Prigionieri

L’esercito israeliano ha ammesso di aver ucciso altri due suoi ex militari prigionieri nelle mani di Hamas. Secondo la versione ufficiale, che ha pubblicato anche le registrazioni delle loro grida di suppliche di non sparare, i due sono morti per le raffiche di mitra dei soldati. I due ostaggi gridavano di trovarsi nascosti sotto le scale, dopo il bombardamento aereo, ma i soldati temevano di cadere in una trappola dei combattenti palestinesi ed hanno sparato intensamente ed alla cieca uccidendoli.

Trattativa

La delegazione di Hamas è arrivata al Cairo. Nella capitale egiziana si trovano anche le delegazioni degli USA e del Qatar. Netanyahu ha deciso di non partecipare avanzando una nuova richiesta: la fornitura dell’elenco degli ostaggi in mano di Hamas ancora in vita. È un pretesto per continuare la guerra e salvare il suo governo a spese del sangue palestinese. È una corsa contro il tempo per raggiungere un accordo di tregua entro l’inizio del mese del ramadan, il digiuno islamico, che comincia il 10 marzo. La proposta dei mediatori è quella di 6 settimane di cessate il fuoco, con l’ingresso degli aiuti a tutta la popolazione e lo scambio di 40 prigionieri israeliani con 400 detenuti palestinesi nelle carceri israeliane. Il governo israeliano ha consegnato la lista dei detenuti palestinesi che non intende liberare, ma non è stata resa pubblica ai media.

Israele

La visita dell’ex ministro della difesa Gantz a Washington non è stata gradita da Netanyahu che ha affermato di non esserne stato informato. Ha dato ordini all’ambasciata israeliana a Washington di non fornire assistenza al membro del consiglio di guerra. Gantz si incontra oggi con la vice presidente Kamala Harris. Tutti i pronostici rivelano che Gantz sarà il prossimo premier in Israele. Tutti i sondaggi lo danno vincente nelle prossime elezioni. Il suo passaggio, lo scorso ottobre, dall’opposizione alla maggioranza e la sua linea moderata lo hanno reso popolare agli occhi degli israeliani.

Le richieste di dimissioni di Netanyahu e nuove elezioni non vengono soltanto dai politici rivali, ma soprattutto dai manifestanti solidali con i parenti degli ostaggi.
La marcia a piedi per 4 giorni, dal confine di Gaza fino a Gerusalemme, ha coinvolto migliaia di persone e si è conclusa sabato sera con un raduno di massa che ha rivendicato un impegno serie del governo al ritorno immediato dei loro cari vivi. A Tel Avi si è tenuta un’altra grande manifestazione per chiedere le dimissioni di Netanyahu.