Riceviamo e volentieri pubblichiamo questa testimonianza di Sergio Genini, attivista delle Veglie contro le morti in mare, sulla partecipazione allo sciopero generale del 24 novembre a Milano.

Quando ho saputo che la piazza scelta dai sindacati CGIL e UIL a Milano per lo sciopero generale del 24 novembre era Largo 11 settembre, vicino alla Prefettura, ho pensato che non ci si aspettasse molta partecipazione, come del resto è accaduto negli ultimi anni.

Il concentramento è alle 9,30; arrivo quasi puntuale e, meraviglia! La piazza è strapiena. C’è un sacco di gente, compresi dei miei ex colleghi di lavoro che non avevo mai visto a uno sciopero. Sono contento.

Le bandiere rosse e azzurre fanno effetto, sento una grande energia e ascolto i discorsi intorno a me… “Sì, basta con queste prese in giro, una manovra economica che ci ha ulteriormente impoveriti, che ci sta mangiando le pensioni e allunga pure i tempi per andarci.”  “Un governo al servizio delle lobby finanziarie, che per il lavoro non ha fatto nulla, se non mostrare la sua vera faccia dispotica e classista”

Mi fa piacere vedere volti giovani, dato che di solito l’età media alle manifestazioni sindacali è dai 50 anni in su. Vorrei che fossero di più, ma le condizioni di precarietà dei loro contratti li rendono ricattabili. Inoltre c’è molta ignoranza rispetto ai diritti dei lavoratori: decenni di propaganda di destra hanno creato un ambiente davvero desolante, ostile all’azione sindacale.

Eppure il sindacato è necessario e importante e nelle aziende va rilanciato, anche come visione politica generale.  Gli interventi al microfono stanno esprimendo queste istanze: “Basta salari che non permettono di uscire dalla povertà, basta contratti precari, basta tagli fiscali alle aziende che non producono affatto nuova vera occupazione. Basta con il pianto della mancanza di soldi, è ora di prenderli dove ci sono: le rendite finanziarie, gli extra profitti, i superprofitti, i super ricchi, gli evasori totali, i furbi”.

Poi c’è la rabbia per la mancanza di rispetto del governo verso il diritto di sciopero, verso i diritti dei lavoratori, che stanno comprendendo qual è il suo vero volto: “Governo Meloni, 10, 100, 1.000, manifestazioni” è uno slogan che si fa strada nella piazza.

Gli interventi si susseguono e mi colpisce sentire spesso la parola ” umanità” legata a ” relazioni” e a “dialogo”. Si sente l’esigenza di democrazia, di contrasto della deriva violenta e repressiva che questo governo non perde occasione di esprimere nelle sue scelte legislative, ma anche nel suo fastidio verso il Parlamento, le istituzioni e la Costituzione. Già, la Costituzione, altro tema che sta a cuore ai sindacati; il premierato forte non ci piace… puzza di olio di ricino.

La piazza è strapiena, non ci stiamo più. Si contratta la possibilità di un corteo e si va in Piazza Fontana… Adesso basta! L’abbiamo detto chiaro il 24 novembre in 40 piazze del nord Italia, con una media di 3 mila lavoratori a piazza, dunque in tutto 120 mila. Ministro Salvini e governo Meloni, regolatevi.