Qualche anno fa decisi di mettere per iscritto un’esperienza terribile ritenendo che la condivisione nell’ alleggerire i miei pesi potesse servire anche ad altri. Ne è nato un libro che l’8 maggio uscirà per la casa editrice Rossini intitolato Oltre il buio.

Racconta la storia di una donna, Isa, costretta ad attraversare l’angoscia dell’aborto terapeutico ed a scontrarsi con un sistema sanitario inadeguato che, anziché sorreggerla e supportarla, rende ancora più drammatica la sua disavventura. Ostacoli sul suo cammino: gli obiettori, la Chiesa, le persone più care perfino, incapaci di aiutarla, di starle accanto. La vicenda si apprende via via attraverso il dialogo intenso, serrato, salvifico con la sua terapeuta che, raccogliendo i cocci dell’anima di Isa, li riattacca con meticolosa pazienza, con straordinaria cura, donandole la salvezza e la rinascita.

All’indomani dalla scelta francese di inserire il diritto all’aborto nella Costituzione, ha ancora senso ragionare sulla 194 ed auspicare che si segua un esempio così lungimirante? É, forse, opportuno oltre che necessario, ricordare che la 194 nacque al termine di un dibattito agguerrito in seno alla nostra società, con lo scopo di depenalizzare l’aborto e sottrarre le donne alle grinfie delle mammane disposte, per soldi, a compiere interventi senza scrupoli sul corpo delle donne la cui salute non di rado veniva compromessa.
Acquisimmo un diritto che, come il divorzio, rese il nostro Paese un po’ meno arretrato ed ingiusto e certamente più libero. Una frangia politica ancora oggi combatte tentando in ogni modo di vanificarlo se non de iure sicuramente de facto.

Lo scandaloso numero degli obiettori di coscienza (mi chiedo in molti casi di quale coscienza si stia parlando) nelle strutture pubbliche rende, infatti, in molti casi, inapplicabile quanto previsto dalla legge. Sarebbe doveroso mobilitarsi contro questo fenomeno dilagante (in Basilicata l’85,2% dei medici, in Campania 83,9%, Molise 85,7%, Sicilia 80,6%, Bolzano 81,3%, Veneto 76,7%) frutto, come si sa, nella stragrande maggioranza dei casi, di mero interesse politico ed economico. Rendere un cammino impervio l’interruzione volontaria di gravidanza nel servizio pubblico fa diventare una discesa facile facile l’accesso al settore privato in cui, a volte, praticano gli aborti – a suon di soldoni – gli stessi ginecologi che nel pubblico si erano ammutinati.

Insomma attenti!!! Le mammane non sono del tutto morte!

La Chiesa poi, quella avveniristica di papa Francesco che tanto viene decantata per la sua modernità, continua a metterci il carico da 90; ancora, infatti, è prevista la scomunica per chi abortisce e per tutti gli attori del “misfatto”. Proprio papa Francesco, inoltre, poco tempo fa ha paragonato chi abortisce ai nazisti ribadendo: “i figli si accolgono come vengono, come Dio li manda…”. Certo! Tanto poi sono davanti agli occhi di tutti le efficienti strutture ed i sussidi statali pronti a supportare le famiglie dei disabili gravi, non è vero? Finiamola con questa ipocrisia da benpensanti!

Chi avrebbe aiutato il figlio di Isa? Chi la sua famiglia? Possiamo riuscire a pensare, nei casi analoghi al suo, all’ivg come ad un atto d’Amore?
Il suo travaglio, e quello di milioni di donne, continuerà lungo la vita di ciascuna e, forse, come nel caso della protagonista di Oltre il buio, dal perdono di sé, unico perdono veramente ammissibile, nasceranno persone nuove… “da queste profonde ferite usciranno farfalle libere”.