Insieme al commercio di droghe, è cominciato il traffico di esseri umani attraverso le linee del contrabbando. Infatti, secondo alcuni testimoni, che hanno preferito restare anonimi per ragioni di sicurezza, i punti di contrabbando si estendono da Afrin a Jarabulus sotto la supervisione dei gruppi dell’esercito nazionale, dove lo stipendio di un soldato è di circa 800 dollari statunitensi. Nel frattempo, la maggior parte degli abitanti abbandona le regioni sotto il controllo del regime, e si dirige prima verso la Turchia e poi l’Europa.

“Facciamo appello alle persone giuste e coraggiose affinché ci liberino dalla disgrazia che ci è capitata con il plotone al-Hamzat”, con queste parole Umm Muhammad grida e piange. Il plotone al-Hamzat, che appartiene a quello che viene chiamato esercito nazionale nel nord del governatorato di Aleppo, ha fatto irruzione nella sua casa.

Il “problema” non si riduce solamente al saccheggio dell’abitazione di Umm Muhammad o che l’abbiano cacciata dalla sua casa; infatti, queste violazioni hanno colpito tutte le case dell’area. Inoltre, all’interno della regione di Jarabulus, all’alba di domenica 14 aprile 2024 è stato aperto il fuoco su due giovani civili nel villaggio di Lilawa, e questi ultimi hanno riportato gravi ferite.

Sono stati uccisi i testimoni del contrabbando di droga?

Residente di Lilawa, Umm Muhammad sostiene, in uno spezzone di video diffuso sui social media, che membri del gruppo al-Hamzat hanno sparato a suo fratello mentre stava facendo pascolare le pecore, e hanno occupato la sua casa dopo aver sottratto i suoi averi. Inoltre, hanno sparato a sua madre, che è arrivata in ospedale in gravi condizioni.

Secondo l’attivista Walid al-Halaby, le radici del problema nel villaggio di Lilawa, situato vicino al paese di al-Ghandura nella regione di Afrin, risalgono a quando esponenti del plotone al-Hamzat, appartenente al cosiddetto esercito nazionale supportato dalla Turchia, hanno sparato sul pastore. Infatti, questi stava facendo pascolare il suo gregge vicino a una linea di contrabbando, che connette il gruppo al-Hamzat con le regioni controllate dalle Forze democratiche siriane (FDS).

Il plotone al-Hamzat, come altri, dipende dalle linee di contrabbando situate in parte nelle regioni sotto il controllo del regime, e in parte nelle zone controllate dalle FDS. Lì, ogni gruppo ha il monopolio su una linea di contrabbando specifica, attraverso cui passano beni di ogni tipo: medicine, vestiti e beni alimentari.

Ogni plotone impone delle ingenti tasse per attraversare la “linea di passaggio”, e a volte queste arrivano al 30% del costo dei beni. Il contrabbando è molto diffuso nella regione a nord del governatorato di Aleppo.

Al-Halaby sostiene che fra le operazioni di contrabbando, che i gruppi armati intendono tenere nascoste, vi è anche il traffico di stupefacenti, considerata una fonte proficua dai leader dei plotoni. Alla testa di questi vi è il gruppo al-Hamzat, il cui leader sarebbe un certo Saif Abu Bakr. Questi ha lavorato assieme all’ISIS, come capo delle operazioni militari nella regione di al-Bab, quando era controllata dall’organizzazione terroristica nel 2013. Dopo che nel 2016 l’ISIS è stato scacciato dalla regione, Abu Bakr ha formato un nuovo gruppo militare, ed è riuscito a farlo entrare nell’esercito nazionale nel 2018.

Nell’autunno del 2022, le forze del plotone al-Hamzat hanno attaccato la casa di Sohaib Abu Kasha, comandante della squadra antinarcotici della città di al-Bab, dopo giorni in cui lui aveva sequestrato diversi carichi di droga, riconducibili proprio al plotone al-Hamzat. È stato ciò a spingere i membri del gruppo militare ad attaccare la casa del comandante e la sua famiglia.

A ventiquattro ore dall’incidente, è stato diffuso un comunicato di Muhammad Abd al-Latif Ghunum, in cui lui accusa il plotone al-Hamzat di aver inviato membri del gruppo in stato d’ebrezza, per fare irruzione nella casa del comandante Abu Kasha, a causa dei sequestri di droga. Così Ghunum non è rimasto in vita per più di un mese dopo le sue parole; infatti, lui e sua moglie sono stati uccisi in una delle strade della città di el-Bab da uno dei sicari che viaggiavano, dopo l’incidente, in una vettura diretta verso il villaggio di Bazaa’, roccaforte del plotone al-Hamzat.

L’estate scorsa, diversi attivisti hanno fatto girare sui social media un video in cui un giovane viene picchiato da combattenti del plotone al-Hamzat, a quanto pare, a causa di una divergenza sul profitto per un carico di droga. Nel video si vedono due giovani del governatorato di Deir el-Zor che picchiano un giovane della città di al-Bab nel governatorato di Aleppo.

Omicidi, sequestri e stupri

Oltre al traffico di droga, il gruppo al-Hamzat sta lavorando, alla costruzione di centri di detenzione segreti e dichiarati. Fra questi c’è la terribile prigione di al-Mahmudiyya, in cui il gruppo compie omicidi, torture contro i detenuti, e stupri contro le donne.

