Dopo il salvatagio di 71 persone in pericolo in mare nella notte del 24 febbraio, la nave di soccorso Humanity 1 è in viaggio verso il porto di Ravenna, dove dovrebbe arrivare domenica mattina. Questo porto dista 1.611 km dalla posizione del soccorso, un viaggio di quasi 5 giorni.  Finora SOS Humanity ha chiesto per 5 volte alle autorità italiane un porto più vicino a causa delle condizioni dei sopravvissuti a bordo di Humanity 1, tra cui 20 minori, molti dei quali sotto i 16 anni. Il peggioramento del tempo sulla rotta, con freddo, pioggia e onde alte, sono un ulteriore disagio per tutti coloro che dormono sul ponte (anche per i minori), causando esaurimento e mal di mare. Il passaggio lungo le coste italiane durante questo inutile e lungo transito, senza poter ricevere le cure necessarie a terra, ha portato a un crescente stress tra i sopravvissuti a bordo.

– A bordo, le consultazioni mediche e psicologiche si sono susseguite senza sosta dall’ultimo soccorso. Era buio pesto lunedì sera quando il nostro equipaggio ha trovato un’imbarcazione in pericolo verso mezzanotte, dopo aver ricevuto informazioni su un caso di emergenza da Alarm Phone: 71 persone su un gommone non idoneo alla navigazione, nessuno indossava il giubbotto di salvataggio, un forte odore di carburante nell’aria. Avevano trascorso diversi giorni e notti in mare aperto.

– I sopravvissuti soffrono di ferite, ustioni da carburante e alcuni hanno raccontato di essere stati torturati in Libia e mostrano segni visibili. Tutti evidenziano le difficoltà e le violenze che le persone devono sopportare durante i percorsi migratori, in particolare in Libia. Un inutile disagio per persone già vulnerabili è causato da questo lungo transito per raggiungere il lontano porto sicuro assegnato dalle autorità italiane.

– Alcuni sopravvissuti soffrono di infezioni polmonari. A causa delle limitate possibilità diagnostiche a bordo, è difficile definire la gravità delle infezioni, che potrebbero portare a ulteriori danni. A causa dell’esposizione alle intemperie e della ridotta possibilità di riparo a bordo, è difficile che questi pazienti si riprendano. Dovrebbero essere immediatamente portati in un luogo sicuro vicino a terra per ricevere le cure mediche di cui hanno bisogno.

– A bordo di Humanity 1 ci sono anche diverse donne, che viaggiano tutte da sole, una con un bambino di 5 anni, e 20 minori non accompagnati, molti dei quali hanno meno di 16 anni. Molti sopravvissuti raccontano di violenze e maltrattamenti subiti in Libia.

Considerato lo stato fisico e psicologico dei sopravvissuti e la necessità di percorrere la lunga e inutile distanza fino a Ravenna, nonostante le cattive condizioni meteorologiche, l’illegittimità delle assegnazioni sistematiche di porti lontani da parte delle autorità italiane è ancora più evidente. Questa pratica delle autorità italiane viola il diritto dei sopravvissuti di poter scendere a terra in un luogo sicuro vicino e senza ritardi, come richiesto dal diritto marittimo internazionale.

Soccorso civile nel Mediterraneo