Martedì 26 marzo, dalle ore 19 alle ore 20 30, sotto il palazzo comunale si è svolto un presidio affollato, convocato dall’Unione Inquilini di Sesto e dalle persone che vivono nella Casa Albergo di proprietà del Comune – tra cui 120/150 persone fragili-  in via Fogagnolo, a pochi passi dalla fermata della MM Sesto Rondò, con l’adesione della lista civica Città IN Comune e di diverse forze politiche e associative del territorio.

Attualmente la ex Casa Albergo don Sandro Mezzanotti, un tempo gestita dalla fondazione San Carlo, è in mano alla fondazione vvVincentonlus, che si occupa  di ospitalità a scopi sociali e altre finalità di solidarietà sociale e pubblica utilità come da Statuto. A fronte del mancato rilascio dell’omologazione antincendio da parte dei Vigili del Fuoco, il Comune ha richiesto ai residenti la liberazione dello stabile, senza però offrire soluzioni abitative alternative, consegnando loro una lista di telefoni di alberghi e associazioni di volontariato che perlopiù non rispondono. Una vera presa in giro. L’emergenza abitativa a Sesto sta raggiungendo livelli inconcepibili, per le famiglie a basso reddito. Un elevato numero di sfratti, anche da locali comunali, per finita locazione o morosità incolpevole, continua a essere effettuato a fronte di 165 alloggi comunali e Aler vuoti, con il ritmo di assegnazione, vergognosamente lento, di un alloggio a mese.

Il Sindacato Unione Inquilini ha più volte sollecitato un impegno dell’Amministrazione, che invece pare avere l’unico obiettivo di espellere dalla città i ceti deboli e le persone fragili. Dopo un intervento del rappresentante del sindacato che sollecita gli abitanti a non avere paura, a restare uniti e a rivolgersi a loro in caso di minacce o prepotenze, parla l’avvocato dell’Unione Inquilini, che dà una panoramica aggiornata e competente sulle vergognose politiche abitative del Comune (che ha già ricevuto sei condanne dal tribunale per irregolarità nelle procedure) e ha smantellato ogni tentativo precedente di venire incontro ai bisogni dei cittadini più fragili. Si lascia spazio alle storie delle persone coinvolte, che intervengono numerose.

La prima storia è di un pensionato di 78 anni. Dice di aver lavorato 32 anni alle poste italiane, di avere poi avuto gravi lutti in casa che l’hanno portato a un tentativo di suicidio. Seguito dai servizi sociali, con una pensione minima, è approdato alla casa don Sandro Mezzanotti. “Adesso l’assistente sociale del Comune di Sesto mi dice, a 78 anni: ‘Vada in una RSA’. Al mio rifiuto mi propone un casa famiglia ad Affori. Sono di Sesto, mi diano una piccola casa comunale per cui ho fatto domanda tre volte e di cui posso pagare l’affitto!”.

Parla Antonella, mamma single con due figli minori: vive in Casa Albergo da un anno e mezzo, nessun bando a cui ha partecipato è servito. Non le danno alternative praticabili perché gli affitti sono carissimi e lei vive con il reddito di cittadinanza, frequenta un corso professionale. Interviene il figlio maggiore, che ha una leggera disabilità, dice che per i ragazzi e i bambini è difficile vivere in un albergo, senza poter invitare, ad esempio, nessuno a casa.

Adrian e la moglie hanno una bambina di 15 anni. Sono in Italia da 17 anni. Vivono da cinque anni in uno stanzino di 10 mq con bagno e cucina in comune con altri ospiti .

Un papà che ha avuto uno sfratto vive lì, con la moglie e tre figlie, da sette anni: gli avevano detto che doveva essere una sistemazione provvisoria per quattro mesi.

Una mamma single, in fuga dalla violenza, con due figlie, ha una stanza con bagno e cucina in comune e ci vive da un anno e mezzo. Ricorda di aver vissuto un mese in strada e non vuole tornarci.

Poi finisce Cinzia, con la sua bella, perfetta pronuncia italiana che, commuovendosi, afferma: “Siamo tutte persone e siamo tutte solidali”. Viene poi invitata a parlare Mari Pagani, della lista di opposizione Città IN Comune: ribadisce la scelta degli otto consiglieri di opposizione di mandare una piccola rappresentanza al consiglio comunale che si sta svolgendo – come sempre – a porte (quasi) chiuse e di rimanere invece in maggioranza qui, sotto il portico del palazzo comunale, a portare la propria solidarietà a cittadini che non hanno altra colpa se non quella di vivere situazioni personali e economiche difficili o di essere persone con fragilità. Abbandonate da un’amministrazione che si occupa solo di profitto e di profitti.