Pochi giorni fa la navetta Dragon di Space X ha fatto un volo, seguendo un’orbita Polare, con a bordo quattro astronauti.

Ormai siamo abituati a vedere navette ed equipaggi, di varie nazionalità ed Agenzie Spaziali, partire con vettori diretti in Orbita Bassa e rientrare a terra a missione conclusa.

Ma cosa ha avuto di speciale il volo FRAM2 partito il primo aprile dal poligono del Kennedy Space Center (Florida) e rientrato pochi giorni dopo?

Le particolarità sono fondamentalmente un paio: un equipaggio non professionista e una rotta di volo non comune per le missioni con astronauti a bordo.

I quattro componenti la missione, infatti, erano tutti dei “civili” alla loro prima esperienza e senza un background militare o professionale in campo astronautico… praticamente turisti, ma grazie alla esperienza ormai acquisita in questi decenni di missioni spaziali in orbita bassa, il volo era da considerarsi di routine.

La novità vera è propria, invece, è stata la rotta seguita dalla capsula durante il volo.

Come accennato è stato un volo che ha seguito una rotta particolare, ovvero una rotta Polare, un’orbita che ha permesso una traiettoria orbitale che univa il polo Nord ed il polo Sud della Terra.

L’Orbita Polare è un caso particolare di orbita inclinata rispetto al piano equatoriale con una inclinazione molto vicina ai 90° rispetto all’equatore.

Fino ad oggi nessuna missione con equipaggio aveva ancora seguito tale rotta, solo i cosmonauti russi, durante le loro prime missioni, si erano avvicinati ai poli con missioni che arrivavano a circa 65° di inclinazione.

Il vettore utilizzato, il Falcon 9, ha quindi inserito la capsula su di un’orbita perpendicolare all’Equatore.

Durante le fasi della missione, l’equipaggio ha condotto ben 22 esperimenti scientifici e di ricerca durante i quattro giorni di missione.

Al termine del viaggio la capsula Dragon è ammarata in un punto al largo della costa californiana.