2 agosto 2023: si è svolta stamattina a Bologna la manifestazione in ricordo dei morti e dei feriti dell’attentato neofascista alla sala di aspetto di seconda classe della stazione di Bologna alle 10,25 del 2 agosto 1980. Hanno parlato le autorità e i familiari delle vittime. Fra i molti partecipanti anche Patrick Zaki, che ha detto ‘Non potevo non esserci’:
Vi proponiamo alcune foto della manifestazione

e alcuni brani dell’intervento del presidente dell’Associazione tra i famigliari delle vittime, Paolo Bolognesi, nel 43° anniversario della strage alla stazione,che riteniamo molto chiaro e significativo.

” ‘Una strage politica frutto non dell’esaltazione criminale di una banda di neofascisti, disponibili per fanatismo agli atti più efferati, ma di un progetto politico e criminale di ampia portata radicato ai vertici della loggia massonica P2 e sostenuto dalla complicità, dai silenzi, dalle omissioni di chi aveva la possibilità di sapere e impedire ma non lo fece perché era di fatto al servizio di chi sostenne, finanziò e promosse la strage’. Così scrivono nelle motivazioni i giudici che hanno condannato in primo grado il neofascista Paolo Bellini quale quinto esecutore materiale della strage, l’ex capitano dei carabinieri Piergiorgio Segatel, quale depistatore e Domenico Catracchia, l’amministratore del condominio di via Gradoli, caro, quale favoreggiatore, a Brigate Rosse e ai terroristi neri dei NAR (Nuclei Armati Rivoluzionari). Poi ci sono le responsabilità dei capi piduisti Licio Gelli e Umberto Ortolani, il capo del Servizi Segreti Federico Umberto D’Amato e il potente giornalista ed ex senatore del partito MSI (Movimento Sociale Italiano) Mario Tedeschi: mandanti, organizzatori e depistatori riconosciuti, coinvolti nel progetto eversivo e stragista anche se deceduti.

Il quadro, così ricostruito dai magistrati e dagli storici più seri, è sempre più completo: l’attentato che il 2 agosto 1980 causò 85 morti e 200 feriti fu voluto dalla P2 e dal lato più oscuro interno alle istituzioni, eseguito dai neofascisti e coperto da esponenti dei Servizi Segreti. Si scelse di agire il primo sabato di agosto, come sei anni prima per la strage del treno Italicus.
Una scelta emblematica come emblematica fu la decisione di colpire, ancora una volta e ancora più violentemente, la nostra città, roccaforte del Partito Comunista e da sempre portatrice di valori progressisti e democratici. Il primo magistrato ad aver intuito che dietro alle stragi c’era la mano dell’eversione di destra, della massoneria e dei Servizi Segreti era stato Vittorio Occorsio, che per questo fu assassinato nel 1976 dal killer nero Pierluigi Concutelli. In carcere, Concutelli uccise poi due camerati, Ermanno Buzzi e Carmine Palladino, che si erano mostrati disponibili a svelare i retroscena rispettivamente della strage di Brescia e della strage di Bologna. Concutelli è morto quest’anno, di morte naturale e non in carcere, una morte, la sua, che non desta sospetti a differenza di quelle recenti di Sergio Picciafuoco e di Stefano Sparti. Concutelli non ha mai rivelato ciò che sapeva. Ai funerali, la sua bara è stata avvolta in una bandiera tricolore, come se si trattasse di un patriota. Si trattava invece di un assassino neofascista, idolo dei capi dei NAR Francesca Mambro e Valerio Fioravanti. E sono stati proprio Mambro e Fioravanti i mandanti dell’omicidio di Mario Amato, il magistrato coraggioso che, da solo, indagava sulla destra eversiva e sui suoi collegamenti.

Mario Amato aveva ben compreso la cosiddetta ‘strategia del leopardo’ dell’estrema destra: mostrarsi divisi in una miriade di sigle apparentemente rivali, per poi compattarsi in occasione di azioni criminali. Mario Amato, assassinato dagli stessi autori della strage di Bologna, dei quali aveva intuito lo spessore criminale e la pericolosità, pochi giorni prima di morire, in un’audizione presso il Consiglio Superiore della Magistratura, aveva denunciato l’esigenza di impegnarsi a trovare chi armava la mano dei giovani neofascisti, ben poco spontaneisti, come volevano farsi credere.

