Ho avuto modo di incontrare varie volte Pietro Ioia, il garante dei detenuti del Comune di Napoli ora agli arresti, incriminato perché avrebbe introdotto in carcere telefonini e droga. L’ho conosciuto alla presentazione di “Cella zero”, il libro in cui racconta gli abusi subiti dai detenuti ad opera di squadracce di guardie carcerarie nel più grande carcere di Napoli, un documento che gli è costato molti rancori.

Avevo anche chiesto la sua collaborazione per montare un video che agevolasse la vaccinazione anti Covid tra i detenuti di tutte le carceri campane, dopo le stragi del primo lockdown, ancora senza giustizia. Pietro non aveva esitato a dare la sua solidarietà. Sorridemmo insieme, quel giorno, con la sua compagna, durante le prove di registrazione e scoprimmo un buon comunicatore, un attore mancato.

Sento che in Pietro convivono molte anime, troppa vita gli è passata addosso per essere un uomo “normale”, ma sento pure che l’umanità e il coraggio di cambiare non gli hanno mai fatto difetto.

Ho conosciuto il carcere che lui ha descritto e che non è mai uscito dalla sua testa, il carcere che difficilmente riabilita alla vita e spesso ti rimane cucito addosso e non ti lascia più. Il carcere riservato alla gente povera, che trita e abbrutisce, quello che, nelle chiacchiere dei buoni e dei liberi diventa poesia, ma poi, se ci torni, anno dopo anno, non cambia mai.

Pietro non si è mai tirato indietro e quel luogo non lo ha abbandonato, comprese le persone e le storie che contiene. Le ha raccontate senza veli seguendole da vicino, sfidando l’omertà, sporcandosi le mani.

Adesso il carcere lo ha risucchiato di nuovo e tante ipotesi mi attraversano la mente. Le trappole del tempo potrebbero averlo catturato o forse quelle tese dai tanti nemici. Le mura di Poggioreale hanno già fatto molte vittime, di solitudine e di violenza, e nascondono ombre e ipocrisie. Nulla mi sorprende più.

Però vorrei che Pietro venisse fuori da questo nuovo inferno, presto e bene, perché di testimoni come lui abbiamo bisogno, per costruire un luogo nuovo, trasparente e senza misteri, dove la gente povera non sia condannata in eterno, ma riscopra quel po’ di vita che gli è stata negata e dia un calcio al passato.

Coraggio Pietro, ancora una volta tirati fuori. Noi ti seguiamo.