Torino è una città speciale, perché ha quattro fiumi, ama ricordare l’ing. Francesco Tresso, assessore alla Cura della Città, con deleghe al Verde Pubblico, alla Tutela degli Animali e alla Protezione Civile. La presenza di quattro fiumi è un pregio, ma è anche fonte di rischi, in aumento nell’epoca del cambiamento climatico.

Tuttavia i Torinesi dovrebbero sentirsi al sicuro: sono amministrati da un sindaco professore di Geologia Applicata e dall’assessore Tresso, che riporta nel suo curriculum vitae diverse pubblicazioni sui rischi idrogeologici, tra le quali Descrizione dei principali eventi alluvionali che hanno interessato la regione Piemonte, Liguria e nella Spagna Nord-Orientale.

Invece sicuri non ci sentiamo per niente: perché Lo Russo e Tresso, dopo l’entrata in politica, sembrano essersi totalmente dimenticati delle cognizioni apprese e divulgate. Lo Russo infatti difende con fierezza la decisione di collocare un ospedale alla Pellerina, cementificando un’area in cui hanno sempre trovato sfogo le esondazioni della Dora Riparia, mentre Tresso è coproponente, insieme all’Assessore allo Sport Domenico Carretta, del progetto del Parco dello Sport e dell’Educazione Ambientale nella riserva naturale del Meisino che, situata alla confluenza dei fiumi Dora, Stura e Po, è simultaneamente una delicata area protetta in area urbana, ricca di biodiversità (include una Zona di Protezione Speciale della Rete Natura 2000) e un’area golenale fondamentale per la mitigazione delle piene fluviali.

I professionisti che hanno redatto lo Studio di compatibilità idraulica hanno messo le mani avanti, scrivendo chiaro che tutte le opere, incluso il Centro di Educazione Sportiva e Ambientale ottenuto ristrutturando in violazione del Piano d’Area – un ex galoppatoio militare, potranno naturalmente subire danni o deterioramenti a seconda della frequenza e dei battenti idraulici delle piene. Piene contro le quali non possono essere difesi o irrobustiti in alcun modo, perché in quell’area, cassa di espansione naturale, è vietato aggiungere elementi che ostacolino il deflusso delle acque. (E però, un po’ di cemento, per le fondamenta del Centro, è stato gettato, ancorché Tresso e Carretta si inalberino se lo si ricorda.)
Ora, in questi giorni abbiamo sentito e letto dichiarazioni degli assessori, dei vertici dell’Ente di Gestione delle Aree Protette del Po Piemontese, dei consiglieri di maggioranza della Circoscrizione 7, nonché del partito Sinistra Ecologista, che magnificano la Variante al progetto, come se avesse risolto tutte le criticità.

Tutti rivendicano il merito delle modifiche, dichiarando, implicitamente, di aver approvato in precedenza un intervento che faceva acqua da tutte le parti. In verità ne fa e ne farà più di prima, e in senso letterale. Ci riserviamo di tornare sul contenuto della Variante, ma intanto segnaliamo che il rischio idraulico aumenta: i due circuiti del pump track vengono infatti trasferiti da un’area allagabile in caso di piena catastrofica (Fascia C) a un’area inondabile (e già inondata, l’ultima volta nel 2016, in fascia B) in caso di piena ordinaria.

Rapporto stilato nell’ambito del programma INTERREG – IIC – Gestione del Territorio e prevenzione delle inondazioni, Dipartimento per i Servizi Tecnici Nazionali, Roma 2001).

Lo spostamento è stato suggerito dalla Consulta per l’Ambiente e il Verde, con la lodevole intenzione di salvare il bosco in cui in origine si collocavano due piste per pump track, lunghe 74 m e 130 m, asportando tutta la vegetazione per 5 m di larghezza. La Consulta non ha però considerato che piazzare qui le piste significa far finire sott’acqua alla prima inondazione l’intero progetto: il pump track e lo skill bike (sullo stralcio effettivo di quest’ultimo sono ancora leciti dubbi, data la contraddittorietà di affermazioni e documenti) erano le uniche opere che, nella loro collocazione originaria, si salvavano dalle piene ordinarie. Così hanno scritto i progettisti. (Noi riteniamo che fossero da stralciare entrambe, insieme al ciclocross… e al resto del progetto.)

I nostri concittadini si chiederanno: ma non ci sono Enti preposti a bloccare i progetti dei tecnici che appena eletti a una carica politica dimenticano le loro conoscenze (tranne quando devono scrivere il curriculum)?

Purtroppo, oltre all’Ente di Gestione delle Aree Protette del Po Piemontese (che avrebbe dovuto bocciare il progetto per conflitto con il Piano d’Area e con le Misure di Conservazione Rete Natura2000, ma non l’ha fatto), anche la Soprintendenza e l’Agenzia Interregionale per il fiume Po hanno espresso parere positivo.

L’AIPO scrive: “la responsabilità della fruizione in sicurezza delle aree oggetto di autorizzazione resta in ogni caso in capo al Richiedente; l’accesso e l’utilizzo delle aree dovranno essere interdette in caso di allertamento per eventi metereologici [sic!] avversi, che possano determinarne [sic!] l’allagamento delle stesse.” E ancora: “Il Richiedente sarà tenuto all’immediato risarcimento di tutti i danni che venissero
arrecati alla proprietà pubbliche o private ed al ripristino delle medesime; diversamente, l’Agenzia farà eseguire direttamente le dovute riparazioni, a spese dell’interessato.”

Poiché il Richiedente è il Comune, in caso di danni pagheremo noi cittadini, oltre a dover restituire all’Unione Europea, con interessi, il costo di questo progetto, che anche dopo la Variante rimane superiore a 10,5 milioni. di euro.

 

Comitato Salviamo il Meisino

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