Nel dispositivo che ha rinviato a giudizio i sei indagati della capitaneria di porto e della guardia di finanza, i magistrati hanno messo nero su bianco che quella strage poteva e doveva essere evitata.
Da due anni le famiglie dei morti, le ONG del soccorso in mare e le realtà antirazziste e solidali aspettano giustizia! È un paradosso che in risposta alla strage il Governo, nei giorni successi alla tragedia, in pompa magna, abbia emanato un decreto chiamato “decreto Cutro”. Dopo due anni sono tanti i danni causati da quel decreto ai migranti e ai rifugiati. Ecco perché per non continuare a offendere la memoria degli annegati vorremmo fosse tolto il nome di Cutro dal decreto approvato e cancellata la legge che da esso è derivata. Non si può continuare a utilizzare la stessa parola accostando un decreto così scellerato a un luogo così carico di tragedia e dolore. Quel decreto ha criminalizzato il soccorso in mare, ha inasprito senza misericordia le procedure di frontiera e il trattenimento nei CPR, ha smantellato il sistema di accoglienza integrato per i richiedenti asilo, ha integrato e imposto quello emergenziale, ha aumentato la discriminazione vietando la conversione di diversi permessi di soggiorno e, di fatto, cancellato il permesso di soggiorno per protezione speciale. Quanti danni e quante ingiustizie prodotte!
Che c’entra Cutro con tutto ciò?
La verità è che il “sistema dei flussi” previsto dal decreto è criminogeno e non favorisce gli ingressi regolari ma solo rotte più pericolose! Si sta colpendo la protezione speciale e il principio giuridico del “diritto di asilo” allargando le procedure speciali.
E questo mentre le morti nel Mediterraneo non si sono per nulla fermate e mentre continua senza vergogna l’aggressione amministrativa e addirittura penale alle ONG del soccorso in mare. Continua impunemente il foraggiamento dei lager libici e tunisini e si arriva all’incredibile volo di Stato che riporta in Libia il torturatore di Mitinga Almasri, ricercato dalla Corte internazionale per crimini contro l’umanità. Come non bastasse, è ripresa anche la deportazione in Albania dei migranti, nonostante le precedenti mancate convalide di questa pratica disumana da parte dei giudici delle sezioni specializzate.
Difatti, da Cutro in poi abbiamo visto sempre più distintamente il volto feroce del governo italiano e dell’intera governance europea.
Cosa significa ricordare Cutro
Dopo Cutro è nata la Carovana Verità e giustizia per Cutro e le altre stragi, promossa da Carovane Migranti e da Carovana Abriendo Frontieras. Assieme a loro vogliamo cancellare quella legge ingiusta, dare sostegno alle famiglie delle vittime e mantenere la luce accesa su quella strage.
Intendiamo rivendicare, inoltre, un chiaro e definito codice di comportamento in presenza di un naufragio o di un corpo non identificato, che preveda non solo la raccolta dei dati ante e post mortem utili all’identificazione, ma anche il prelievo del DNA sui corpi senza vita, da confrontare con quello dei familiari che denunciano la scomparsa di un loro caro.
Deve essere garantita, in ogni caso, la tumulazione secondo la volontà e il credo delle famiglie, come pure il rimpatrio delle salme e la tracciabilità per eventuali riconoscimenti o rimpatrio, con una accoglienza degna e adeguata ai sopravvissuti e ai familiari (in concreto: costi di viaggio, vitto, alloggio, supporto medico e psicologico).
Come ci organizziamo per ricordare Cutro
Il 20 febbraio la Carovana Verità e giustizia per Cutro e le altri stragi farà tappa a Marigliano presso la Scuola di Italiano per Stranieri attiva nel Castello Ducale. Sarà uno spazio aperto di discussione e proposta e una occasione per rafforzare la mobilitazione contro la triplice violenza che subiscono oggi i migranti: 1) la violenza nei viaggi, con le strettoie sanguinose dei lager libici e tunisini e la brutalità estrema della rotta balcanica; 2) la violenza in mare, con i respingimenti e le deportazioni in Albania; 3) la violenza in terra, con le regole infernali dei dispositivi burocratici e un razzismo sempre più aperto e diffuso. Di fatto, si nega alle persone del resto del mondo non europeo, di poter arrivare regolarmente e se riescono ad arrivare nella Fortezza Italia, come pure nella Fortezza Europa, non vi è una reale accoglienza. Le persone sono criminalizzate e costrette a una vita di paura, miseria, invisibilità e ipersfruttamento nel circuito del lavoro nero.
Non è solo questione di solidarietà: battersi contro la triplice violenza sui migranti significa contrastare la tempesta che si sta abbattendo sui diritti di tutte e tutti.
Vi invitiamo dunque il giorno 20 febbraio a Marigliano, presso la Scuola di Italiano della Rete Vesuviana Solidale nel Castello Ducale in Piazza Castello, a partire dalle ore 16.
Qui l’ appello










