L’associazionismo scrive al Sindaco di Bologna, Matteo Lepore riguardo al “Nodo di Rastignano”.


 

Illustrissimo Sig. Sindaco Matteo Lepore,

In seguito all’operazione di monitoraggio territoriale svolta dalla nostra associazione Santa Bellezza e dopo attente valutazioni affermiamo quanto segue:

Il progetto denominato “Nodo di Rastignano” ha già avuto gravi e importanti conseguenze dal punto di vista ambientale, sociale e sanitario e ci aspettiamo un loro aggravarsi nel prossimo futuro.

L’impatto ambientale dell’opera è devastante: sono già stati tagliati 1157 alberi in zona Parco Paleotto ed alveo del torrente Savena, e 600 in zona Stazione Rastignano. Tutti questi alberi erano alberi adulti con un diametro base del tronco maggiore di 25 centimetri. In seguito al taglio è diminuito notevolmente il grado di biodiversità della zona oggetto dell’intervento. Un fatto ancor più grave è che questo “Nodo” sarà a ridosso dell’argine del fiume e renderà inerte gran parte del Parco del Paleotto, uno dei più bei parchi della provincia bolognese. Il taglio degli alberi è purtroppo già stato effettuato, senza fare una preliminare valutazione dell’impatto socio-ambientale-sanitario che quest’opera avrà sugli abitanti, sulla flora e la fauna del luogo, ivi comprese le associazioni che si sostengono grazie dal parco. Così facendo è stata disattesa la normativa vigente in materia di partecipazione (Lr. 15/2018) che prevede incontri preliminari con gli abitanti del luogo, i portatori di interesse e le associazioni ambientaliste a cui non è stato permesso di collaborare prima dell’attuazione dei lavori.

Queste ultime infatti avrebbero potuto spostare le specie animali che occupavano l’area, poiché si ricorda che il parco del Paleotto, in virtù delle sue caratteristiche naturali, è stato utilizzato da numerose associazioni protezioniste per liberare gli animali, curati e guariti, appartenenti a specie tutelate e per salvaguardare l’habitat in cui risiedono specie vegetali protette (come Tulipa Sylvestris).

Come associazione stiamo attuando una stima della superficie di suolo che sarà presto impermeabilizzata da materiali cementizi e in base ai risultati preliminari sembra che questa raggiungerà diverse decine di ettari, un consumo di suolo che andrà ad aumentare il grado di frammentazione ambientale producendo un aumento dell’impermeabilizzazione. Il terreno impermeabilizzato associato alla distruzione della fascia ripariale, impedisce le funzioni ecologiche dell’ecosistema fluviale, ivi compresa la filtrazione delle acque, che insieme all’accrescimento dei fenomeni erosivi legati alle piogge, rese sempre più intense dai cambiamenti climatici, può favorire la contaminazione da parte di sostanze chimiche se presenti, di vaste porzioni di territorio circostanti l’alveo fluviale, finanche a raggiungere il mare [Barberis 2005: 703-729].

Anche l’assetto idrogeologico locale verrà sconvolto perché l’impatto del progetto interesserà il fluire delle acque superficiali del torrente Savena con conseguenti ripercussioni sulle acque sotterranee. Inoltre la stabilità dei versanti sarà compromessa poiché i cantieri hanno eliminato la vegetazione spontanea, la quale svolgeva un ruolo di protezione.

L’impatto sociale del progetto è già in atto e possiamo affermare che l’accesso al parco è stato compromesso dal taglio indiscriminato degli alberi all’interno dello stesso e sta influendo negativamente sulle attività delle associazioni operanti in loco. Inoltre è stato sottratto ai cittadini uno spazio di aggregazione, sede di attività sociali e culturali.

In una delle città più inquinate d’Italia, l’opera di cui si discute avrà anche un forte impatto sanitario, a cominciare dalla riduzione della qualità dell’aria e ad un aumento delle conseguenti patologie. Abbiamo rilevato che non è stata fatta una valutazione delle polveri sottili inquinanti che si creeranno con l’aumento del traffico e che il rischio di sicurezza coinvolge anche possibili erosioni, visto che il progetto si realizza in un terreno franabile come quello a ridosso dell’alveo del fiume.

Per quanto riguarda il campo normativo ci associamo a quanto già affermato dalla LIPU che nel suo comunicato afferma: “sono state disattese tutte le tutele territoriali vigenti, sia urbanistiche sia paesaggistiche, nonché la normativa sul consumo di suolo LR 24/2017, e varie leggi nazionali e regionali per la tutela della fauna e della flora, quali ad es., in ordine cronologico, LR 2/1977, L 157/1992, LR 15/2006, LR 23/2009 citando solo le principali“ [Lipu sezione Bologna, Ottobre 2022].

Il progetto “Nodo di Rastignano” inoltre è contrario agli obiettivi dell’Agenda 2030 che prevede, tra le altre cose, un aumento della superficie boschiva entro pochi anni: la conservazione e l’uso sostenibile della biodiversità sono di vitale importanza per lo sviluppo sociale ed economico, nonché per la sopravvivenza dell’umanità. Tuttavia, vi è un evidente e continuo declino di tale interesse, con una perdita della superficie forestale che minaccia la prosperità umana [Agenda 2030, Onu].

