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Bifo lascia parlare Amos Oz della fine di Israele: “Il sionismo è il tradimento della vocazione universalista della cultura ebraica”

“Credo che ben presto ci renderemo conto del fatto che Israele non ha niente a che fare con la storia del mondo ebraico… Lo stato di Israele, strumento del dominio euro-americano sul Medio Oriente e sul petrolio è destinato a esplodere presto”. Così scrive Franco Berardi “Bifo” in merito alla situazione in atto in Palestina. E per spiegare meglio il suo pensiero – che considera la cultura ebraica il fondamento dell’universalismo razionalista e dello stesso internazionalismo operaio – ha ritenuto opportuno cedere la parola “ a quello che è probabilmente uno dei più grandi scrittori ebrei del Novecento, Amos Oz, che anzitutto spiega qual è il contributo che la cultura ebrea ha portato al mondo

« Mio zio era un europeo consapevole in un’epoca in cui in Europa nessuno si sentiva europeo, a parte i membri della mia famiglia e altri ebrei come loro. Tutti gli altri erano pan-slavi, pan-germanici, o semplicemente patrioti lituani, bulgari, irlandesi, slovacchi. Gli unici europei di tutta l’Europa, negli anni venti e trenta, erano gli ebrei. Mio padre diceva sempre: in Cecoslovacchia vivono tre nazionalità, cechi, slovacchi e cecoslovacchi, cioè gli ebrei. In Yugoslavia ci sono i serbi, i croati, gli sloveni, e i montenegrini, ma anche lì vive una manciata di iugoslavi, e perfino con Stalin, ci sono russi e ucraini e uzbechi e ceceni e catari, ma fra tutti vivono anche dei nostri fratelli, membri del popolo sovietico… Oggigiorno l’Europa è completamente diversa, oggi è piena di europei, da un muro all’altro. Tra parentesi anche le scritte sui muri sono cambiate completamente: quando mio papà era ragazzo a Vilna stava scritto su ogni muro d’Europa: giudei, andatevene a casa, in Palestina. Passarono cinquanta anni e mio padre tornò per un viaggio in Europa dove i muri gli urlavano addosso: ebrei, uscite dalla Palestina …  Ovviamente sapevamo quanto fosse dura la vita in Israele: sapevamo che faceva molto caldo, che c’erano il deserto e le paludi, la disoccupazione e gli arabi poveri nei villaggi, ma vedevamo sulla grande mappa appesa in classe che gli arabi in terra d’Israele non erano molti, forse in tutto mezzo milione a quell’epoca, sicuramente meno di un milione, e c’era la certezza che ci fosse spazio a sufficienza per qualche milione di ebrei, che probabilmente gli arabi sarebbero stati incitati contro di noi come il popolino in Polonia, ma si sarebbe potuto spiegare loro che da noi avrebbero tratto solo vantaggi, economici, sanitari, culturali e quant’altro. Pensavamo che entro breve tempo qualche anno appena gli ebrei sarebbero stati la maggioranza in Israele – e allora avremmo dimostrato a tutto il mondo come ci si comporta in modo esemplare con una minoranza. Così avremmo fatto noi con gli arabi: noi, che eravamo sempre stati una minoranza oppressa, avremmo trattato la nostra minoranza araba con onestà e giustizia, con generosità e avremmo costruito insieme la patria, diviso con loro tutto, non li avremmo mai assolutamente mai fatti diventare dei gatti. Che bel sogno»

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Contro il bando-MAECI sciopero del sindacalismo di  base: “STOP AL GENOCIDIO! Basta complicità con il Governo di Israele! Fuori la guerra dall’Università!”

