All’interno dei Cantieri Navali di Palermo stamattina è stata inaugurata la sezione dell’ANPI dedicata a Liborio Baldanza, metalmeccanico palermitano, eroe partigiano e deportato nel lager di Mauthausen, insieme agli oppositori politici del nazismo 

 

Liborio Baldanza nacque a Geraci Siculo nell’estate del 1899, da una famiglia di lavoratori: il padre Giacomo era falegname e la madre Virginia Catania era sarta. Quando era bambino, la famiglia si trasferì a Palermo dove il padre fu assunto come cantoniere. 

Conclusa la scuola dell’obbligo, Liborio (secondogenito di quattro fratelli) si recò in bottega per imparare il mestiere di fabbro. Poi venne assunto dai Cantieri Navali di Palermo e contemporaneamente dalla Società italo-belga come meccanico. 

Liborio Baldanza fu uno studente-lavoratore, perché dopo le faticose giornate di lavoro, si iscrisse alla scuola tecnica serale. 

Nel giugno del 1918, Baldanza prestò il servizio militare nella Marina per 34 mesi. Al ritorno a Palermo, fu riassunto dalla Società Italo-Belga e aderì al Partito Comunista Italiano. 

In pieno fascismo, nel 1925, si trasferì a Sesto San Giovanni (considerata la “Stalingrado d’Italia”) e fu assunto nella Ercole Marelli. 

In Lombardia, Liborio Baldanza divenne uno dei dirigenti più attivi e stimati della locale cellula comunista clandestina, dopo che il fascismo aveva messo al bando i partiti politici di opposizione. 

Negli anni successivi, Liborio si sposò con Anna Perret, con cui condivise gli ideali comunisti e l’impegno antifascista, ma la vita familiare fu penalizzata dagli arresti e dai processi, dai periodi di carcerazione per motivi politici, nonché dai lunghi incarichi politici e sindacali all’estero. 

Nel 1931, Baldanza fu arrestato e processato dal Tribunale Speciale con l’accusa di “organizzazione comunista” e fu licenziato dalla Marelli. Dopo essere assolto, fu sottoposto al “regime di sorveglianza”. 

Nel 1932, Liborio Baldanza emigrò in Svizzera, dove fu arrestato nuovamente e processato dal Tribunale Speciale con l’accusa di “organizzazione sovversiva e propaganda antifascista”, ma beneficiò dell’amnistia del 1932.

Tra il 1933 e i primi del 1935, Baldanza fu esiliato in Francia e Svizzera, dove si occupò, tra l’altro, della rete organizzativa per trasferire i volontari italiani nelle Brigate Internazionali in Spagna, che univano comunisti, socialisti, anarchici e repubblicani e combattevano contro il regime franchista. 

Nel 1935, Liborio Baldanza fu assunto dalla Breda sezione Fucine, ma proseguì la sua militanza clandestina. Nel frattempo, nel 1936, nacque il figlio Dimitri. 

Dopo un trasferimento in Francia, Liborio risultò tra i dirigenti e organizzatori della Resistenza in fabbrica dove, dal 1942, fu membro del CLN e, poi, fu tra i promotori dei grandi scioperi dal marzo del 1943 al marzo del 1944. Dal 1943 aderì alle Formazioni partigiane Garibaldi nella 128° Brigata della 9° Divisione. 

Per questo motivo, Liborio Baldanza subì la vendetta dei nazisti, che avevano avviato una campagna di arresti e deportazioni in massa di lavoratori. 

Il partigiano palermitano fu arrestato in casa davanti al figlioletto e alla moglie nel 1944 e fu deportato nel Lager di Mauthausen, per poi essere trasferito nei lager di Gusen, di Schwencat e di Hinterbruhl. 

Dopo avere lavorato come schiavo nei lager, fu condannato a morte. 

L’1 aprile 1945, infatti, Liborio Baldanza iniziò, insieme a migliaia di prigionieri, la Marcia della morte di 220 Km. Due giorni dopo, caduto esausto a terra, fu freddato dai nazisti con 2 colpi di pistola. 

La Repubblica Italiana nel 1949 lo riconobbe come “partigiano combattente caduto per la lotta di liberazione”. Nel 1974 gli fu assegnata la Medaglia d’oro al valore civile in memoria con la seguente motivazione: “Per l’impegnata estrema difesa della libertà sostenuta sino al sublime olocausto della vita”. 

LE PIETRE D’INCIAMPO E LA SEZIONE ANPI 

In memoria di Liborio Baldanza, nel 2019, nel suo luogo natale, Geraci Siculo, e davanti ai Cantieri Navali di Palermo, sono state installate due Pietre d’Inciampo, opere dell’artista tedesco Gunter Demnig, su idea del giornalista e scrittore palermitano Leone Zingales. 

Stamattina, invece, è stata inaugurata la Sezione ANPI Cantiere Navale di Palermo “Liborio Baldanza”. 

Alla cerimonia, organizzata da ANPI e Fiom-Cgil, era presente anche Flavia Baldanza, nuora di Liborio: “Mio marito Dimitri Baldanza è deceduto in tempi recenti, pertanto ho raccolto la sua eredità per ricordare la lotta antifascista, la vita, la deportazione e la morte nel lager”. 

Secondo l’avvocato Armando Sorrentino, rappresentante dell’Anpi Palermo “Comandante Barbato”, il partigiano metalmeccanico Baldanza “assunse nel suo lavoro il nome di Libero, nome di libertà e di progresso, e coniugò sempre il lavoro alla militanza, riuscendo a lavorare nonostante la sorveglianza speciale, il carcere preventivo e le restrizioni”. 

Giuseppe Vetro, autore della biografia “Se tutti vanno via”, non ha dubbi: “Liborio Baldanza fu maestro di vita per i giovani. Mentre lavorava nelle grandi aziende del Nord, preparò la generazione cresciuta sotto il fascismo alla lotta armata nelle formazioni partigiane”.

Alla cerimonia di intitolazione sono intervenuti anche Michele De Palma e Samuele Lodi, rispettivamente Segretario Generale e Segretario Nazionale della Fiom-Cgil: “La lotta di Liberazione nel Mezzogiorno è la lotta di chi è dovuto emigrare per poter lavorare. Grazie alla battaglia fatta da uomini come Liborio Baldanza, metalmeccanico e antifascista, abbiamo la Costituzione di oggi. Intitolare una sezione Anpi nei Cantieri Navali della Fincantieri significa tramandare il valore della Resistenza e della lotta di Liberazione dal nazifascismo alle generazioni che verranno”. 

Francesco Foti (segretario generale della Fiom di Palermo,  Mario Ridulfo (segretario della Camera del Lavoro di Palermo) e i rappresentanti sindacali di Fiom Fincantieri Serafino Biondo e Giancarlo Macchiarella hanno spiegato che la nascita della Sezione Liborio Baldanza “rientra tra le attività del protocollo per costituire in ogni luogo di lavoro le sezioni dell’Anpi, per divulgare anche tra i lavoratori, così come facciamo con le iniziative di lavoro e di educazione nelle scuole e nelle piazze, i principi e i valori della giustizia sociale, della democrazia, della libertà, della solidarietà, della pace, del lavoro”.