Il Comune e la Regione devono chiarire quale sia la strada che intendono intraprendere per la tutela del territorio, poiché se da un lato promuovono progetti come il bando “Radici per il Futuro”, che si pone come strumento per la tutela ecologica, dall’altro hanno approvato l’opera urbanistica oggetto del presente comunicato e altre già effettuate con effetti devastanti:

  • il disboscamento del bosco ripariale sul Lavino tra Zola Predosa e Bologna;
  • il taglio di 10 km di bosco ripariale sul Reno tra Pieve di Cento e Sant’Agostino e quello tra il ponte della Trasversale di pianura e Malacappa;
  • l’area disboscata presso Lazzaretto, Bologna;
  • i tagli previsti per l’allargamento del Passante di mezzo e quelli fatti vicino al People Mover.

Va inoltre considerata la situazione complessiva dell’Emilia Romagna per quanto riguarda il consumo di suolo citato nel rapporto dell’Ispra 2022 che vede la nostra regione al terzo posto per incremento di consumo di suolo nell’anno 2021 [ISPRA 2022], e la situazione in cui versa l’area metropolitana di Bologna:

  • il disseccamento di molti alberi in pianura a causa della siccità;
  • in collina e montagna, l’incremento dei prelievi boschivi e delle ceduazioni in tutto il territorio bolognese (il caso di Monte Capra presso Bologna ne è un esempio tipico) con conseguenti smottamenti e la mancata riproduzione del bosco che decade in macchia rada;
  • il disseccamento di molti degli alberi che i Comuni avevano da poco piantato (per compensazioni, ex novo o reimpiantato in sostituzione dei preesistenti).

E’ fondamentale che la politica assuma fino in fondo i temi dell’European Green Deal e le nuove modifiche degli articoli 9 e 41 della nostra Costituzione in cui si rafforza il desiderio di tutela dell’ambiente così da agire in modo coerente ed efficace rispetto all’emergenza climatica che stiamo affrontando.

La compensazione dell’area non potrà essere retroattiva e non potrà essere realizzata come altre già effettuate, ovvero piantando migliaia di piccoli alberi e arbusti a bordo strada che non ricevono cure e muoiono seccandosi in una sola stagione.

Le associazioni firmatarie della suddetta lettera intendono veicolare e promuovere un modello di cittadinanza attiva come strumento culturale di verifica e scelta, attraverso la pratica condivisa della supervisione diretta del territorio, in modo da non subire passivamente scelte che non includono il benessere collettivo e degli ecosistemi, affermando il proprio diritto alla partecipazione nei processi di trasformazione dell’ecosistema naturale in cui tutti viviamo.

Perché tutelare l’ambiente significa tutelare la salute degli esseri umani, dell’aria, dell’acqua, del suolo, del mondo vegetale ed animale ma soprattutto del complesso sistema di relazioni che esiste tra tutte queste entità, che mantengono in vita l’ecosistema stesso, senza mai dimenticare quanto le alterazioni dello stato naturale dell’ecosistema, possono alle volte risollevarsi da sole dal disturbo antropico, dando origine a fenomeni di successione secondaria che l’essere umano deve favorire o accompagnare, senza alterare.

Pertanto chiediamo al Signor Sindaco Matteo Lepore:

come intende compensare simili conseguenze?

Ci sarà una compensazione adeguata o verrà costruito un parco urbano al posto di quello che è stato un ecosistema naturale, senza tenere conto delle sostanziali differenze?

E più in generale:

come intende promuovere una gestione sostenibile del territorio in relazione all’Agenda 2030 delle Nazioni Unite e l’European Green Deal?

Occorrono una pianificazione ambientale sostenibile che garantisca la tutela degli ecosistemi di cui siamo intimamente parte e un piano di mobilità sostenibile che dovranno essere scritte, realizzate e consultabili dai cittadini in maniera trasparente (la VIA redatta manca di progettualità in merito alla compensazione e rimanda la stessa alla fase attuativa).

Pertanto siamo con la presente a chiedere un incontro diretto con l’Amministrazione e la redazione di un piano di compensazione ambientale, sociale, culturale e sanitario che preveda la collaborazione del Comune con i cittadini, i portatori di interesse, le associazioni che operano sul territorio, ivi comprese quelle ambientaliste.

Cordialmente,

LIPU sez Bologna Orti Paleotto

Comitato Contratto di fiume Savena

Comitato Tutela Alberi Bologna e provincia CTA STAI stop taglio alberi

WWF Bologna Selene Eko Danza Paleotto 11

Consulta escursionismo Bologna

Orto condiviso Pianoro Lista civica Pianoro Friday for Future Bologna Ex rebellion Bologna

Boschilla, Scuola di ecologia Politica in Montagna Gas tone Rastignano

Parents For Future Associazione Guidetti Serra Associazione un altro Appennino Europa Verde

GEV giovani europeisti verdi

RECA rete emergenza climatica e ambientale regionale

Santa Bellezza