Più o meno a vent’anni Peppino scriveva così:

Nubi di fiato rappreso
S’addensano sugli occhi
In uno stanco scorrere
Di ombre e ricordi:
una festa,
un frusciare di gonne,
uno sguardo,
due occhi di rugiada,
un sorriso,
un nome di donna:
Amore
Non
Ne
Avremo

Ma io scrivo:

Non ne avremo?
E allora
che cos’è, Peppino,
tutto questo contare di passi
sulla tua strada
la stessa che non ha visto
crescere i tuoi.
Sono cresciuti
a cento e cento ancora
più di mille i miei
ed erano passi malfermi sulle gambe
voce che non bastava e oggi grida.
Li senti i bambini nelle scuole
scendere nelle piazze
contare i cento passi
dentro un coro?
Che cos’è Peppino
se non amore?
Non avevi sorrisi larghi
mi dicono.
Io credo che mi ascolti
-adesso che ti parlo-
e tu sorridi.
Sono i loro passi oggi
il tuo sorriso.