Dopo aver subìto l’inspiegabile chiusura del proprio account, l’organizzazione non profit Still I Rise si rivolge direttamente al CEO di Stripe, ospite d’onore alla Italian Tech Week di Torino, per aprire una riflessione sulle gravi conseguenze di scelte aziendali arbitrarie.

“Com’è possibile vivere in un mondo dove la scelta discrezionale degli algoritmi di un’azienda privata abbia un impatto così importante e reale sulla vita delle persone?”: a chiederlo è l’organizzazione non profit Still I Rise in una lettera aperta destinata a Patrick Collison, CEO di Stripe, che sarà ospite d’onore il prossimo 30 settembre all’Italian Tech Week di Torino.

L’organizzazione, attiva dal 2018 per garantire istruzione e protezione ai minori profughi e vulnerabili in alcune delle aree più svantaggiate del pianeta, aveva già denunciato pubblicamente il blocco del proprio account senza ricevere assistenza e spiegazioni adeguate: la decisione unilaterale presa da Stripe ha determinato una perdita in donazioni ricorrenti con carta di credito che da giugno 2022 ad oggi supera i 120mila euro, senza contare la quota delle donazioni una tantum.

“Dal 2020 ci siamo affidati a Stripe per processare le donazioni tramite carte. In seguito alla richiesta del servizio clienti di ulteriori informazioni sulle nostre attività nel Nord Ovest della Siria, dove abbiamo avviato una scuola per bambini sfollati dalle bombe di Assad e della Russia, abbiamo inviato tutta la documentazione richiesta”, si legge nella lettera.

Nonostante questo, “Stripe non ci ha più risposto e poco tempo dopo ha deciso di bloccare il nostro account e chiudere unilateralmente il contratto, senza fornire chiare spiegazioni sui motivi, né la possibilità di avere un confronto diretto ed esaustivo per capire la problematica ed eventualmente risolverla.”

Il caso solleva interrogativi più ampi intorno alle conseguenze dell’innovazione digitale. “In una società dove la tecnologia avanza a una velocità superiore rispetto alla capacità di governi e istituzioni di regolamentare l’uso, per quanto ancora individui e organizzazioni dovranno sottostare a termini unilaterali, rischiando costantemente di avere il proprio account sospeso senza saperne le motivazioni e senza poter fare appello?”

Per Still I Rise, il blocco dell’account rischia di pregiudicare il proseguimento delle attività umanitarie portate avanti a beneficio di bambini vulnerabili, senza che l’organizzazione abbia avuto alcuna possibilità di ricevere adeguata assistenza.

La lettera si chiude con l’auspicio che questa esperienza possa diventare per Patrick Collison e Stripe “uno spunto di riflessione utile a riconsiderare la struttura della sua azienda e il rapporto con i propri clienti”.

Per leggere il testo completo della lettera: 

https://www.stillirisengo.org/it/iniziative/letterapertastripe/