Rubrica su eventi e fatti dei movimenti sociali e culturali in Sicilia -a cura RedPA-

 

Movimento NoMuos:“Per il TAR Sicilia le ultime opere realizzate nell’area del MUOS sono abusive”

Giorno 11 novembre il TAR di Palermo ha emesso sentenza nel procedimento tra Comune di Niscemi e Ministero della Difesa, in seguito al ricorso del Comune contro le autorizzazioni alla Marina degli Stati Uniti per alcune opere di rinforzo sistemazione concernente l’area del MUOS.
A fianco del Comune di Niscemi anche Legambiente ed il Movimento NO MUOS con i loro rispettivi legali, tutti a sostenere l’illegittimità dei lavori all’interno del Sito di Interesse Comunitario “Sughereta di Niscemi”, in quanto non rispettose delle norme in materia paesaggistica.
Il TAR ha dato ragione al Comune di Niscemi, condannando il Ministero della Difesa.
Il paradosso della vicenda è che, nel frattempo le opere erano già state eseguite, tanto che l’avvocatura dello Stato aveva provato a difendersi affermando che fosse “cessata la materia del contendere”. Queste sentenza, per quanto inefficace nella sua sostanza (a meno che il Comune di Niscemi non richieda la demolizione delle opere costruite), ci dice una cosa chiara: all’interno della riserva, e della base NRTF-MUOS degli Stati Uniti d’America, sussistono opere abusive dichiarate illegittime da una sentenza del TAR, e non è poi tanto vero che si possa far ricorso al regime derogatorio delle norme ordinarie in casi come questi. Il Movimento NO MUOS ha sempre sostenuto l’illegittimità del MUOS, suffragata da numerosi atti di sequestro dei cantieri, unitamente alla sua illegittimità morale e politica in quanto strumento di guerra e di morte. La sentenza dell’11 novembre, nel suo piccolo, rappresenta una conferma della giusta opposizione a quest’opera che ha stuprato l’antica Sughereta; e se alcune opere secondarie sono oggi dichiarate abusive, è evidente come l’opera principale lo sia altrettanto e in maniera ben più grave.
La lotta contro il MUOS e la militarizzazione del territorio continua, fino a quando non verrà ripristinata nella sua integrità l’intera area che gli americani hanno occupato e trasformato in una immensa fabbrica di morte.

COMUNICATO Coordinamento Regionale Comitati NO MUOS

 

Il Ponte non si può fare!: non c’è prova di fattibilità che dimostri il suo contrario

Il punto è che, a differenza della storiella di Halloween, quella del Ponte non è così facile da prendere sul serio. Gli attuali animatori del – molto presunto – “rilancio” del progetto omettono infatti un passaggio fondamentale, che fu decisivo nel 2013 per la sua cancellazione ufficiale dalla lista di opere strategiche: l’annullamento di tutti i contratti allora in essere e addirittura la messa in liquidazione della società concessionaria, la Stretto di Messina S.p.A. Lo stesso Coordinatore tecnico-scientifico del progetto, prof. Remo Calzona, aveva ammesso che, a fronte delle numerosissime edizioni di un progetto infinito, la sua versione esecutiva, quella cruciale per dimostrare la reale fattibilità dell’opera, non era mai stata redatta perché avrebbe provato l’esatto contrario della fattibilità, ovvero che il Ponte non si può fare. Non è che sia difficile, problematico, complicato, arduo o pieno di incognite: è semplicemente impossibile. Il progetto è giudicato “allo stato non realizzabile” – dalla massima autorità tecnica competente, non da un gruppuscolo di ostinati luddisti – sia nell’ultima versione con campata unica di 3,3 chilometri, sia nella versione con i piloni nello Stretto (che oggi qualcuno vorrebbe riproporre), bocciata anni prima proprio dai luminari coinvolti all’uopo dalla Società e dal Ministero, che avevano stabilito l’impossibilità di poggiare il manufatto su pile “nel mare” proprio per le condizioni sismo-tettoniche e meteo-climatiche dello Stretto. Non parliamo poi delle soluzioni in tunnel, subalveo o sotterranea, definitivamente bocciate già da lustri. E sempre dai progettisti, non da tecnici critici né da parsimoniosi ragionieri. Il perché di tutto ciò è semplice: a oggi non esistono ancora materiali che assicurino le prestazioni tecnologiche necessarie per costruirlo. Questo problema insormontabile, ovviamente, non è mai menzionato da politici e decisori pubblici locali e nazionali; che probabilmente, non avendo alcuna voglia né alcuna capacità di fare i conti con i reali bisogni e le vere prospettive di Calabria, Sicilia e Mezzogiorno, ripiegano su un’imitazione ancor più esilarante di Cetto La Qualunque, e coprono la propria insipienza continuando a urlare a squarciagola “facciamo il Ponte”. “Facciamo il Ponte”: sono tre parole, semplici, chiare e vistose anche per chi guarda distrattamente i media. Quante di più ne servirebbero per prospettare il recupero dell’armatura eco-paesaggistica, la riqualificazione socio-spaziale, la patrimonializzazione proattiva di un territorio impareggiabile per ecologia, storia, cultura e – soprattutto – bellezza? Peccato che le tre paroline magiche funzionino soltanto con chi (e per chi) di quel territorio (e del territorio in generale) non sa nulla. Non funzionano, per esempio, con chi vive in Calabria e Sicilia. Dove invece prevale ormai l’insofferenza, insieme a una certa umana comprensione e sopportazione, per una politica che continua a contorcersi e a balbettare parole senza senso per tentare di sopravvivere, ingannando chi invece dovrebbe servire.

