Lunedì 10 luglio è approdata in Aula alla Camera dei deputati una proposta di legge antibullismo a prima firma Devis Dori di Europa Verde-Alleanza Verdi e Sinistra.

Per saperne di più abbiamo raggiunto l’Onorevole Dori:

D.: Onorevole Devis Dori quanto è stato lungo il lavoro per arrivare a questo risultato? Già nella scorsa legislatura Lei si era speso non poco per fare approvare un testo antibullismo.

R.: La proposta di legge che lunedì è approdata in Aula è effettivamente il frutto di un lungo percorso che ha avuto il suo primo impulso nella scorsa legislatura. Nella XVIII legislatura, infatti, esattamente il 29 gennaio 2020, era stata approvata un’altra proposta di legge a mia prima firma che, tuttavia, non ha concluso il suo iter in quanto è rimasta bloccata in Senato per oltre due anni. Il Regolamento della Camera, tuttavia, prevede la possibile di ricalendarizzare nei primi 6 mesi della nuova legislatura con urgenza una proposta di legge già approvata nella precedente legislatura solo da un ramo del Parlamento. E così, il 15 febbraio scorso la Camera all’unanimità ha deliberato l’urgenza.

Da quella data, 15 febbraio 2023, è iniziato il lavoro nelle due Commissioni congiunte Giustizia e Affari Sociali, lavoro che è durato circa 4 mesi duranti i quali abbiamo svolto un significativo ciclo di audizioni, fino a giungere a un testo unificato tra la proposta a mia firma e quelle di due altri due gruppi parlamentari. Il principale sforzo è stato quello di arrivare a un testo condiviso, bipartisan: stiamo scrivendo una bella pagina di storia parlamentare, dove il Parlamento è tornato protagonista, dove i gruppi parlamentari hanno dialogato col massimo rispetto, col comune intento di prevenire e contrastare il bullismo.

Ora auspico che entro la fine di luglio possa esserci l’approvazione del testo alla Camera dei deputati.

D.: Come noto in Italia è già in vigore una legge per la prevenzione e il contrasto del cyberbullismo, la legge 71 del 2017. La nuova proposta come si pone rispetto alla legge 2017? Ritiene che stiano facendo notevoli passi avanti rispetto alla normativa del 2017?

R.: La nuova proposta di legge si pone in continuità con la legge 71 del 2017. Con la legge 71 sono state messe le fondamenta per la normativa antibullismo, ora il nostro dovere è proseguire in quel percorso, considerato che purtroppo il fenomeno non è affatto diminuito.

Con l’articolo 1 della nuova proposta si apportano modifiche alla legge 71, nello specifico: estendiamo la legge 71, che attualmente si occupa solo di cyberbullismo, anche al bullismo, anche in considerazione del fatto che – come ci è stato detto dall’Istat in audizione – il bullismo è ben più diffuso del cyberbullismo; inoltre prevediamo che ogni istituto scolastico, nell’ambito della propria autonomia, adotti un codice interno per la prevenzione e il contrasto del bullismo e cyberbullismo e istituisca un tavolo permanente di monitoraggio del quale fanno parte rappresentanti degli studenti, degli insegnanti, delle famiglie ed esperti di settore; prevediamo che nel proprio regolamento di istituto vengano recepite le procedure da adottare per la prevenzione e il contrasto del bullismo; si riconosce l’importanza di prevedere e incentivare l’istituzione negli istituti scolastici sia di servizi di sostegno psicologico agli studenti per prevenire fattori di rischio o situazioni di disagio sia di servizi di coordinamento pedagogico, per contribuire al pieno sviluppo delle potenzialità di crescita, di inserimento e partecipazione sociale, agendo in particolare sulle relazioni interpersonali e sulle dinamiche di gruppo; infine un ruolo più incisivo e delineato del dirigente scolastico nella gestione di episodi di bullismo, anche con un esplicito richiamo alla segnalazione di quei casi alla Procura della Repubblica presso il Tribunale per i minorenni per l’attivazione delle misure rieducative di natura amministrativa.

D.: Aspettando che questa nuova proposta sia approvata sia alla Camera sia al Senato, speriamo il più presto possibile, quanto è importante il ruolo della scuola, della società e della famiglia, per istruire le nuove generazione al rispetto altrui, all’educazione alla non violenza e al rispetto della Dichiarazione Universale dei Diritti Umani che quest’anno compie il suo 75° anniversario, al fine di prevenire e contrastare il bullismo visto che le leggi da sole non bastano?

R.: La legge non è una formuletta magica con la quale si può pensare in un sol colpo di spazzare via o di risolvere un problema sociale drammatico: va piuttosto concepita come un contributo a raggiungere un risultato voluto, per agevolarlo, per indirizzarlo. Serve soprattutto un processo culturale. E, in questo senso, la legge ha un ruolo fondamentale, perché è il punto più alto di riconoscimento di un fatto sociale, è la massima consapevolezza di un dramma sociale. Non esiste una ricetta giusta, sicura e assoluta per risolvere il problema del bullismo. Piuttosto esistono tanti strumenti per affrontarlo. Quel che conta è mettere in campo tutto quello che è possibile. Certamente, coinvolgendo ragazzi minorenni, il primo strumento deve essere sempre la prevenzione: ma qualcosa potrebbe sfuggire alle maglie della prevenzione. La vera sfida allora è l’equilibrio tra prevenzione e contrasto. Per ottenere risultati significativi, è imprescindibile il coinvolgimento della famiglia e della scuola, anche attraverso un rinnovato dialogo fra scuola e famiglia in uno spirito collaborativo, finalizzato a far emergere questi gravi episodi prima che sfocino in qualcosa di più grave.

D.: Il bullismo ha in comune con il mobbing, in ambito lavorativo, molti elementi costitutivi: sono entrambi forme di stalking, cioè atti persecutori, che ingenerano uno stato di ansia o di paura, il timore per l’incolumità o la necessità di alterare le proprie abitudini di vita: ritiene che ci possa essere presto una proposta di legge anche sul mobbing?

R.: La proposta di legge antibullismo attualmente in trattazione alla Camera si concentra, come è ovvio che sia, sulla fascia d’età dei minorenni e prevalentemente in ambito scolastico. Chiaramente il bullismo ha notevoli punti di contatto con il mobbing. Ma sul mobbing va fatto un lavoro ad hoc, nella Commissione competente, coinvolgendo tutto il mondo lavorativo, con le sue peculiarità. I temi della sicurezza dei lavoratori e della dignità di ogni lavoratore anche attraverso il riconoscimento di una retribuzione minima sotto la quale non si può scendere, come col salario minimo, ci stanno a cuore e sono un impegno che ci siamo presi coi nostri elettori e che intendiamo portare avanti.