Questa mattina decine di agenti di polizia e Digos hanno fermato, perquisito e denunciato per manifestazione non preavvisata e possesso d’armi una ventina di attivisti del movimento Extinction Rebellion

“Eppure non c’è nessuna manifestazione e nessuno di noi aveva armi, siamo un movimento radicalmente nonviolento” sottolineano gli attivisti.

Questa mattina nei pressi del grattacielo di Intesa San Paolo si è svolta un’imponente operazione di polizia, che ha coinvolto decine di agenti della Digos. L’obiettivo della Questura era fermare un piccolo gruppo di attivisti di Extinction Rebellion prima che potessero raggiungere la facciata del grattacielo per denunciare il continuo coinvolgimento di Intesa nel finanziamento dell’industria fossile [Report 2022].

“Avremmo platealmente imbrattato di rosso la facciata del grattacielo, a simboleggiare il sangue versato a causa dell’impatto del collasso ecoclimatico sulla vita delle persone” spiega Michele. “Collasso alimentato dalle scelte miopi di banche come Intesa, che continuano a investire miliardi in petrolio, gas e carbone. Una volta terminata l’azione, come accade ogni volta, ci saremmo seduti all’ingresso ad attendere l’arrivo delle forze dell’ordine, per assumerci la responsabilità del nostro gesto”. Extinction Rebellion è infatti un movimento disciplinatamente nonviolento che mira a fare pressione sulle istituzioni attraverso azioni di disobbedienza civile. Sui manifesti che sarebbero stati incollati alle vetrate si legge, infatti, una citazione di Nelson Mandela “Possano le tue scelte riflettere le tue speranze, non le tue paure”.

Circa 12 attivisti sono tuttavia stati denunciati per manifestazione non autorizzata (Art. 18 TULPS) e possesso di armi (Art. 5, legge 110/75). La Questura di Torino ha quindi considerato come armi estintori pieni di vernice da spruzzare sulle vetrate. Così come erano stata considerata “accensione ed esplosione pericolosa” l’accensione di fumogeni di pochi secondi, avvenuta in piazza Castello il 17 settembre 2020. In quella occasione la magistratura archiviò affermando che « non integra la contravvenzione di accensioni ed esplosioni pericolose l’avere acceso un unico fumogeno, che non ha comportato il minimo rischio e non è stato lanciato contro le persone presenti » [il manifesto].

Secondo gli avvocati, immediatamente consultati dal movimento, entrambe le accuse sono infondate e illegittime. Non è infatti legittimo accusare di aver svolto una manifestazione che non è mai avvenuta, così come non è legittimo considerare il possesso di estintori come possesso di armi.

La Questura di Torino si accanisce ancora una volta, dopo il luglio scorso, sugli attivisti di Extinction Rebellion, utilizzando arbitrariamente il codice penale per reprimere e intimidire chi sta cercando di scuotere le coscienze sul gravissimo stato di crisi climatica. “Prontissimi a difenderci in aula” concludono gli attivisti.