Passiamo poi al plotone al-‘Amshat di Sulaiman Shah, guidate da Muhammad al-Jasim, soprannominato Abu ‘Amsha, da cui deriva il nome del plotone che appartiene all’esercito nazionale a nord di Aleppo.

Abu ‘Amsha ha incaricato suo fratello Basel della direzione del Comitato di Sicurezza e della raccolta delle imposte, oltre che dei sequestri contro gli abitanti. Come il plotone al-Hamzat, il gruppo al-‘Amshat ha adottato come principale fonte di profitto il traffico di droga.

Queste brigate sono attive anche nel traffico di esseri umani fra le diverse aree di controllo, imponendo la loro autorità sulle linee del contrabbando, che si collegano con le aree controllate dalle FDS o dal regime. Allo stesso modo si sono resi famosi per il contrabbando di droga verso la Libia, dove sono stanziati fra le fila delle forze turche. A supervisionare le operazioni per il traffico di droga sono i leader dei plotoni e delle brigate militari, i quali non vengono perquisiti quando si spostano dalla Turchia alla Libia con aerei militari.

Il traffico di esseri umani

Contemporaneamente al commercio di droga, è attivo anche il traffico di esseri umani attraverso le linee di contrabbando. Infatti, secondo alcuni testimoni anonimi, le linee del contrabbando si estendono da Afrin a Jarabulus, sotto la supervisione dei gruppi appartenenti all’esercito nazionale, e lo stipendio di un combattente è di circa 800 dollari statunitensi. Inoltre, la maggior parte delle persone abbandonano le aree controllate dal regime, diretti prima verso la Turchia e poi l’Europa.

Ramez al-‘Ali, arrivato in Europa lo scorso anno, afferma che suo padre ha venduto la loro casa a Damasco per permettere alla sua famiglia, composta da quattro persone, di raggiungere l’Europa. Al loro arrivo nell’aprile del 2022 al valico di Nabal, diretti nella regione di Afrin, assieme ad altre 43 persone sono stati tutti fermati dal plotone di Sulaiman Shah, e incarcerati. Inoltre, gli è stata imposta una somma di 1500 dollari per uscire di prigione o ritornare nelle zone sotto il controllo del regime.

Nella sua intervista alla rivista Daraj, al-‘Aly aggiunge che, mentre lui e suo fratello Saleh hanno terminato il viaggio, sua madre e suo padre sono tornati a Damasco, poiché la famiglia non è riuscita a pagare la somma richiesta per tutti i suoi membri. Assieme ai suoi genitori altre 13 persone sono tornate indietro, mentre i restanti hanno pagato la somma al plotone di Sulaiman Shah.  Tuttavia, suo padre è stato imprigionato per due mesi dalle forze di sicurezza del regime, per aver raggiunto delle regioni sotto il controllo delle opposizioni, e adesso vive assieme a sua moglie a casa della loro figlia.

I contrabbandieri vengono nominati e designati dai leader dei plotoni, e sono sempre persone vicine a questi ultimi. Secondo Bashar al-Hasib, nome di fantasia di un comandante dell’esercito nazionale, solo a questi contrabbandieri viene concesso di raccogliere le somme di denaro e di consegnarle ai leader dei plotoni, fra cui ricordiamo i gruppi armati di al-Hamzat, al-‘Amshat, Sultan Murad e Ahrar al-Sharqiyya.

I fronti di combattimento per il carburante

Negli ultimi dieci giorni di settembre del 2023 ci sono stati degli scontri continui tra i plotoni appartenenti all’Organizzazione per la liberazione del Levante. Tra questi i più importanti sono da una parte il gruppo Ahrar al-Sham e il gruppo al-Shuhaba’, e dall’altra i gruppi dell’esercito nazionale. Durante questi scontri le due fazioni hanno usato armi pesanti per prendere il controllo del valico di al-Hamran, il quale è situato nei pressi della città di Jarabulus ed è considerato come l’unica via di passaggio dei combustibili, proveniente dai territori delle FDS e diretta a nordovest della Siria. Qui il valore delle tasse su altri beni arriva ad una cifra di circa 300.000 dollari al giorno. Gli scontri hanno causato l’uccisione di 12 membri da ambo le parti e il ferimento di altri, e dopo dieci giorni le due fazioni hanno interrotto le ostilità e si sono spartite i ricavi del contrabbando oltre che i combustibili, sotto la supervisione dei loro comandanti.

Nell’agosto del 2023, il dipartimento del tesoro degli Stati Uniti ha imposto delle sanzioni a due gruppi militari e ai loro leader, responsabili di aver compiuto “gravi violazioni dei diritti umani nella regione di Afrin”. Questi due gruppi militari sono il plotone di Sulaiman Shah e il plotone al-Hamza, mentre i leader responsabili sono Hussain al-Jasem, noto come Abu ‘Amsha, e Saif Bulad, noto come Abu Bakr.

Brian Nelson, delegato del Dipartimento del Tesoro del terrorismo e dell’intelligence finanziaria, ha dichiarato: “questa misura mostra il nostro impegno continuo nell’accrescere le inchieste contro chi commette violazioni dei diritti umani, inclusa la Siria. Ha poi aggiunto: “Gli Stati Uniti sono impegnati nel sostenere il popolo siriano, affinché possa vivere senza paura di essere sfruttato dai gruppi militari, o attraverso la repressione violenta.”

Articolo in lingua originale: https://daraj.media/120117/
Traduzione a cura di: Michele Nicoletti