Proclamato da USB Pubblico Impiego per il settore Università e CNR, lo sciopero del 9 aprile  è stata un’occasione importante per lanciare un messaggio chiaro e netto agli organi di governo degli Atenei

Alla vigilia della scadenza del bando del MAECI (Ministero Affari Esteri e Cooperazione Internazionale) si è infiammato il dibattito contro l’accordo di cooperazione scientifica e tecnologica fra Italia e Israele. Al di là della possibile incostituzionalità rispetto all’art.11, sarebbe stata forse opportuna maggiore cautela anche alla luce delle responsabilità che la Corte Internazionale di Giustizia sta accertando nel corso di un processo nel quale ha incriminato il governo israeliano per il genocidio in corso a Gaza contro il popolo palestinese. Almeno 25 Atenei hanno organizzato iniziative che hanno visto studenti, personale tecnico amministrativo e docente convergere sul tema del boicottaggio accademico del bando, tutti uniti nella protesta. Oltre che le Università, il bando riguarda anche il CNR, nel quale si erano già espresse perplessità in merito ed al quale si è esteso quindi lo sciopero (ad esempio nell’importante manifestazione di Pisa). A Roma il corteo dalla zona universitaria verso la Farnesina, quartier generale del MAECI. A Bari, Bologna, Torino, Pisa e in tante altre Università, i lavoratori di USB accanto agli studenti di Cambiare Rotta e di OSA (studenti medi) tenevano assemblee, sit-in e proteste in occasione della giornata di sciopero, occupando di fatto e senza violenze atri, porticati e cortili degli atenei. Rispondendo così con i fatti al Ministro Bernini, che per un verso aveva “accennato” ad ipotesi di reato parlando delle manifestazioni degli studenti e per altro “difendeva” il principio che cultura e ricerca non devono prendere posizione sui conflitti in quanto superiori. Una chiara posizione di comodo per un Ministro di un Governo che, senza prendere nessuna iniziativa concreta per fermarlo, si sta di fatto rendendo complice del genocidio in atto. Vale la pena ricordare quando solo pochi anni fa, alle Università fu chiesto di sospendere ogni forma di collaborazione istituzionale e ogni accordo di scambio con le università russe.

comunicato.usb

 

Manifestazione nazionale a Milano, per la chiusura di tutti i CPR sul territorio nazionale e fuori dalle frontiere. Un lungo “spezzone” del corteo è stato dedicato alla Palestina

Sabato scorso, in un caldo pomeriggio primaverile, non meno di 3 mila persone (qualcuno dice anche 5 mila, sottolinea Fabio Cani) hanno sfilato in corteo da piazza Tricolore, ai margini del centro fino alle soglie di via Corelli, sede del famigerato CPR di Milano, nei pressi del quale il cordone di polizia ha impedito di arrivare

È stata, questa, una nuova manifestazione a distanza di quasi 5 anni da quella che, il 12 ottobre 2019, su un percorso analogo, aveva già richiesto la chiusura: anni passati inutilmente, poiché le strutture dei CPR si sono sempre più rivelate come strumento di persecuzione delle persone migranti, vere e proprie fucine di reati contro le persone e i loro diritti, oggetto anche di ripetute (ma finora inutili) inchieste della magistratura. I CPR – anche al di là del continuo mutamento delle loro apparenze (nomi e regole formali) – si sono dimostrati non riformabili (oltre che del tutto inefficienti alla “regolazione” del fenomeno migratorio) e quindi devono essere chiusi, il più presto possibile. Le decine e decine di realtà associative, politiche, giuridiche, che hanno aderito alla manifestazione di Milano (tra queste anche la rete Como senza frontiere), hanno evidenziato in tutti i modi le ragioni di questa condanna senza appello per i CPR: con i discorsi dal camion che apriva il corteo, con letture e brevi performance teatrali, con slogan, con canti e musiche e persino con balli. È stata una manifestazione arrabbiata e assolutamente pacifica, senza alcun momento di tensione, partecipata soprattutto da giovani di varia appartenenza. Tutte insieme, le organizzazioni da sempre impegnate nel sostegno alle persone migranti e nel salvataggio di chi affronta – nel Mediterraneo e nei Balcani – alcune delle rotte più micidiali del pianeta: Mediterranea, Seawatch, Naga, Emergency, Rete Milano, con qualche partito di sinistra (Alleanza Verdi Sinistra, partito della Rifondazione Comunista), molti centri sociali, molti collettivi. Un lungo “spezzone” del corteo è stato dedicato alla Palestina (in quest’occasione, infatti, la manifestazione che si svolge ogni sabato a Milano per protestare contro il massacro del popolo palestinese è confluita in questa della rete No CPR, per sottolineare come la lotta contro la negazione dei diritti sia un’unica lotta). Poiché, come s’è detto, i molti discorsi sono stati effettuati dal palco durante il percorso del corteo (purtroppo, però, la maggior parte delle persone convenute non li hanno potuti ascoltare), la manifestazione si è sciolta nel tardo pomeriggio a qualche centinaio di metri dal CPR di via Corelli, senza alcun momento “conclusivo”, forse uno sfilacciamento che sarebbe stato meglio evitare.

