In occasione dell’anniversario della guerra in Siria, Still I Rise organizza a Roma l’evento “13 anni di guerra in Siria: presente e futuro di un conflitto dimenticato”, in collaborazione con Sparwasser: l’appuntamento è per il 15 marzo alle ore 19:00, in via del Pigneto 215.

Parteciperanno alla tavola rotonda:

Giulia Cicoli, Direttrice Advocacy e Comunicazione di Still I Rise;
Marta Bellingreri, giornalista Syria Untold;
Fouad Roueiha, giornalista e attivista siriano.
Modera Alessandra Fabbretti, giornalista Agenzia Dire.
“La Siria si trova in stato di emergenza da 13 anni, eppure non se ne parla quasi più: questa guerra è diventata ormai un conflitto dimenticato in un angolo dello scacchiere politico” afferma Giulia Cicoli. “Con l’incontro del 15 marzo vogliamo creare un momento di confronto e scambio con il pubblico, per diffondere la conoscenza di quanto sta accadendo e invitare poi le persone a fare altrettanto”.


IL PUNTO SULLA SITUAZIONE UMANITARIA IN SIRIA

In Siria, i bisogni umanitari sono in aumento vertiginoso: nello scorso anno l’escalation delle violenze ha portato a ulteriori sfollamenti e sofferenze, aggravate dal terribile terremoto del 6 febbraio. Secondo quanto riportato dal Syrian Network for Human Rights, nel 2023 a causa del conflitto hanno perso la vita 1032 civili, di cui 181 erano bambini. Il terremoto del 6 febbraio ha causato invece nel Paese circa 6mila morti e oltre 12.800 feriti (fonte: Ocha).

Come sottolineato dal report “2024 Humanitarian Needs Overview”, nel corso di quest’anno saranno 16,7 milioni le persone in tutta la Siria ad aver estremo bisogno di assistenza: si tratta del numero più alto dall’inizio della crisi nel 2011.

La sicurezza è molto precaria nel Paese: i bambini continuano a essere uccisi, 7.2 milioni di siriani – di cui più della metà nel Nord Ovest della Siria – sono sfollati in campi con un’alta densità di popolazione e gli ordigni inesplosi costituiscono un rischio perenne per le persone e lo saranno presumibilmente per i prossimi anni a venire. Donne e ragazze sono più esposte a sfruttamento sessuale, abusi e violenze di genere nel tentativo di accedere al cibo e alle opportunità lavorative.

Nel corso del 2023, le ostilità militari non si sono mai arrestate e hanno causato sfollamenti, distruzione di infrastrutture chiave e sofferenze profonde, ostacolando ampiamente l’accesso umanitario. Nel mese di ottobre, il Nord della Siria e il governatorato di Deir-ez-Zor hanno registrato la più significativa escalation di ostilità dal 2019, con il temporaneo sfollamento di oltre 153mila persone nel Nord-Ovest del Paese.

La situazione socioeconomica è sempre più deteriorata, mancano opportunità di sostentamento e l’inflazione è aumentata dell’88% a causa del ridotto accesso ai beni, delle catene di approvvigionamento interrotte e dei costi logistici elevati.

Per quanto riguarda la sanità, il Paese è soggetto a epidemie ricorrenti e malattie trasmesse dall’acqua: fattori che, insieme alla crisi idrica e all’insicurezza alimentare, contribuiscono ad accrescere i tassi di malnutrizione.

Nonostante questo quadro drammatico in cui si evidenzia un aumento vertiginoso dei bisogni, i finanziamenti dei governi destinati agli aiuti umanitari stanno progressivamente diminuendo. Nel 2023, il Piano di Risposta Umanitaria delle Nazioni Unite ha raccolto meno del 40% dei fondi necessari, registrando così il peggior risultato di finanziamento dall’inizio del conflitto. Questo significa che, nonostante l’urgente necessità di assistenza, le risorse disponibili per affrontare la crisi umanitaria sono sempre più limitate.

Una situazione che presagisce solo peggioramenti in Siria se non si interviene immediatamente con un sostegno strutturale in grado di ristabilire servizi essenziali come acqua, igiene, assistenza sanitaria, elettricità e istruzione.

L’attenzione internazionale e la solidarietà manifestate verso il conflitto siriano stanno però diminuendo. A distanza di 13 anni, la sofferenza del popolo siriano continua a crescere insieme all’instabilità regionale, mentre la ricerca di una soluzione politica che porrà fine a questa sanguinosa tragedia rimane un miraggio lontano.