Un nuovo studio dell’Organizzazione Internazionale del Lavoro (OIL) arriva alla conclusione che è più probabile che l’Intelligenza Artificiale Generativa (IA) generi posti di lavoro piuttosto che ridurli, automatizzando alcuni compiti anziché sostituirli completamente.

L’IA generativa è un tipo di intelligenza artificiale capace di generare testi, immagini o altri mezzi in risposta a dei comandi, con potenziali applicazioni nell’industria, nell’arte, nella scrittura, nello sviluppo di software, nella progettazione di prodotti, nell’ambito medico, nella finanza, nei giochi, nel marketing e nella moda.

Nello studio, “Generative AI and Jobs” (IA Generativa e Lavoro), afferma che la maggior parte dei lavori e delle industrie sono solo parzialmente esposti all’automazione ed è più probabile che vengano coadiuvati dall’IA generativa e non sostituiti da essa, come nel caso di ChatGPT. Pertanto, “è più probabile che l’impatto maggiore di questa tecnologia non sia la distruzione di posti di lavoro, ma al contrario i potenziali cambiamenti in termini di qualità dei posti di lavoro, in particolar modo l’intensità e l’autonomia del lavoro”.

Il lavoro amministrativo è la categoria con la più alta esposizione tecnologica, con quasi un quarto dei compiti considerati altamente esposti e più della metà considerati aventi un livello di esposizione medio. In altri gruppi occupazionali, come i dirigenti, i professionisti e i tecnici, solo una piccola parte delle mansioni è considerata altamente esposta, mentre circa un quarto dei compiti si stima avere un livello di esposizione medio.

Lo studio divulgato dell’OIL dalla sua sede svizzera, mette al corrente di notevoli differenze negli effetti sui paesi con diversi livelli di sviluppo, legate alle strutture economiche e ai divari tecnologici esistenti. Si sottolinea che nei paesi ad alto reddito il 5,5% del lavoro totale è potenzialmente esposto agli effetti dell’automazione, mentre nei paesi a basso reddito il rischio dell’automazione colpisce solamente lo 0,4% del lavoro.

Secondo la classificazione dei paesi della Banca Mondiale i paesi a basso reddito sono 27 e si trovano in Africa a sud del Sahara e in Asia, mentre i paesi ad alto reddito si trovano in Europa, nell’area del Pacifico come Australia o Giappone, in America del Nord o Uruguay in America del Sud.

Nel mezzo si trovano i paesi con entrate medio-basse come Bolivia, Egitto o Pakistan, in cui, secondo l’OIL, la quota di lavoro che subirebbe gli effetti dell’IA è di circa l’1,3%. Nei paesi con entrate medio-alte come Argentina, Malesia o Russia la quota salirebbe al 2,4%.

Dall’altro lato, il potenziale aumento dell’impiego derivante dall’utilizzo dell’IA sarebbe di circa il 13% a livello mondiale, cifra approssimativamente uguale per tutti i paesi. “Ciò suggerisce che, con politiche adeguate, questa nuova ondata di trasformazione tecnologica potrà offrire importanti benefici ai paesi in via di sviluppo”.

Lo studio afferma che probabilmente i potenziali effetti dell’IA Generativa saranno significativamente diversi per uomini e donne, dato che più del doppio della forza lavoro femminile potrebbe subire gli effetti dell’automazione. Ciò si deve alla forte presenza delle donne nell’ambito amministrativo, soprattutto in paesi a reddito medio-alto. Dato che questi lavori sono stati tradizionalmente un’importante fonte di impiego femminile durante lo sviluppo economico dei paesi, uno degli effetti che l’IA Generativa potrebbe causare è una mancata nascita di certi lavori amministrativi nei paesi a basso reddito.

Lo studio evidenzia che le ripercussioni socioeconomiche dell’IA dipenderanno in gran parte da come si gestirà la sua diffusione e sostiene la necessità di creare delle politiche che sostengano una transizione ordinata, giusta e consultiva.

“La voce dei lavoratori, la formazione e una protezione sociale adeguata saranno dei punti chiave per gestire la transizione”, altrimenti “si corre il rischio che solo alcuni paesi e partecipanti al mercato ben preparati godranno dei benefici di questa nuova tecnologia”, si precisa nel testo.

Il documento si conclude dichiarando che “i risultati della transizione tecnologia non sono predeterminati. Coloro che si trovano dietro la decisione di incorporare tale tecnologia sono gli umani, e sono gli stessi che dovranno guidare il processo di transizione”.

Traduzione dallo spagnolo di Alessandra Mazzone. Revisione di Thomas Schmid.

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