Ecoinformazioni

 

Le città metropolitane italiane tra declino e competizione demografica: una evoluzione nel tempo e nello spazio necessaria non solo per studiosi ma anche per i decisori politici 

Alessio Buonomo e Salvatore Strozza in questo report analizzano le diverse dinamiche demografiche degli ultimi dieci anni nei centri e nelle periferie delle 14 città metropolitane, segnalando similitudini e differenze tra il Nord e il Mezzogiorno del Paese 

-I centri e le periferie come territori di mutamento demografico- La letteratura scientifica è piuttosto concorde nel sostenere che la crescita della popolazione urbana continuerà anche nei prossimi anni, in special modo nel caso dei paesi in via di sviluppo ma anche nelle economie avanzate caratterizzate da forte pressione migratoria. Il ruolo centrale ricoperto dalle migrazioni interne e internazionali nel determinare la crescita urbana è ben documentato nei paesi ricchi. Invece, più dibattuto è il ruolo giocato dalla componente naturale. Le ricerche più recenti stanno però evidenziando che anche nascite e decessi giocano un ruolo determinante nei processi di urbanizzazione a scala locale. Per quanto riguarda i sistemi demografici dell’Europa meridionale, una loro caratteristica comune è l’eterogeneità spaziale. I centri e le periferie stanno diventando rappresentativi di territori in fase, rispettivamente, di crescita e declino demografico (Salvati et al. 2018). In effetti, i centri corrispondono in genere a distretti urbani attrattivi per diversi segmenti di popolazione, mentre le periferie corrispondono ad aree in fase di spopolamento e con un più elevato processo di invecchiamento (Reynaud et al. 2020). Nel quadro europeo, sono stati compiuti sforzi crescenti per contrastare la contrazione demografica nelle aree locali in cui il fenomeno è più severo. Anche l’Italia, all’interno della “Strategia Nazionale per le Aree Interne”,  ha da tempo messo in atto politiche volte a riequilibrare i divari territoriali nello sviluppo demografico e a contrastare lo spopolamento delle località interne e periferiche. -Differenze nei modelli demografici nel territorio della penisola- Chiara appare l’importanza di studiare i meccanismi che regolano il modo in cui l’eterogeneità spaziale nelle dinamiche demografiche influenza lo sviluppo (demografico) locale dei singoli contesti metropolitani. In particolare, ci si può domandare se esiste in Italia una “demografia differenziale”, ossia se centri e periferie abbiano sperimentato diversi modelli demografici negli ultimi dieci anni e con quali eventuali differenze tra Nord e Sud. Per rispondere a questa domanda, in uno studio recente (Buonomo et al. 2024), abbiamo usato dati di stock e di flusso derivanti dalla ricostruzione intercensuaria della popolazione residente e dai bilanci demografici rilasciati dall’Istat. L’analisi si riferisce alle 14 città metropolitane italiane, suddivise in centri e periferie.

per approfondimenti su neodemos

  

Roma, 12 aprile 2024 esperti e forze politiche a confronto col Forum Italiano Salviamo il Paesaggio sul tema: Quale legge contro il consumo di suolo?”  