[abstract] da L’eterna bufala del ponte sullo stretto di  e , VolerelaLuna

 

Liberazione e autodeterminazione dei popoli: un percorso verso un nuovo “meticciato culturale”
Palermo, oggi ore 17.30 – incontro dibattito al Lab. Ballarò (via Rodrigo Pantaleone,9)

Nel quadro del ciclo di seminari OCCUPARE L’UTOPIA si inserisce questa iniziativa del Caffè Filosofico “Bonetti”, con un tema, quello sulla liberazione dei popoli, di straordinaria attualità che nel caso specifico riguarda le lotte anti-imperialiste, ma chiama in causa questioni delicatissime come il rapporto assai problematico tra “diritto di autoderminazione dei popoli” e “Internazionalismo e superamento degli Stati nazione”. E per altro verso il rapporto, altrettanto problematico, tra “Diritto all’identità personale e collettiva” e “Negazione dell’identitarismo”.
Interverranno: Geraldina Colotti (scrittrice, esperta di America latina), Marco Consolo (Responsabile Area Esteri e Pace, Rifondazione Comunista-Sinistra Europea), Virginia Dessy (Comitato nazionale Jineoloji – Palermo solidale col popolo curdo), Mimma Grillo ( Travesìa por la Vida (Italia) e Fulvio Vassallo Paleologo
(vicepresidente di ADIF Associazione diritti e frontiere)

Il dibattito che si terrà in presenza potrà essere seguito anche da remoto sulla piattaforma JITSI MEET (codice: “liberazione dei popoli” tutto minuscolo) e in diretta FB alla pagina Laboratorio Andrea Ballarò

 

Assemblea cittadina verso lo SCIOPERO GENERALE del 2 dicembre: contro il carovita, la disoccupazione, la guerra dei padroni. Cambia governo, non cambia la crisi

Palermo, domani  ore 17:30 – Comitato territoriale Olivella (via San Basilio)

