Vademecum segreto per chiudere una strada al traffico e aprirla ai colori del carnevale e all’allegria in sette mosse. Appunti da una scuola aperta e partecipata. 

Venerdì 17 febbraio Ercolina, insieme alle sue amiche e ai suoi amici, più o molto meno grandi di età, è riuscita, con gran fatica, a chiudere una strada al traffico per aprirla ai colori del carnevale e all’allegria. Ercolina è una mamma, come molte di noi, che si impegna per una scuola non solo aperta, ma anche partecipata. Di lavoro, insieme a Girina e ad altri/e clown, va in ospedale, specialmente in pediatria, per ricordare a tutti che la vita è preziosa e ha bisogno della forza di un sorriso, della tenerezza di uno sbaglio.

Per realizzare le feste in strada, davanti a scuola, una volta ogni tanto, Ercolina fa una fatica bestia.

La prima fatica è quella di prendere una decisione tutti e tutte insieme, cercando di conciliare i tempi della vita e del lavoro e delle peripezie di ogni famiglia con i tempi istituzionali, perché il permesso per chiudere la strada al traffico e al parcheggio va chiesta almeno trenta giorni prima.

La seconda fatica è quella burocratica, perché ogni volta bisogna mandare al Municipio vari moduli compilati, e risulta che ne manca spesso uno, che dice le stesse cose di quello che hai mandato già, ma con un altro formato.

Allora si deve fare la terza fatica, quella di trovare soluzioni all’ultimo minuto: riuscire a trovare l’amministratore pubblico sensibile, che capisce che dare spazio alla gioia e alla partecipazione – le uniche cose che guadagniamo – è cosa più importante di un modulo non aggiornato.

Arriva quindi la quarta fatica, che è quella di lottare contro il tempo, perché i cartelli di divieto di transito e di parcheggio vanno posti quarantotto ore prima, ed è una vera impresa riuscire a farlo quando per varie vicissitudini la determina dei vigili arriva circa quarantasette ore prima della festa, e non è facile trovare chi tra i genitori abbia il tempo materiale di comprare dalla ferramenta le strisce bianche e rosse, metterle su tutta la via e appendere i cartelli.

Da qui deriva la quinta fatica, quella dell’autorità o dell’autorevolezza, perché anche se hai messo i cartelli e anche se hai la determina che ti autorizza, non è facile nei panni di un pagliaccio o – forse peggio – di una semplice mamma cercare di fermare la prepotenza degli automobilisti che vogliono comunque passare e parcheggiare. “La prego, è un pomeriggio al mese che chiudiamo la strada, per dare un po’ di spazio di gioco ai bambini! Passi per favore nella strada parallela, oggi non c’è traffico, magari parcheggia e viene alla festa pure lei, abbiamo le frappe!”. Un condomino addirittura scende, per convincerci che i vigili sono passati e gli hanno detto che le strisce bianche e rosse non le hanno messe loro e che quindi la chiusura della strada per la festa non è a norma.

Ma Ercolina non si arrende, e porta su le seggioline per lo spettacolo dai seminterrati della scuola, 1.800 metri quadrati liberi dove non possiamo più fare attività perché manca il piano antincendio e l’analisi del radom. Prepariamo il palco, fatto di lenzuola stese sull’asfalto e seggioline, ma questa non è una vera fatica, è una conquista che dà soddisfazione, come quando si costruisce un castello di sabbia sul bagnasciuga. Nemmeno fare lo spettacolo, coinvolgere grandi e piccini, recitare senza microfono, fare pop corn e gestire le varie ed eventuali della festa è una vera fatica, in realtà, perché stiamo riuscendo a fare proprio quello che volevamo: dare spazio al lusso dell’allegria condivisa, con cose molto semplici e antiche, come per esempio il cibo, la risata, la possibilità di essere diversi dal solito, ovvero di divertirsi.

E’ questo, in fondo, il carnevale: giocare, per qualche giorno, a poter essere e fare ciò che non puoi essere e non puoi fare nel resto dell’anno. Una principessa amata e apprezzata da tutti, quando sei solo una bambina. Un supereroe che vince i mostri e le paure, quando invece la tua altezza non arriva nemmeno al parabrezza di un’auto, che non va mai a 30 all’ora, nemmeno davanti a scuola, e parcheggia sempre in doppia fila e pure sul marciapiede davanti all’uscita di scuola, e ti sembra di non poterci fare niente.

Ma Ercolina ride, e fa ridere tutti, e Girina con lei. Intanto Alaska prepara i pop corn insieme a Munira, che ha spazzato tutta la strada da sola, per poter accogliere la festa, con la bambina piccola che la guardava dal passeggino. Francesca, intanto, impacchetta le frappe e le castagnole fatte da papà Gianfranco e mamma Santina, mentre sfilano e corrono maschere meravigliose, e chi non le ha si dipinge il volto al momento, basta un colore per far emergere la fantasia di essere in una comunità. Finisce lo spettacolo, ma resta la voglia di giocare in strada. Così viene accolto il presidente del municipio, che per fortuna è passato a trovarci, alimentando la speranza di farcela.

Sì, perché dopo la sesta fatica, quella di raccogliere i miliardi di coriandoli e stelle filanti dalla strada, Ercolina, le altre mamme e gli altri papà e anche quella bambina vestita da cow boy che viene da un’altra scuola ma ci aiuta a spazzare questa strada, tutti insieme dovremo fare la settima fatica: quella di ricominciare tutto, dalla prossima settimana, per rendere la scuola non solo aperta, ma anche davvero partecipata, per organizzare un’altra festa in strada, per ottenere un’aula in più per l’aiuto compiti, perché fino ad ora la dirigente ci ha concesso solo un’auletta di pochi metri, ma ci sono una quindicina di bambini arrivati da poco dal Bangladesh, dal Marocco, dalla Cina, dall’Ucraina e hanno bisogno non solo di imparare l’italiano, ma anche e soprattutto di fare amicizia. Insieme alle cinque volontarie della Banca del tempo che fanno lezione, insieme alle due nonne che intanto in corridoio insegnano italiano anche alle mamme, siamo in troppi, abbiamo bisogno di più spazio, e questo dovrebbe essere visto come una benedizione, non come un problema.

Ecco, io vi ho raccontato la storia di Ercolina, forza brutale che insieme ad altri prodigi dell’epica delle famiglie della scuola Garibaldi, a Roma, prova a fermare tutto, per un attimo, per ricordare a tutti che la vita è preziosa, e ha bisogno della forza di un sorriso, della tenerezza di uno sbaglio.

Sarebbe bello fare meno fatica a fare le feste, sapere che la città può essere anche un po’ dei bambini e delle bambine. Sarebbe bello fare più fatica a fare le guerre e le prepotenze, a inquinare, a rubare il futuro. Sarebbe bello. Grazie dunque, a tutte le persone e gli esercizi commerciali e le associazioni del quartiere, come ad esempio Retake, grazie al presidente della commissione scuola e al presidente del municipio, grazie a tutte le famiglie ercoline che ci hanno aiutato a fare meno fatica.

Valentina Pescetti (alias Alaska), presidente dell’associazione genitori A.N.I.T.A. Garibaldi APS

 

 

 

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