“Spazio … ultima frontiera…” così iniziava il celebre telefilm Star Trek tanto caro a molti appassionati di SciFi, sottoscritto compreso.

Ma, mentre sulle dimensioni della suddetta frontiera non vi sono dubbi, non possiamo dire altrettanto su quanto essa sia distante da noi esseri umani fisicamente.

Una misurazione precisa su dove lo Spazio inizi, e di conseguenza termini la nostra “bolla di sopravvivenza” generata dalla atmosfera terrestre, non esiste; si è perciò considerato un limite convenzionale, chiamato Linea di Karman, posto inizialmente a 100 Km di quota dalla superficie Terrestre (limite poi ridimensionato a 80 Km).

La definizione di questo confine è accettata dalla Fédération Aéronautique Internationale (FAI), un organo di standardizzazione internazionale ed un ente certificatore per i record aeronautici ed astronautici (ma di questo parleremo dopo).

La linea prende il nome da Theodore von Kármán, un ingegnere e fisico ungaro-americano, che calcolò una altidudine alla quale l’atmosfera diventa troppo rarefatta per poter permettere il volo classico legato al sostentamento di un velivolo in modo aerodinamico.

Di fatto, essendo un limite convenzionale, le caratteristiche che possiamo considerare come “spaziali” intervengono molto prima di tale limite.

Questo significa che esperimenti che hanno bisogno di un ambiente spaziale, possono essere comunque eseguiti con risultati molto simili a quelli che si potrebbero ottenere oltre la suddetta Linea, ma a quote più basse.

Mi riferisco, ad esempio, alle misurazioni legate allo studio della radiazione Cosmica che inizia ad essere attenuata, dalla presenza degli strati più densi dell’atmofera, a quote molto inferiori alla Linea e addirittura nella parte alta della Stratosfera (tra i 30 Km ed i 50 Km).

Luoghi in cui la densità dell’atmosfera terrestre non è ancora in grado di interagire pesantemente con le grandezze ricercate e quindi ove possiamo effettuare osservazioni dirette della radiazione grazie a particolari strumenti: le sonde Stratosferiche.

Queste vengono rilasciate dalla superficie terrestre ed arrivano ad altezze considerevoli (oltre i 30.000 m) ove è possibile effettuare agevolmente i le sudddette misurazioni.

Nonostante la facilità con la quale si possa raggiungere quelle altezze, normalmente sfruttando l’utilizzo di palloni particolari in caucciù caricati ad Elio, la costruzione di una sonda dedicata implica una competenza ingegneristica, strutturale ed organizzativa non indifferente.

Nel 2019, e precisamente l’13 Luglio, una associazione non nuova ad imprese legate allo studio dell’alta Atmosfera, la TSA (Turin Space Activity una costola della associazione Piloti Virtuali Italiani), lancia una sonda particolare per eseguire alcuni esperimenti a riguardo delle suddette condizioni in alta Startosfera.

Essa, oltre ad alcuni esperimenti a bordo atti alla misurazione della radiazione Cosmica, trasportava tre modelli in scala 1:6 raffiguranti la Crew della Apollo 11: lo scopo era infatti anche ricordare il 50 ennio dello sbarco sulla Luna.

Il Team tutto torinese, si è avvalso della collaborazione della Aviosuperficie di Castello di Annone (AT) dalla quale il sistema di volo è stato lanciato.

Il Sistema consiteva in: un pallone stratosferico (che alla quota stabilità si è espanso fino al diametro di circa 20 m), un paracadute per frenare la discesa della sonda una volta esploso il pallone e la sonda riproducente la capsula della missione Apollo 11 in scala 1:6 (firmata dall’astronauta Paolo Naspoli).

Tutto il sistema di volo è stato rigorosamente prodotto a mano così come le riproduzioni dei tre astronauti poste al suo interno.

La Sonda, chiamata TSV3 (o amichevolmente in piemontese Tota Sunda), conteneva non solo i modelli, ma ovviamente un set sensoristico adeguato alle misurazioni da effettuare lungo il volo (temperatura, pressione, altitudine, umidità, etc.), un set di telecamere per riprendere il volo, il pallone e l’interno della “Capsula”, l’apparato trasmissivo per il trasferimento dei dati alla stazione di terra, gli esperimenti di misurazione della radiazione Cosmica ed un sistema GPS per il tracciamento ed il recupero.

Tutto questo rigorosamente studiato anche a livello di pesi per rimanere all’interno di 4.0 Kg imposti dalle autorizzazioni previste per il volo.

La quota raggiunta dalla sonda è stata di 33.156 m, tutta la sensoristica di volo ha funzionato alla perfezione ed i dati sono stati ricevuti a terra, alcuni processati in tempo reale (quali altitudine, posizione, pressione) altri dopo il recupero a terra della sonda (Radiation data, mission profile e video frames).

Partita dall’Aviosuperficie dei “Corvi” a Castello di Annone (AT) è stata recuperata, dopo un ammaraggio morbido, a circa 6 miglia nautiche al largo di Chiavari con grande soddisfazione di modellisti, costruttori e sperimentatori.

L’epilogo dell’impresa si è svolto in questi giorni.

Sabato 7 Ottobre 2023, dopo attente analisi della missione, i dati recuperati e il report post volo fornito al termine delle operazioni di verifica dopo l’ammaraggio, l’intera impresa è stata cerificata come RECORD EVENT dal Guinnes World Record!

Il Record è stato certificato ai suddetti:

Roberto ALIBERTI, Luca MOLINARI, Renato GALTER, Andrea BUOSO, Paolo NAVONE, Marco AMBROSIO, Gianluca GIANFALDONI, Riccardo BORRELLI e Davide MAGNANO

Menzione per: PVI (Piloti Virtuali Italiani), TSA (Turin Space Activity) e Aviosuperficie Astigiana