In occasione dello Sciopero nazionale contro la guerra promosso dai Sindacati di Base il 20 maggio è arrivata a Trieste Sibylle Hoffmann di Ziviler Hafen Amburgo, che ha tenuto una conferenza presso il Knulp di via Madonna del Mare presentata da Alessandro Capuzzo di The Weapon Watch sul gemellaggio di pace fra Amburgo e Trieste.

La collaborazione fra attivisti italiani e tedeschi, trae origine da iniziative comuni intraprese contro i traffici di armi nei rispettivi porti, e si estende alla prossima raccolta firme per un Referendum che dichiari la città anseatica Porto di Pace, come da previsione Statutaria; nonchè alla concreta esigibilità dello status Disarmato e Neutrale di Trieste, inscritto nel Diritto internazionale.

L’iniziativa si è aperta col saluto di Solidarietà agli scioperanti Italiani contro la guerra del’Iniziativa Popolare contro i trasporti di armamenti attraverso il porto di Amburgo (Volksinitiative gegen Rüstungsexporte) che sostiene le richieste contro l’aumento della spesa militare e per l’aumento della spesa sociale, e si augura il successo dello sciopero il cui slogan “Insieme contro la guerra”, è lo stesso della lotta per un porto civile (Ziviler-Hafen, appunto) ad Amburgo.

Sibylle Hoffmann ha illustrato le modalità per la realizzazione del Referendum, effettivamente praticabile ad Amburgo, il cui secondo step inizia con la raccolta di 65.000 firme il 29 agosto per tre settimane. Mentre lo status di Neutralità triestino, pur definito dal Trattato di Pace del 1947 e ratificato dal Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite, nonché dal Parlamento Italiano non viene a tuttoggi praticato.

Fra le due città si sta delineando una strategia, che da una parte si concentra sulla collaborazione con alcuni pacifisti tedeschi azionisti di “Hamburger Hafen und Logistik AG – HHLA”, grande azienda portuale amburghese concessionaria della Piattaforma Logistica nel porto di Trieste; e sull’appoggio al Referendum amburghese.

Mentre l’Iniziativa popolare Volksiniative gegen Rüstungsexporte sostiene il movimento disarmista, a Trieste e nel mondo. Primo risultato della comune attività è stato l’aiuto fornito per la partecipazione all’Assemblea azionaria di HHLA, dalla Dachverband der Kritischen Aktionärinnen und Aktionäre (Associazione degli Azioniste e Azionisti Critici) che ha presentato le domande dei pacifisti alla Direzione dell’azienda.

Rispondendo alle domande rivolte, la Direzione di HHLA ha avuto una caduta di stile affermando che “Le armi non sono merci automaticamente pericolose” (Rüstungsgüter sind nicht automatisch Gefahrgüter). Ed ha palesato un errore sulla responsabilità dei vettori, che sono sempre a conoscenza della tipologia di merce trasportata per poter prendere le misure adeguate alla movimentazione, in relazione alla pericolosità del carico.

Inoltre, per tutte le merci di tipologia militare dirette verso Paesi “a rischio”, il vettore deve dare comunicazione previa alle Autorità portuali e doganali del porto di transito. Riguardo allo scalo triestino, la legge italiana 185/90 e il Trattato Internazionale sulle Armi Convenzionali vietano non solo l’esportazione, ma anche il transito e il trasbordo delle merci militari verso Paesi a rischio bellico, o che violino gravemente i Diritti umani.

Dopo l’intervento americano volto a bloccare la Via della Seta, concordata fra i Governi italiano e cinese, la Tedesca HHLA è sopravvenuta nella gestione della Piattaforma Logistica Triestina in porto. L’azienda è di proprietà per circa due terzi della Città di Amburgo. Uno dei terminal amburghesi di HHLA è posseduto per un terzo da società Cinesi. HHLA è proprietaria di terminal anche a Tallinn in Estonia e Odessa in Ucraina.

Sarà interessante verificare le risposte alle domande che gli azionisti e operatori di Pace di Amburgo e Trieste porranno all’azienda, nella prossima Assemblea.