Il 5 giugno, giornata internazionale dell’ambiente, Vandana Shiva assieme ad altre quattro donne del gruppo internazionale Diverse Women for Diversity hanno presentato a Roma in una conferenza stampa il manifesto ecofemminista dal titolo “Fare pace con la terra”.

Il gruppo internazionale DWD si era incontrato precedentemente a marzo di quest’anno presso la Earth University di Vandana, nella sua terra d’origine a Dehradun alle pendici dell’Himalaya. Qui un gruppo di 150 donne provenienti da varie parti dell’India e del mondo si sono incontrate per scambiarsi esperienze e per gettare le basi del nuovo Manifesto ecofemminista. Le partecipanti italiane Nicoletta Dentico, Silvia Francescon, Nadia El Hage, Elisa D’Aloisio assieme a Navdanya Int’l hanno organizzato a Roma la presentazione del Manifesto.

Nicoletta Dentico che ha partecipato alla conferenza stampa e all’incontro di Dehradun è stata intervistata per Woman Pride al ritorno dell’esperienza indiana di cui ha parlato estensivamente in questa intervista Donna Reporter

Vandana ha ricordato che: “La cosa più importante da fare è fermare le emissioni. Il 50% delle emissioni vengono dal sistema alimentare industriale globale, dobbiamo passare da quel sistema a un sistema di distribuzione ecologica locale.

In che cosa consiste il manifesto ecofemminista?

La crisi ecologica che dobbiamo affrontare è il risultato di una guerra contro la terra. Una guerra delle sostanze chimiche tossiche, una guerra dell’estinzione della biodiversità, una guerra dell’inquinamento chimico da combustibili fossili che porta al cambiamento climatico.

Fermare la guerra significa lavorare secondo la legge della natura ricordandoci che siamo parte della natura, fare pace con la terra, e quindi con l’umanità.

Le donne sono coloro che da sempre difendono la natura a partire dal movimento indiano Cipko, quando negli anni Settanta le donne himalayane abbracciavano gli alberi per impedire che venissero abbattuti dalle motoseghe.

Le donne e la natura sono colonizzate dalle stesse forze che sostengono da una parte che la natura è morta e dall’altra che le donne sono passive, sono oggetti.

Le donne capiscono quando inizia la distruzione di un ecosistema e soprattutto capiscono che ci sono altri modi di produrre cibo che non uccidano la vita sulla terra. Le donne inoltre sono le prime produttrici, le prime produttrici economiche, attraverso l’economia della cura.

Le donne e la natura si uniscono insieme in un sistema creativo a differenza della colonizzazione che è un sistema violento. Quindi la rivoluzione è la convergenza del potere della terra e delle donne. Questo in sintesi è l’ecofemminismo.

Lei è ottimista sul futuro della terra?

Io sono molto ottimista sul futuro della terra perché il futuro della terra è nelle mani della terra stessa. Noi possiamo cercare di interferire quanto vogliamo ma il 99% del tempo di vita della terra è stato senza gli umani. Le donne proteggono il futuro dell’umanità essendo parte della terra. Io ho lavorato e lavoro con la terra per produrre più cibo, ho lavorato con la terra per dare maggiore qualità, ho lavorato con la terra per rovesciare il cambiamento climatico e quindi con la mia vita quotidiana io contribuisco alla speranza e all’attivismo.

Non c’è spazio per la mancanza di speranza, non c’è spazio per l’arroganza antropocentrica. Dobbiamo tornare a essere umili, a collaborare con la terra, a essere parte della famiglia della terra e dobbiamo lavorare con la biodiversità, con i poteri creativi dei microbi, degli insetti, delle piante, degli animali, amandoli, avendo cura di loro. In questo modo possiamo creare un futuro che sia vivibile.

Video delle conferenze e approfondimenti: Navdanya Int’l