Abbiamo affrontato con i docenti alcuni problemi inerenti alla scuola odierna

Partiamo dalla questione dell’IIS Ferrari e dalla perquisizione dei Carabinieri avvenuta l’anno scorso. Nei giovani c’è un uso di cannabis e alcol. Cosa può fare la scuola per prevenirlo? La via delle perquisizioni è un buon metodo?

La questione dell’uso di alcol e droghe deve essere affrontata apertamente e con sguardo critico. Bisogna sapere che cosa sono le sostanze che una persona assume, quali sono i contesti in cui si assumono, quali effetti possono avere, come questi effetti possono cambiare da persona a persona, e quando queste possono portare ad azioni dannose per se stessi e gli altri. Bisogna parlarne in classe direttamente, tornando sull’argomento più volte e ascoltando quali sono le richieste degli studenti. Bisogna stimolare la partecipazione agli spazi tra gli studenti e per gli studenti, come le assemblee o le autogestioni, affinché si incontrino in modo dialogante e condiviso e si confrontino, e chieder loro quali persone vorrebbero ascoltare per avere più informazioni. Persone che possano sentire vicine, che sanno porsi in ascolto, non l’ennesimo adulto che elenca sanzioni e scenari inquietanti.
Se questo accade realmente (e non solo a parole o nei testi dei progetti) si crea tra studenti e professori un legame di fiducia. Così se ci si accorge che c’è un abuso di sostanze sarà più facile riflettere assieme su quanto sta accadendo.

Veniamo a quello che emerge dai racconti che abbiamo pubblicato: come coordinamento docenti avete sottolineato il clima che c’è all’interno del Ferrari. E’ bene che in una comunità educante ci sia un clima come quello? Quali sono gli effetti sugli studenti?

Dall’inizio dell’anno abbiamo ascoltato le parole di studenti, genitori e personale scolastico. Tutte convergono su due aspetti: paura e omertà. Gli studenti ci dicono che i loro insegnanti sono impauriti e che si rimangiano la parola non appena vengono ripresi dalla Dirigente. Chi alza la testa viene svilito, allontanato, denunciato, o ancora gli viene chiesto di scrivere lettere di scusa per non peggiorare la situazione. Questo vale tanto per il personale scolastico quanto per gli studenti. Chi è uscito dalla scuola, perché si è diplomato, ha raggiunta l’età della pensione o ha preferito andarsene, non è raro che sulle prime ci dica che non vuole parlare della sua esperienza con la Giaccone perché questo porterebbe a sentire nuovamente dolore. Ciò che ci preme sottolineare, però, è che questo avviene perché ci sono un gran numero di persone che venendo meno ai propri doveri educativi preferisce chiudere gli occhi, non mostrarsi solidale con chi subisce ingiustizie pur di entrare nelle grazie della Dirigente e ricevere da lei un occhio di riguardo. Per questo ci piace parlare di “sistema Ferrari” ed evidenziare che anche il sentimento di solitudine è un altro elemento che emerge nelle testimonianze che abbiamo raccolto. Proprio per questo siamo felici che adesso abbiano avuto la possibilità di far sentire la loro voce anche su questo giornale. E incoraggiamo a testimoniare chiunque abbia subito torti, abusi e ingiustizie, scrivendo all’attenzione del Direttore Generale dell’Ufficio Scolastico Regionale, Stefano Suraniti, con pec (drpi@postacert.istruzione.it) oppure con raccomandata con ricevuta di ritorno (Corso Vittorio Emanuele II, 70, 10121 Torino).

La questione del Ferrari appare eclatante, ma ci sono giunte notizie che attestano che i Dirigenti Scolastici spesso si pongono in una situazione di potere. Dipende dalla trasformazione della scuola che ha reso i Presidi dei Dirigenti Scolastici?

La trasformazione delle funzioni del Dirigente Scolastico ha portato questi a concentrarsi su come ottenere un buon numero di iscritti, su come evitare ricorsi, e un reale interesse per la pedagogia rischia così di venire meno. Ma la questione è più ampia. Si è ormai consolidata da tempo una società che solo all’apparenza è più inclusiva, ma che continua a sfruttare l’ambiente e le persone. La scuola è parte integrante di questa logica. Di questo argomento parleremo in un’assemblea cittadina il 22 giugno alle h 17.30 a Torino al Campus Luigi Einaudi. E ne parleremo a partire da chi questa situazione la vive sulla propria pelle.

Quali sono i maggiori problemi che i docenti devono affrontare ogni giorno?

Anche i ragazzi ogni tanto si chiedono “ma che problemi c’hanno i professori?!?”. E vogliamo partire proprio da questo perché uno sguardo esterno è spesso più efficace. I ragazzi parlano di docenti nervosi, che “ce l’hanno con loro”, che si sfogano su di loro. Certo, sono parole che andrebbero analizzate in modo ampio, ma non possiamo nascondere che l’ansia di adempiere agli impegni burocratici o l’interesse a “far cassa” con progetti extra generino spesso nei docenti un accumulo di tensione che li porta a non perseguire il compito principale: creare un luogo dove ci si sente a proprio agio, dove le proprie capacità vengono, giorno dopo giorno, affinate e valorizzate, dove si impara a vivere insieme tutelando l’uno la felicità dell’altro.