Domani dalle 9.30 alle 12,30. Camera dei Deputati – Palazzo Theodoli-Bianchelli \ Sala Matteotti (via del Corso, 380) il Forum Italiano Salviamo il Paesaggio – Difendiamo i territori organizza un confronto tra esperti e forze politiche  sull’urgente e non più rinviabile avvio di un iter parlamentare che porti alla promulgazione di una efficace legge nazionale per il contrasto al perdurante consumo di suolo, partendo dall’analisi dei diversi Disegni di Legge presentati alla Camera e al Senato in materia di tutela del suolo e del paesaggio

L’incontro segue l’audizione del Forum nazionale convocato lo scorso mercoledì 3 aprile dall’VIII Commissione del Senato, interamente dedicata ai sei Disegni di Legge in discussione connessi al delicato tema della Rigenerazione Urbana. Un tema importante su cui il Forum da anni offre spunti e sollecitazioni al Legislatore, ritenendolo elemento centrale per rendere coerenti e concorrenti gli obiettivi – entrambi strategici – di aumentare la qualità dei nostri centri urbani di recente costruzione e contestualmente operare in modo deciso ed efficace per la tutela del suolo. Un punto, infatti, ben presente anche nel testo normativo che il Forum ha offerto a tutte le forze politiche sin dal 2018. Oggi, con sorpresa annotiamo come il tema della Rigenerazione Urbana sia stato incardinato come iter disgiunto da quella che continuiamo a ritenere l’indispensabile legge primaria, ovvero quella per l’arresto del consumo di suolo e per il riuso dei suoli urbanizzati. La rigenerazione urbana – a nostro avviso scrive il Forum – per essere utile e sostenibile non può che essere una rigenerazione senza consumo di suolo”.

per info.salviamoilpaesaggio

 

I docenti si mobilitano contro il ponte sullo Stretto! Appello per la salvaguardia del territorio: dichiarano la propria contrarietà assoluta al progetto devastante

Centinaia di docenti, dalla scuola dell’infanzia all’università, in servizio e in pensione, delle due sponde dello Stretto e da varie parti d’Italia prendono parola per opporsi alla devastazione dello stretto di Messina. Convocata per sabato 13 aprile alle ore 10.30 una conferenza stampa /assemblea pubblica aperta a insegnanti, studenti e cittadinanza tutta presso la Saletta Fasola (Visconti) in via S.Filippo Bianchi, 30 – Messina

La Storia chiede, ogni giorno, la parola e l’azione di ciascuno di noi. Consapevoli che il compito di educare nulla abbia a che vedere con l’addestramento, e che, al contrario, significhi “tirar fuori ciò che è dentro” affinché fiorisca e sparga semi nel mondo e per il mondo, noi docenti non possiamo tacere di fronte alla violenza dei modelli di sviluppo che ci vengono imposti. Il modo in cui interpretiamo il nostro ruolo è quello di sostenere i nostri studenti e le nostre studentesse nel leggere e affrontare la complessità, stimolando il pensiero critico; di accompagnarli in quel processo di crescita e di formazione affinché diventino persone capaci di incidere creativamente sui processi sociali; di incoraggiare sogni, condividere valori e ideali favorendo il senso della comunità, nel rispetto reciproco, nella tolleranza e nella solidarietà. Coerentemente con tutto questo, sentiamo il dovere etico di esprimere la nostra radicale contrarietà al progetto del ponte sullo Stretto di Messina. Pertanto facciamo appello a tutta la comunità educante affinché ci si assuma la responsabilità di denunciare e impedire non solo la costruzione del ponte sullo Stretto di Messina, ma anche e primariamente l’avvio dei cantieri, e chiediamo l’apertura dei luoghi dell’istruzione e della cultura al dibattito, per non assistere passivamente alla trasformazione dei nostri spazi e delle nostre vite.

