.

Ci sono istituti, come il Liceo scientifico “Augusto Righi” di Roma, che sperimenta sulla pelle dei propri studenti e studentesse varie modalità di repressione di autoritarismo anche con l’ausilio di poliziotti della DIGOS, che vengono chiamati “ogni tre per due” ad ogni forma di dissenso interno o di manifestazione di una propria idea politica.

Lo scorso anno scolastico questo liceo si era reso protagonista di un atto intimidatorio nei confronti di un nostro collega che nell’ambito della sua lezione di storia ha avuto l’ardire di utilizzare vocaboli come genocidio apartheid rispetto ai fatti della Palestina. In quel caso fu direttamente la comunità ebraica che aveva un paio di ragazzi proprio nella sua aula a chiedere al ministro Valditara di prendere provvedimenti, che ovviamente non si fecero attendere. Il collega si è dovuto sedere dietro una commissione presieduta da ispettori ministeriali che gli hanno chiesto di giustificare il numero di vocaboli utilizzati, facendo addirittura riferimento al registro elettronico.

Anche verso gli studenti e le studentesse l’atteggiamento non era pedagogicamente parlando tra i più concilianti e formativi, ma evidentemente non bastava. La nuova preside, proveniente dal liceo Nomentano dove, tra le altre “gesta” eclatanti, a pandemia conclusa, impose la DAD per aggirare l’occupazione studentesca, è sicuramente più adatta a imporre il polso fermo nei confronti di studenti sempre più agitati e in lotta politica.

Ad ogni espressione di dissenso oppure ad ogni manifestazione di un’idea politica e quindi non una propaganda partitica la DIGOS interviene per identificare o per reprimere presunti reati che spesso si sciolgono come neve al sole.

In questa intervista rilasciata a Radio Onda d’Urto per la trasmissione Scuola Resistente, due studenti del collettivo Ludus raccontano come le modalità autoritarie di questa preside che peraltro assomigliano a quelle di molte e molti altri in Italia, hanno svuotato il già flebile ruolo democratico dei collegi docenti, ma abbiano avuto l’effetto positivo di unire nella lotta per una maggiore democrazia studenti genitori e insegnanti, tutti sulla stessa barca!