Mario Amato ha pagato con la vita il fatto di avere intuito quello che l’ultima sentenza sulla strage del 2 agosto 1980 ha definitivamente sancito: la definizione di ‘spontaneismo armato’ auto-attribuita dai NAR a loro stessi è una colossale menzogna. I NAR e le altre sigle dell’eversione neofascista(Avanguardia Nazionale, Terza Posizione e Ordine Nuovo) agivano grazie all’appoggio di uomini dello Stato e dei vertici politici dello stesso, in spregio della tutela della vita umana, dell’incolumità dei cittadini italiani e della democrazia. Nessuno spontaneismo armato, quindi, ma un deliberato tentativo di ricomposizione della galassia neofascista, un unico filo dello stragismo, inaugurato nel 1969 a Milano, con la strage di piazza Fontana. Sopra quella galassia ci sono i mandanti, il livello superiore che finanzia, sostiene, depista.
E quel livello superiore, la parte sporca dello Stato, non abbandona mai i propri sicari.”

Infatti la strage alla stazione di Bologna del 2 agosto 1980 fa parte della strategia della tensione, nonostante alcuni pseudo storici si sforzino di negarlo: metodologie, personaggi implicati, esecutori materiali e loro protettori sono gli stessi, in un susseguirsi di attentati, protezioni dei Servizi Segreti italiani e depistaggi insistenti di vari settori ai vertici dello stato italiano.
Con le ultime sentenze del processo Cavallini e del processo ai mandanti, i collegamenti con le stragi del 92- 93 si sono fatti più evidenti e le stesse Procure che indagano su quelle stragi si stanno interessando a personaggi implicati in prima persona nella strage di Bologna.
Questo dimostra la continuità delle stragi del 92- 93 con tutta la strategia della tensione.
L’anno scorso con l’ultima sentenza relativa al processo ai mandanti abbiamo sintetizzato nel manifesto quei risultati:
‘La sentenza di primo grado del processo ai mandanti conferma:
la strage è stata ideata dai vertici della loggia massonica P2 è stata protetta dai vertici dei servizi segreti italiani eseguita da terroristi fascisti’.
Vi sono molti che non riescono a capacitarsi che si sia potuti arrivare alla scoperta di un livello così elevato di compromissioni. Infatti, oltre ad averne parlato pochissimo (i telegiornali nazionali solo il giorno del deposito della motivazione altrettanto i giornali, ma non tutti) ci si è guardati bene dal trarre tutte le conseguenze di simili risultati. Sembra quasi che negli ultimi processi si sia parlato di uno Stato, probabilmente del Sud America e non dell’Italia.
Ci sono altri fatti, accaduti anche dopo il deposito delle motivazioni della sentenza, che dimostrano le alte e squallide complicità di cui godono i terroristi fascisti: gli ultimi documenti desecretati annullano ogni speranza per i sostenitori della pista palestinese. Se ce ne fosse ancora bisogno è bene dirlo chiaramente: i palestinesi o i loro vicini Libanesi, o i Libici, non hanno nulla a che fare con la strage di Bologna del 2 agosto 1980.

La pista palestinese è un enorme depistaggio tenuto in piedi per anni da una pletora di personaggi di diversa estrazione non solo fascista: giornalisti, pseudo storici e parolai. C’è addirittura chi, talmente affascinato dalla pista palestinese, ha voluto addebitare a loro sia il delitto Moro, sia l’abbattimento del DC9 di Ustica, sia la strage del 2 agosto.
Naturalmente non mancano personaggi politici in questa grande fiera del depistaggio, anche informativo.
Questa piazza, piena di tantissime persone che ogni anno fanno di tutto per esserci, questo luogo questo orologio fermo all’ora della strage, sono la dimostrazione che siamo dalla parte giusta e che ci saremo sempre perché vogliamo che l’Italia sia questa e che la legalità, la giustizia, la verità, la trasparenza non siano solo richieste dei familiari delle vittime, ma di grandissima parte del Paese che ogni giorno ha scelto da che parte stare.
Grazie per essere al nostro fianco! Grazie perché questo è il Paese che resiste!”.