leggi l’Appello integrale  per aderire inviare un’email a docentinopontemessina@proton.me, indicando: nome, cognome, materia di insegnamento, scuola/università, città

 

VOCE ALLE CITTÀ: la parola alle pratiche. “Da decifrare e interpretare restano i venti che parlano di tecnologie digitali e IA artificiale applicata”

Convegno online Città Vicine – 14 aprile 2024. Le nostre città sono attraversate da tanti venti: antichi, nuovi e altri che non sappiamo ancora decifrare e interpretare

Antichi, antichissimi sono i venti della violenza contro le donne, che continua a insanguinare e a rendere insicuri i luoghi pubblici e privati, le famiglie e le città. Antichi sono i “venti di guerra” che, oggi come allora, radono al suolo con tecnologie belliche sempre più crudeli e raffinate intere città, le loro abitazioni, le strutture pubbliche e sociali, uccidendo persone, natura e cultura, riducendo alla fame e costringendo alla fuga le loro popolazioni. Antichi sono i venti della rapina dei beni comuni (terra, acqua, aria), sottoposti all’assalto di speculatori a cui non fanno argine le istituzioni pubbliche che quei beni dovrebbero invece difendere e potenziare a favore della collettività. Antichi sono i venti della città dalla vitalità tossica, dell’efficientismo che “non si ferma mai”, neppure di fronte al disastro ecologico e pandemico, del consumismo che consuma menti e immaginazione. Nuovi sono i venti che guardano alla città come luogo dell’abitare femminile, costruendo una mappa che ne evidenzia, nei tempi e negli spazi, le strettoie accanto alle possibili libertà, affinché emergano le immagini dell’esperienza vissuta. Nuovi sono i venti che mettono a tema la convivenza tra i sessi e le pratiche attente alla differenza sessuale, il nostro rapporto con la natura, il conflitto tra economia del profitto ed economia del desiderio, l’esperienza artistica con i suoi sguardi impensati sul presente, il prendersi cura e l’accoglienza, il lavoro certosino sul linguaggio. Nuovi sono i venti che soffiano in direzione dell’importanza della “città immateriale”, quella fatta di relazioni, creatività, salute, sicurezza, di cui le donne sono esperte, “più giardiniere che progettiste, più pedagogiste che ingegnere” (Elena Granata, Il senso delle donne per la città, Einaudi 2023). Nuovi sono i venti che spirano in direzione di ricostituire il legame sociale, con invenzioni abitative “collaborative” (il cohousing), con il ridisegno degli spazi pubblici e il potenziamento dei luoghi collettivi. Da decifrare e interpretare restano i venti che parlano di tecnologie digitali, intelligenza artificiale applicata, che auspicano la “città intelligente”, le smart cities, con edifici digitalizzati, sicurezza garantita da telecamere onnipresenti, tecnologie interconnesse, modulari e multifunzionali per garantire efficienza nei servizi pubblici (mobilità, rifiuti, arredo urbano, amministrazione, turismo etc.). Su tutti questi temi quali le nostre pratiche, le nostre parole, visioni, invenzioni simboliche?

Invito al Convegno online delle Città Vicine il 14 aprile 2024 (h.10-13.30/h.14.30-17). Per iscrizioni: annadisalvo9@gmail.com; cell. 333 208 3308 (Anna Di Salvo) – info@magverona.it – tel. 045-8100279 (Giulia Pravato–Segreteria Casa Comune MAG) –
Ecco il link per la connessione attraverso la piattaforma zoom: https://us06web.zoom.us/j/88987957328?pwd=Kn5eOz9OxD2gGrHmjQcGkiqd1bBGL6.1– ID riunione: 889 8795 7328; Codice d’accesso: 074558 –

 

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