A poca distanza dall’insediamento del nuovo governo, le politiche guerrafondarie e antipopolari aggravano ancora di più il quadro di povertà economica legata al generale aumento del costo della vita e di crisi sociale annessa. Ci troviamo di fronte ad una perfetta continuità con la corsa al riarmo predicata dall’UE e praticata dai precedenti governi Conte e Draghi, in continuità con gli unici scopi di saccheggio e spartizione delle materie prime. Allo stesso tempo continuiamo ad assistere agli attacchi a danno di lavoratori e lavoratrici. Se da un lato l’inflazione sta svuotando i carrelli della spesa e affamando milioni di famiglie, dall’altro si continua ad assistere agli attacchi a danno della classe lavoratrice: le alternative più comuni (a parte il lavoro nero dilagante) sono i contratti precari nei quali il datore di lavoro pretende che le lavoratrici e i lavoratori facciano più ore rispetto al CCNL di categoria, non garantendo straordinari e ferie; salari sempre più bassi rispetto all’inflazione; zero sicurezza sul posto di lavoro e diritti basilari. Non solo: continuano le delocalizzazioni con la scusa del “costo del lavoro troppo alto” nonostante gli incentivi regalati ai padroni -di tutte le taglie- durante e dopo la pandemia. In Sicilia, in generale a Sud, gli stessi disoccupati sono minacciati dall’ipotesi dell’abolizione del reddito di cittadinanza, misura di sostegno al reddito che va tutela, estesa, rivendicata contro il lavoro precario, sfruttato e sottopagato. Migliaia di persone in emergenza abitativa da anni vivono nella precarietà più totale, in attesa di essere sgomberati o sfrattati. Esiste un vuoto incolmabile tra le istituzioni del potere, i padroni e i bisogni dei cittadini. Le istituzioni si configurano ancora una volta come NEMICHE dei territori; per questo non possiamo permetterci di delegare tutto, di delegare le nostre vite, i nostri redditi, la nostra libertà. Di fronte ad un governo di repressione abbiamo bisogno di organizzarci in maniera unità e combattiva. Il 2 dicembre scendiamo in piazza contro carovita, disoccupazione, guerra imperialista, precarietà, licenziamenti, privatizzazioni, inquinamento e repressione.

comunicato congiunto  USB PALERMO\S.I. COBAS PALERMO\COBAS PALERMO\COBAS SCUOLA PALERMO\CUB – Confederazione Unitaria di Base\NASTRINI – DIRITTI E PARTECIPAZIONE\PARTITO COMUNISTA DEI LAVORATORI\POTERE AL POPOLO\ASSEMBLEA NO GUERRA

 

 24\26 Novembre, rassegna sul “Cinema delle Donne sudamericane”

Palermo, Sala de Seta  dei Cantieri culturali alla Zisa  (via P. Giuli,4)

Il 24, 25 e 26 novembre la Biblioteca delle donne e centro di consulenza legale UDIPALERMO presenta, in collaborazione con Cinemadefemmes e il Centro Sperimentale di Cinematografia-Sede Sicilia, una rassegna a documentari diretti da registe latino-americane. I filmati, quattro lungometraggi e dieci corti, aprono una finestra di riflessione su tematiche legate al mondo femminile sia in relazione allo  specifico contesto culturale, politico e sociale dell’America Latina, sia secondo una prospettiva multiculturale e globale. La rassegna è inserita in BAM (Biennale Arcipelago Mediterraneo). Tutti i film saranno trasmessi in lingua originale, con sottotitoli in italiano.

informazioni

 

25 Novembre, corteo contro la violenza sulle donne e di genere: “Basta guerre sui nostri corpi\ Rivolta transfemminista\Autodeterminazione

“Il prossimo venerdì in piazza nella nostra città per una giornata di lotta contro la violenza patriarcale che si consuma con una guerra sui nostri corpi”-  Non una di meno – Palermo Concentramento ore 17.00 Piazza Bellini > Piazza Indipendenza (Palazzo della Regione)

