Scrive nel suo appello la CNESC-Conferenza nazionale degli enti per il servizio civile: “Vogliamo chiedere ai prossimi candidati al Parlamento Europeo di rimettere al centro del dibattito politico il tema della nonviolenza, come scelta politica da perseguire con azioni concrete perché la nostra Europa sia protagonista di una nuova fase di dialogo e di costruzione di un futuro più equo, basato su principi di solidarietà e giustizia sociale”_

Gli interessi economici, i fondamentalismi religiosi, il non rispetto dell’altro e della sua diversità, la mancanza di dialogo e di ascolto, le discriminazioni e le ingiustizie, la cultura dello scarto sono alla base delle diverse guerre-conflitti-violenze che, in modo frammentato, attraversano la nostra terra e pesantemente continuano a mietere vittime soprattutto tra le donne, bambini, persone fragili.
Così come sottolineato da Papa Francesco “Siamo entrati nella Terza guerra mondiale, solo che si combatte a pezzetti, a capitoli”. La guerra in Ucraina, così come il conflitto in M.O. tra Israele e Palestina, così come le tante guerre dimenticate, confermano, purtroppo, le dichiarazioni di papa Francesco.

In questo scenario sia l’Europa, che la nostra Italia, sembrano rispondere al tema della guerra e dei conflitti, con la logica dell’accrescere i fondi per gli armamenti, del ripensare alla leva obbligatoria, dell’avere un esercito europeo per fronteggiare le minacce esterne. Significativo di tale approccio sono le parole del presidente del Consiglio europeo Charles Michel «Se vogliamo la pace dobbiamo essere pronti alla guerra».

Sembra riaffermarsi la vecchia logica che per costruire la pace occorra prepararsi alla guerra.
In questo scenario, vogliamo ricordare con le parole di David Sassoli che l’Europa è nata come progetto di pace: “Siamo immersi in trasformazioni epocali: disoccupazione giovanile, migrazioni, cambiamenti climatici, rivoluzione digitale, nuovi equilibri mondiali, solo per citarne alcuni, che per essere governate hanno bisogno di nuove idee, del coraggio di saper coniugare grande saggezza e massimo d’audacia. Dobbiamo recuperare lo spirito di Ventotene e lo slancio pionieristico dei Padri Fondatori, che seppero mettere da parte le ostilità della guerra, porre fine ai guasti del nazionalismo dandoci un progetto capace di coniugare pace, democrazia, diritti, sviluppo e uguaglianza”.

Ecco perché vogliamo chiedere ai prossimi candidati al Parlamento Europeo di rimettere al centro del dibattito politico il tema della nonviolenza, come scelta politica da perseguire con azioni concrete perché la nostra Europa sia protagonista di una nuova fase di dialogo e di costruzione di un futuro più equo, basato su principi di solidarietà e giustizia sociale.

Sono tante le esperienze, anche istituzionalizzate, che ogni giorno provano a fare passi avanti nella
costruzione di una pace giusta e duratura. Non possiamo, quindi, non citare il SCU – Servizio Civile Universale – istituto della Repubblica Italiana, che chiede ai giovani di impegnarsi nella difesa non armata e nonviolenta della Patria, nell’educazione, nella pace tra i popoli o la sperimentazione dei Corpi Civili di Pace, ormai giunta alla sua fase finale, dove giovani volontari realizzano azioni di pace non governative nelle aree di conflitto e a rischio di conflitto e nelle aree di emergenza ambientale.

Le stesse Nazioni Unite nella Risoluzione n. 2250 “Giovani, Pace e Sicurezza” del 2015 hanno chiesto ai singoli stati di valorizzare il ruolo dei giovani nella realizzazione di azioni di peacebuilding e promozione della pace.
In un mondo in cui la pace e la coesione sociale sono sempre più importanti, la proposta di un Servizio Civile Europeo, e/o la revisione delle finalità e degli obiettivi dell’attuale Corpo Europeo di Solidarietà, inserito all’interno del Programma Erasmus+, e/o uno spazio reale di confronto per la istituzionalizzazione di un Corpo Civile di Pace Europeo rappresentano una risposta concreta che il nuovo Parlamento Europeo è chiamato a realizzare per rendere ancora vivi, e tradurre in realtà, i sogni dei padri costituenti dell’ Europa stessa.

Nel suo discorso del 9 maggio 1950, in occasione della creazione della Comunità Europea del Carbone e dell’Acciaio (CECA), Schuman sottolineò “la pace mondiale non può essere salvaguardata senza sforzi creativi pari a quelli che la guerra genera continuamente”.

Ai futuri parlamentari europei chiediamo il coraggio di osare la pace mediante la nonviolenza attiva, di non aver paura a parlare di pace, di investire sui giovani quali protagonisti di oggi e di domani di un Europa che concretizza i sogni dei padri costituenti e non solo ribadisce il suo no ad ogni forma di violenza e di guerra, ma positivamente sceglie di costruire la pace, sapendo che la pace non è l’assenza della guerra, ma, al pari delle scelte dei Governi Nazionali e degli Organi dell’Unione Europea, il costruire dal basso, ogni giorno, inclusione, partecipazione, impegno per il bene comune; ricercare condizioni di giustizia per tutti gli uomini e donne; difendere e promuovere la vita e la dignità di tutte le persone. In altri termini, realizzare attraverso la nonviolenza un’Europa dei diritti, valorizzando il ruolo e la co-responsabilità di ogni cittadino e delle
Organizzazioni e Corpi intermedi, come la CNESC e più in generale gli enti di terzo settore, che ai diversi livelli territoriale, nazionale e internazionale operano ogni giorno, con e per le persone, dimostrando che realizzare la Pace non è solo un sogno e una precondizione di sostenibilità per la realizzazione dell’Agenda ONU 2030, ma pratica possibile e reale. Da sostenere, come punto dedicato dell’Agenda europea da rilanciare attraverso processi di coprogrammazione e coprogetttazioni tra Istituzioni e Società civile.