Il 5 febbraio la direzione provinciale del Pd bresciano ha deliberato a maggioranza di proseguire nelle trattative con il centrodestra e con il presidente della Provincia Emanuele Moraschini per il governo condiviso dell’ente senza il gruppo Sinistra-Verdi-M5s, che si sono chiamati fuori nei giorni scorsi.

La riunione è iniziata nella prima parte della serata e finita ben dopo la mezzanotte. Al dunque i favorevoli all’accordo sono stati 35 (quasi tutti appartenenti al fronte centristra, ma anche tre “dissidenti” di area Schlein: Rosa Vitale, Serafina Bandera e Giovanna Benini), con due contrari (Angelo Bergomi e Leila Moreschi, due dei riferimenti del cosiddetto gruppo dei 400) e due astenuti (Benedetti e Zambolin). Mentre la cosiddetta sinistra interna e il resto della mozione Schlein (i nomi più noti sono quelli di Claudio Bragaglio, Paolo Pagani, Massimo Reboldi, Camilla Bianchi etc) hanno dichiarato la propria contrarietà all’accordo e sono usciti prima del voto. Sullo sfondo (ovviamente assente, avendo altro riferimento politico) la sindaca Laura Castelletti, che – secondo quanto emerso durante il dibattito – si sarebbe detta favorevole all’accordo.

Interessanti le dichiarazioni di Luca Trentini, segretario di Sinistra Italiana Brescia, che dalla sua pagina Facebook dichiara:

“Ieri era la casa dei comuni, oggi è il governo istituzionale. Artifici linguistici solo per nascondere la realtà dei fatti: un patto politico fra azione, PD, Lega, Fratelli d’Italia e Forza Italia per gestire la provincia.

Con 35 voti favorevoli il PD ha ucciso il tavolo provinciale del centrosinistra per un piatto di lenticchie. Ha prevalso il governismo, quell’horror vacui che attanaglia i democratici quando devono stare all’opposizione. Persino i contrari alle larghe intese dell’era Mottinelli si sono allineati per una vicepresidenza. Fregandosene degli alleati che con i loro voti hanno permesso l’elezione anche dei loro consiglieri in una lista unitaria contrapposta alla destra. Vogliono i nostri voti ma non le nostre idee. Una dinamica che si sta ripetendo troppo spesso e che umilia le nostre istanze e la nostra stessa identità. Per noi è ora di dire basta. Noi rossoverdi siamo fuori da questa ammucchiata. Faremo opposizione. Non senza l’amarezza di aver percorso per anni una strada unitaria che si è rivelata illusoria. Siamo sicuramente più soli, ma scegliamo di essere coerenti. Perché lo voglio vedere il PD fare opposizione al governo di destra, nazionale e regionale, mentre governa la provincia con Fratelli d’Italia o rispondere alle sparate sulla Loggia di Rolfi che, da ieri, è anche il loro vicepresidente, con tanto di benedizione da Del Bono e Castelletti.

È vero, la politica è spesso compromesso. Ma è anche è soprattutto coerenza con i propri valori. Perché le risposte ai cittadini non vengono da un accordo spartitorio insipido e incolore, ma dalla capacità di dare una prospettiva chiara. E destra e sinistra non sono la stessa cosa. Anche se dalle parti di via Risorgimento pare la si pensi così.”