Dall’inizio del 2022 sono 91 in Italia i femminicidi, i lesbicidi e i transcidi: una guerra consumata quotidianamente nello spazio pubblico così come nello spazio domestico. La guerra in Ucraina ci coinvolge e riguarda tuttə, non solo perché mai come ora la sentiamo vicina e incombente. Violenze, lutti, stupri, distruzione segnano le vite di chi fugge e di chi resta a seconda dei ruoli imposti e cristallizzati dal binarismo di genere, riducendo le donne a terreno di conquista. Una guerra che si consuma anche sui corpi delle soggettività migranti, con un meccanismo di inclusione differenziata, di selezione delle vulnerabilità, di respingimenti, sfruttamento e ricatto delle mobilità, accompagnati da retoriche e politiche violente di quello che chiamiamo femonazionalismo, ovvero l’utilizzo della violenza di genere in chiave razzista e xenofoba. Il tentativo di divieto di attracco e sbarco delle ONG al porto di Catania delle scorse settimane si inserisce in un meccanismo di continuità di politiche di respingimento con i precedenti governi ma anche in un rinnovato e più violento attacco ai corpi, agli spazi e alle mobilità delle soggettività migranti: l’utilizzo di parole come “selezione” e “carico residuale” da parte del ministro Piantedosi indicano l’agenda politica di un governo sempre più determinato a portare avanti una guerra contro i corpi delle soggettività migranti, delle donne, delle soggettività fuori norma e dissidenti. È la guerra che ridisegna l’economia e il welfare in funzione del riarmo e della mobilitazione bellica e che cancella le priorità imposte dalla crisi economica, sociale e climatica. Carovita, disoccupazione, povertà sono l’altra faccia della siccità, dell’avvelenamento ambientale, della crisi alimentare, della pandemia tuttora in corso: colpiscono gli strati più fragili della popolazione ma diventano effetti collaterali accettabili e si trasformano in armi contro poverə, giovani, donne, migranti. Si concretizza nella guerra al reddito di cittadinanza (la cui platea è a maggioranza femminile, e che è già pesantemente condizionato e familistico); con il contingentamento energetico domestico a favore delle imprese; con l’enfasi sulla natalità come dovere civile ma senza alcuna previsione di investimento sui salari e sul welfare pubblico; attraverso la sostituzione dei diritti umani, sociali e civili con il merito come meccanismo di selezione che legittima e acuisce disparità, disuguaglianze e meccanismi di oppressione. È la guerra sui nostri corpi la quasi totale assenza di consultori in Italia e soprattutto in Sicilia, quando invece ci si preoccupa di investire in finanziamenti detti “pro-vita”, in realtà anti-scelta. La Sicilia, la quinta regione più popolosa di Italia, ha solo 184 consultori pubblici su 5 milioni di abitanti. Nel nostro Paese ci sono troppo pochi consultori familiari rispetto ai bisogni della popolazione (1 consultorio ogni 35.000 abitanti sebbene siano raccomandati nel numero di 1 ogni 20.000) e ciò lascia alla deriva le persone più indigenti, tra cui i migranti. È guerra e violenza quella che subiamo da parte della Regione, che con l’81,6 per cento tra i ginecologi obbiettori, il 73 per cento tra gli anestesisti e oltre l’86 per il personale non medico non garantisce un aborto libero, sicuro e gratuito, abbandonandoci a spostarsi per abortire, rendendo questo diritto un privilegio di chi ha i soldi necessari per muoversi o a ricorrere a metodi clandestini e spesso mortali per abortire.
Vogliamo consultori ogni 20.000 abitanti, con tutto il personale necessario e liberi dai giudizi.
Vogliamo un’implementazione e un reale investimento nelle reti di sostegno per vittime di violenza e nei Cav sul territorio, quando la regione crede di risolvere il problema con una lotteria delle sopravvissute stanziando fondi solo per 5 casi per capoluogo con l’appena stanziato “Reddito di libertà”. Con quale criterio i comuni credono di poter aiutare più una donna rispetto ad un’altra? Come si pensa che con una selezione all’ingresso si possa risolvere un problema così complesso come la violenza di genere, quando sinora si ha solo che depotenziato e definanziato le reali reti d’aiuto?

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Secondo seminario di autoformazione “ Eredità dissipate: Gramsci, Pasolini e Sciascia”
Domenica 27 Novembre, alle 17:30, in Via Giacomo del Duca 4 (Zisa).

Il secondo tema che sarà affrontato è tratto dal titolo di un testo di Franco Virga “Eredità dissipate. Gramsci, Pasolini, Sciascia”. A partire da questo testo, insieme a Franco Virga, si affronterà in primo luogo il tema della stretta corrispondenza tra lingua e potere. Una correlazione caratterizzante il pensiero dei tre autori attraverso i quali si cercheranno tracce visibili nel presente. Si cercherà inoltre, a partire dall’asservimento degli intellettuali odierni,
più che mai organici al sistema di potere capitalistico globale, di rendere significativamente essenziale e necessario il recupero dell’eredità dei tre maggiori intellettuali eretici del panorama culturale italiano del ‘900, specialmente oggi, in questo tempo di drammatica normalizzazione di tutto ciò che la peggiore destra sostiene e agita nelle nostre vite.

I seminari sono, così come ogni altra attività autogestita, gratuiti e accessibili a tutti: vedi la Festa-del-Mutualismo di domenica prossima alle ore 20.00. Proposti dal Tavolo delle Culture dell’Officina del Popolo, questi appuntamenti sono un tentativo di costruire un sapere condiviso a partire dal punto di osservazione, imprescindibile, delle classi subalterne.

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