Si è svolto sabato 26 aprile a Teulada il convegno DEFENDEUS SA TERRA NOSTRA, promosso dal movimento A FORAS, che da oltre dieci anni propone iniziative di informazione e di lotta contro le basi e i poligoni militari in Sardegna. Sul territorio di Teulada e, in parte, su quello del comune di Santa Maria Arresi, ricade una delle più ampie servitù militari dell’isola, pari a 7500 ettari, a cui vanno aggiunte le acque prospicenti.
Davanti ad un pubblico di alcune decine di persone, di cui una buona metà abitanti del paese, i relatori si sono concentrati sulle ricadute sulla salute e sull’ambiente delle esercitazioni militari e sulle azioni legali intentate dalla società civile.
Il fisico e attivista Massimo Coraddu ha parlato delle indagini epidemiologiche svolte, dalle quali risulta che tra gli abitanti delle case e dei terreni agricoli prossimi al poligono militare si è riscontrata un’incidenza di mortalità doppia rispetto a quella riscontrata a Teulada centro. Queste persone hanno subito detonazioni pari o superiori ai 120 decibel, oltre la soglia del dolore uditivo, con probabili conseguenze sulla funzione, hanno respirato polveri sottili dense di elementi tossici.
Ha poi ricordato il caso della così detta Penisola Delta, un istmo del promontorio che da almeno trent’anni è stato usato come bersaglio durante le periodiche esercitazioni. Il Ministero della Difesa, costretto dai ricorsi delle associazioni, ha deciso infine di bonificarla, dopo che per anni l’aveva definita “imbonificabile.” Ma al momento non c’è nessun piano di bonifica, se non quello di aprire una strada, facendo brillare gli ordigni inesplosi e portando via i detriti. Ma soprattutto si vuole bonificare quel martoriato istmo, solo allo scopo di riprendere a bersagliarlo.
Graziano Bullegas, di Italia Nostra-Sardegna, ha approfondito il discorso dal punto di vista del danno ambientale, ricordando che all’interno dell’area militare e nel tratto di mare limitrofo esistono due aree protette SIC, di salvaguardia ambientale. Ma come può essere compatibile la protezione della flora e della fauna con la deflagrazione delle bombe? Diremmo incompatibile. E se anche si procedesse davvero alla bonifica della penisola delta, si dimentica che la maggior parte degli ordigni utilizzati durante le esercitazioni finisce in mare. Sulla Valutazione di Impatto Ambientale presentata dalla Difesa, le associazioni Italia Nostra, Assotziu Consumadoris Sardigna, Unione Sindacale di Base hanno fatto ricorso al TAR, di cui si attende il giudizio.
La parola passa quindi all’avvocato Paolo Pubusa, che ricorda che oltre alle basi militari, in Sardegna è presente anche la fabbrica di armamenti della RWM e che le battaglie legali su poligoni e armi si sono spesso intrecciate. Rivela, tra l’altro, che nei documenti presentati dal Ministero della Difesa non c’è traccia dell’esigenza che, dopo la bonifica, si ricominci a bersagliare; questo perché altrimenti faticherebbero a spiegarne il senso.
L’avvocato Giulia Lai riporta invece indietro la memoria al processo penale per disastro ambientale, svoltosi a Cagliari nei confronti dei quattro generali che avevano responsabilità dirette nella gestione delle esercitazioni a Capo Teulada. Sono stati assolti nel 2024 “perché il fatto non sussiste.”
Ma la sorpresa arriva leggendo le motivazioni della sentenza che ammette “che risulta dimostrata la compromissione dell’ecosistema e il rapporto causa-effetto tra esercitazione e inquinamento.” Ma subito dopo, al contrario, ribadisce che “l’attività addestrativa militare risponde agli impegni istituzionali ed agli accordi internazionali della Difesa.”
Si è parlato della salute, si è parlato dell’ambiente, due principi che dovrebbero essere tutelati. Ma constatiamo che esiste anche un terzo principio, quello della sicurezza nazionale, quello della così detta difesa. Che passa sopra gli altri due come un carrarmato.
Aggiungiamo che si può allora chiedere di quale difesa si parla? Difendersi dalle malattie, con una buona sanità territoriale, difendersi dall’inquinamento con le comunità energetiche. La difesa non deve essere armata, ma solidale. Tutto il resto, il Ministero, gli eserciti, l’aviazione, le fabbriche di morte, i droni-killer, fanno parte di altri interessi, quelli del profitto disumano.